"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

30 maggio 2011

salicornication

 
Oh là. L'oggetto del desiderio di un intero anno, finalmente trovato. E senza neppure cercarlo. Metafora di un fine settimana memorabile sotto tanti punti di vista.
Carino carino carino. 
Tanta acqua prima ma musica e sole e parole poi.
E incontri fortuiti ma di ottimo auspicio.
E cortili aperti, e aria frizzante e una storta devastante al piede sinistro. 
Ma vabbè, mica si può avere tutto.
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La salicornia è una succulenta, botanicamente parlando. Ha queste "foglie" cicciotte e piene d'acqua salata. Nasce nelle paludi costiere, pare. Come il fico degli Ottentotti, per dire. O il finocchio marino. A me le succulente son sempre state simpatiche,lo confesso. Se poi fanno anche bene, meglio.
La salicornia contiene numerosi acidi organici, vitamina C e del gruppo B, sali minerali, in particolare ossalati, sali di Iodio e Bromo, mucillagini e pectine.
Sono indicate proprietà depurative, rinfrescanti e antiscorbutiche (che per me sono un toccasana - ;-)).
Però questa salicornia mica si trova con facilità. Sabato al mercato di Piazza 24 Maggio, dal pescivendolo-che-vuol-fare-il simpatico ce n'era una intera cassetta.
La chiamava asparago di mare, ma era lei, indubbiamente.
Portato a casa il cartoccetto, sbianchito per due minuti in acqua non salata, l'ho accompagnato a patate lessate con la buccia e calamaro alla griglia.
Il tutto condito con una emulsione di olio, limone succo e buccia tritata, poco sale, pepe e cordiandolo fresco.
L'avanzo è stato l'apertivo pre-Travaglio.
E tutto il resto in discesa, hopefully.
 (PoveraPazza)
arcobaleno DURANTE la tempesta


a ficcanasare a casa d'altri

27 maggio 2011

catafottuto senza glutine

Non ho tanto tempo oggi per raccontare le solite stupidate introduttive.
Però mi preme lasciarvi questa piccola ricetta, un classico per tutte le stagioni ma ottima per i pranzi estivi, servita tiepida o fredda. La particolarità di questo, che lo rende ancora più leggero, è l'uso della farina di riso e dello yogurt invece della panna.
Come sempre nei catafottuti (hysterialanguage per clafoutis) si può usare qualunque verdura, ma io avevo numero 4 zucchine biologiche belle belle. Due le ho usate per questo piatto e le altre due, insieme a un peperone giallo e a una mattonella di tofu fumè, per una buona insalata di quinoa profumata al mio coriandolo del terrazzo.

Presto presto che devo scappare (per finire presto e precipitarmi al concerto arancio di stasera):
2 zucchine medie
1 piccolo cipollotto
2 belle cucchiaiate di formaggio grattugiato (io ragusano)
2 uova bio
2 cuchiaiate di yougurt greco
50 ml di latte
50 gr di farina di riso
1 cucchiaino di lievito per torte salate
1 mazzetto di erbe tritate (io tutte quelle che ho trovato in terrazza..)
sale, pepe, olio d'oliva
2 grappolini di pomodorini ben maturi
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Nel forno a 160° cominciare a fare appassire i pomodorini, con un pochino di sale e una lacrima d'olio.
Preparare il clafoutis.
Tagliare a rondelline le zucchine e tritare il cipollotto. Fare appassire quest'ultimo in una padellina senza fargli prendere colore. Aggiungere le zucchine e cuocere per 5 minuti, in modo che siano appena tenere ma non cotte. Salare e lasciare da parte.
In una ciotola battere le uova, aggiungere lo yogurt, il latte,le erbe,  poco per volta la farina e da ultimo il lievito.
In una piccola pirofila fare uno strato con le zucchine, coprire con la pastella preparate.
Finire con i grappoli di pomodorini - quasi - confit (che saranno del-tutto-confit a termine cottura).
Cuocere per una ventina di munuti in forno a 180° o fino a quando il clafoutis sar dorato.
 Lasciare intiepidire e gustare. Buono a tutte l'ore.
(PoveraPazza)

25 maggio 2011

scuse

Solo due righe per scusarmi. Blogger sono giorni che non mi fa commentare: nè i miei propri post nè quelli di altri blog.
Se voi riuscite e vi fa piacere dite pure la vostra. Prima o poi la censura finirà, spero.

edamame in forma di crema


Alzi la mano chi sa cosa sono gli edamame. Tutte? Vabbè ma non vale però. Io prima di vederli surgelati manco avevo idea che fossero i fagioli di soia novelli. Labna  per la verità ce ne aveva già parlato più volte, ma io sono anzianissima e dimentico dove leggo le cose. Soprattutto dimentico di averle lette e millanto una profonda conoscenza di argomenti che, evidentemente, mi si infondono durante il sonno.
Fatto si è che questi edamame me li son comprati e messi in freezer in attesa di miglior fortuna.
Il momento è venuto con la preparazione di una crema verdolina e primaverile, abbinata agli asparagi.
Buona tiepida o fredda. Ma davvero buona.
Le varianti possibili sono ovviamente infinite.
Io ho usato:

450 gr di edamame già sgusciati e surgelati
20 asparagi mondati
1 piccolo cipollotto fresco
2 patate novelle
1 cucchiaio di fumet breton (misto di alghe)
1 pezzo di alga kombu
1 manciata di gamberi
la scorza di mezzo limone tritata
coriandolo fresco
sale pepe olio d'oliva

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In una pentola capace far appassire in un filo d'olio il cipollotto tritato grossolanamente senza fargli prendere colore. Aggiungere le patate tagliate a dadini.
Tenere da parte qualche fagiolo per la decorazione successiva
Dopo qualche minuto aggiungere gli asparagi  a pezzi.
A parte preparare un brodo con le alghe miste e la kombu.
Coprire a filo la verdura e lasciare sobbollire fino a che non sia tenera.
Passare al frullatore a immersione( anche la kombu a pezzi), aggiustare di sale e pepe e lasciare intiepidire.
Saltare anche i gamberi (meglio sgusciarli, ovviamente, ma in un attacco di pigritudine io non l'ho fatto).
Sbianchire gli edamame lasciati da parte.
Tritare il coriandolo.
Comporre le ciotole: crema + gamberi + edamame + coriandolo tritato + buccia di limone.
Servire con pane croccante o anche così. Per me è stato un pranzo, ma può naturalmente essere sia antipasto jap-style o primo piatto nostrano per una cena.
Questa ricetta è verde. La prossima settimana tutto sarà arancio. Comunque.

(PoveraPazza)

23 maggio 2011

fresa, chocolate y hierbabuena

 Ieri sera sono rimasta bloccata a Milano per un misterioso (e ignoto ai più) sciopero delle ferrovie. Stamattina mi sono alzata alle sei per tornare a casa. Sono fiaccata dal caldo estivo.
Mi merito un dessert. Ecco.
Ma veloce. Ma leggero. Magari ad alcuni non parrà neppure un dessert, per dire come mi accontento di poco.
Guardando nel frigo, mi son ricordata di un delizioso filmino cubano di tanti tanti anni fa:
Fresa Y chocolate. La hierbabuena sta in terrazza, pronta all'uso.
 Si possono persino elaborare più versioni. E tutto questo in, diciamo, dieci minuti.
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500 gr di fragole
1 limone
100 gr di zucchero
300 ml di acqua
1 rametto di menta fresca
cioccolato fondente
150 gr di yogurt greco
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Preparare uno sciroppo con zucchero, acqua e succo di limone.
Tuffarci le fragole ben lavate e tagliate a quarti se grandi, oppure a metà.
Lasciare sobbollire per quattro minuti. Spegnere e lasciare intiepidire.
In ogni bicchierino fare uno strato di yogurt greco, nature, e completare con le fragole.
Il topping può essere cioccolato fondente a scaglie oppure hierbabuena, mentuccia o entrambi, se vi sentite in vena di gozzoviglie a poche calorie.

Non vorrei esagerare con i peccati di gola. Il prossimo post, zuppa jap.

PoveraPazza

20 maggio 2011

mussillò en sarcophage per wine and the city

Siamo ormai giunti quasi alla fine di Wine & the City, quattro giorni dedicati alla cultura del buon bere a Napoli,  una delle città più struggenti al mondo.
Il coro che è Hysteria Lane a Napoli in parte vive, in parte ci è nato, in parte la ama da lontano di un amore rabbioso.
Ringraziamo Lydia, vulcanica (!) madrina della staffetta web che ha affiancato la manifestazione, per essersi fidata delle nostre voci sgangherate.
Il prossimo anno organizzeremo un blog-torpedone che ci porti dove i bicchieri si riempiono.


Veniamo alla ricetta, un piatto babettian-partenopeo.
Si tratta di cartocci di mussillo con cipolle caramellate e salsa di friarielli.

La numerologia degli ingredienti basici è il tre (baccalà, cipolla, friarielli).
Due degli ingredienti li portavo già declinati nella mia genetica veneta,nelle forme flesse del baccalà alla vicentina, mantecato, delle sarde in saòr e del fegato alla veneziana. Il friariello giaceva invece ancora tra le entità mitiche, insieme alla mela annurca, trascolorando confuso nelle nebbie padane delle evocazioni mitiche di Geppino.
 
Del baccalà servirà la parte più nobile, il mussillo, dissalato e "spugnato" a dovere.
La preparazione tutta si concentra nelle cipolle, a partire da un chilogrammo di cipolle rosse (di Tropea), mezzo bicchiere di aceto (meglio se di mele) e due cucchiai di zucchero.

La cipolla va sottilmente e mestamente affettata e non so indicarvi nessun rito che trattenga dallo spargere lacrime salate. Come nei polpettoni romantici dove i casi narrati sono pretesto per iniziare e i casi propri sono la motivazione per pompare dalle sacche lacrimali come da pozzi artesiani. E qui, oggi, anche in assenza di casi personali avremmo molti casi collettivi per cui dolerci in lacrime. E non basterebbe affettare tutte le cipolle di Calabria.

 
Le cipolle devono appassire per dieci minuti in un tegame con un velo d'olio senza che soffriggano o brucino. Si richiede a quel punto l'aggiunta di metà dell'aceto, continuando la cottura a fiamma bassa per almeno venti o trenta minuti, a tegame coperto.
E' ora la volta del caramello, preparato con due cucchiai di zucchero e uno d'acqua, che vuol essere versato, appena è biondo, nelle cipolle, e amalgamato con l'aggiunta della parte rimanente dell'aceto. Una presa di sale.
La cottura coperta riprende per almeno dieci minuti. Raggiunta l'ora è possibile spegnere e far riposare.

La pasta phyllo per il sarcofago. Se la trovate. Io devo confessare che ho qualche difficoltà e chiamo a raccolta i lettori partenopei per suggerimenti georeferenziati.  Chi abbia le mie stesse difficoltà si accontenti della pasta sfoglia. Nel caso abbiate la phyllo, spennellatela generosamente di burro fuso prima di procedere a riempimento e chiusura del sarcofago.
Le dimensioni sceglietele voi in funzione della portata (antipasto o secondo piatto). PoveraPazza, che ha respirato nebbie e smog milanesi, accompagnata all'auricolare dalle anoressiche canzoni di Cristina Donà, suggerisce microporzioni, fedele all'inversa proporzionalità tra la superficie del piatto e il calibro dell'alimento. Io che invece ho corretto le arie campagnole con le diossine da combustione partenopee e flegree, suggerisco volumi generosi.
Una porzione un sarcofago.
Alla base della sfoglia un cucchiaio di cipolla caramellata sulla quale trova riposo un trancio (crudo, pelle e spine assenti) di mussillo.
Chiusi i sarcofagi con l'arte che a ciascuno arride si inforni per venti-trenta minuti (a seconda della dimensione).
Per la salsa coreografica, foglie di friarielli scottate in acqua bollente e frullate con sale e olio, a correggere con una nota amara la dolcezza dell'involto.
PoveraPazza che è un’artista la depone con  pennello e rapida movenza sul fondo del piatto memore ancora delle lezioni di pittura calligrafica e della gestualità della decorazione raku.
Il vino scelto da Tommaso Luongo, Delegato AIS di Napoli è: Le Sèrole Pallagrello Bianco 2009 Terre del Principe.
Per l'occasione speciale il post è un lavoro collettivo: tutti gli isterici hanno collaborato con parole, musica, omissioni, ricordi e immagini.

18 maggio 2011

alfabeto alimentare - H come Harissa

 
Siamo ad un punto cruciale dell'alfabeto alimentare. Lettere di raro uso nella lingua italiana, al più mute. 
H K J e che saranno mai?
Alimenti di nostro comune uso che iniziassero per H non ne abbiamo trovati. 
Ma di familiarità con la cucina dei popoli fratelli, che guardano lo stesso mare,  ne abbiamo un bel pò, ormai. 
E allora Harissa! 
Elemento cardine della cucina tunisina è una meravigliosa pasta aromatica, piccante ma non troppo, speziata il giusto. Si può aggiungere a piatti di carne e pesce, in stufati di verdura, nel couscous. Di solito la compro già fatta, ma dopo aver provato questa, autoprodotta, penso che non ci sarà più partita.
Ancora una volta Yotam Ottolenghi e Sami Tamimi   mi son venuti in aiuto (e non mi stancherò di dirlo, i loro sono libri fondamentali, sul serio) con ricetta, idee e atmosfera. 
Che Francesco sappia che durante la mia famigerata gita a Londra si dovrà pellegrinare fino a uno degli Ottolenghi. For sure.
qui qui altri esempi della loro cucina.

In questa ricetta l'harissa è usata come ingrediente base di una marinata per il pollo, corretta solo da pochissimo yogurt, ad ammorbidire.
Per celebrare il vento che cambia, una ricetta di carne in un blog che ne è quasi completamente privo.Marchiamo la differenza con il prima, fosse solo per un giorno. E anche alcuni ospiti del giovedì sono stati convocati, eccezionalmente, di lunedì.

Per l'harissa:

15 maggio 2011

torta, torta delle mie brame

 
 Ho camminato in questi giorni. Nei boschi, sui sentieri, per le strade.
Camminare è il paradosso che vuota la mente ma stimola i pensieri.
Oggi il cammino mi ha portata, mio malgrado, in un luogo dove ora si trova una persona che mi è stata molto cara. Mi ci ha portata oggi, 15 maggio, che sono vent'anni esatti che quella persona non c'è più. E non lo ricordavo, davvero. E là non ci vado mai. Mai.
Lo racconto anche se non ha alcuna attinenza con la ricetta, perchè io sono anche questa qua. E non penso ad altro da questo pomeriggio.

 Della torta devo raccontare, era nel mirino fin da febbraio, quando SK l'ha pubblicata, con il vezzoso nome di piña colada cake. L'occasione oggi l'ha offerta una merenda post passeggiata e la prova del nuovo e opulento impastatore che campeggia in cucina.
Non che mi servisse un impastatore, per carità. Però lo volevo. Ecco.
Questa, con ananas e un'idea di cocco, è torta semplice ma giustamente umida, ottima per la merenda e perfetta con un succo, che oggi il tè non mi andava di prepararlo.


 

Per la torta:

250 gr di farina 00
1/2 bustina di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di sale
120 gr di burro, ammorbidito
1/2 tazza di zucchero di canna
1 cucchiaio di rum
2 uova
1 piccola lattina (125ml) di latte di cocco
1/2 tazza di ananas fresco, tritato finemente
2 cucchiai di succo d'ananas per spennellare

Per la glassa:

120 gr di zucchero a velo
1 presa di sale
da 2 a 3 cucchiai di succo d'ananas

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Accendere il forno e portarlo a 180°.
Coprire il fondo di una tortiera a cerchio mobile con un disco di carta da forno.
Mescolare gli ingredienti secchi: farina, lievito e sale.
Finalmente far entrare in scena l'impastatore elettrico e azionarlo con soddisfazione, fruste montate, per mescolare burro morbido e zucchero fino a che non sia una crema. Aggiungere un uovo per volta e poi il rum. Aggiungere anche il latte di cocco. A questo punto la miscela sarà disaggregata e bruttina, ma andate avanti con fiducia.
Aggiungere gli ingredienti secchi, metà alla volta, senza far impastare troppo.

A mano, con un cucchiaio di legno, aggiungere l'ananas tritato.


Versare nella tortiera e livellare. Cuocere per 35-40 minuti, fino a completa doratura. Lasciare raffreddare per una decina di minuti e poi estrarre con cautela dalla tortiera (è umida!) e farla raffreddare completamente, rovesciata, su una gratella.
Volendo, prima che si raffreddi, spennellare con il succo d'ananas.
 Preparare la glassa: in una ciotola mescolare con la frusta lo zucchero e il sale con un cucchiaio e mezzo di succo d'ananas. Aggiungere solo quanto basta per ottenere una cremina densa.
Farla colare sul centro della torta e spalmarla con una spatola. Forse a me è venuta un pò pochina, ma avevo paura che fosse troppo zuccherosa e facesse tanto torta americana. Invece no, ci sta bene perchè il cake non è troppo dolce.

E poi non dite che non faccio i dolci, che in due settimane ne ho postati addirittura due.
Però l'avanzo della merenda l'ho doggybaggato agli ospiti che qui siamo a dieta.
(PoveraPazza)
C'è un ps:

Facciamo immeritatamente parte della staffetta per wine and the city, un evento legato a una città che amiamo molto e di cui si parla spesso solo in negativo, ma che è bella in modo struggente.





11 maggio 2011

asparagi con shortbread al pecorino, e le nuvole

Stasera son triste e non ho voglia di condire il discorso più di tanto.
Capita. Quando ero piccina il mio papà mi diceva: ti è passata una nuvola davanti al sole. Forse anche oggi ne è passata qualcuna. Però, poi, vanno.
Sempre tratto dal vegetariano coltivato, e appena appena modificato, ecco a voi un modo diverso di mangiare gli asparagi. Siccome me ne hanno regalati numero 3 mazzi e, nell'ordine:
- li ho serviti in una carbonara vegetale
- li ho cotti a vapore e poi mangiati così come stavano
- ne ho fatto risotto
ero alla ricerca di un classico (asparagi-uova-formaggio) ma appena rielaborato.

Per 4 persone come piatto principale, o per otto come antipasto:

- 24 asparagi, tagliati nel punto in cui si spezzano naturalmente
- cimette di crescione (il mio aveva anche i fiorellini) o rucola (che son della stessa famiglia)
- scaglie di pecorino per guarnire

Dressing:
1 tuorlo d'uovo, 2 cucchiai di zucchero, 1 cucchiaino di senape, 30 ml di aceto di vino bianco,
il succo di mezzo limone, sale e pepe, 150 ml di olio extravergine, 1 cucchiaio di dragoncello tritato (io ho usato la rigogliosa santoreggia del terrazzo)

Shortbread:

175 gr di farina 00 (io metà farina e metà semola)
100 gr di burro freddo a cubetti
65 gr di pecorino grattugiato
sale pepe
1 tuorlo d'uovo - pochissima acqua, se serve

Ah, ho dimenticato di comunicare urbi et orbi che ho l'impastatore nuovo. Non quello rosso che volevo tanto ma quello grigio che si intona meglio con la mia cucina aitec (e con il mio conto corrente).

Preparare il condimento: mettere nello sbattitore tuorlo, limone, aceto, sale, pepe e avviare. A filo aggiungere l'olio. Non verrà una maionese, ma una salsina come quelle dell'ikea, per capirsi. A macchina spenta aggiungere l'erbetta tritata. Mettere da parte.

Per gli shortbread: impastare farina, burro freddo e una presa di sale fino ad ottenere uno sbriciolame come quello dei crumble. Aggiungere il formaggio e da ultimo il tuorlo. Se risultasse troppo secco unire pochissima acqua (due cucchiai, non di più).
Stendere la pasta su una superficie infarinata o sul tappetino di silicone. Tagliare nella forma desiderata. Stasera che pungo ho scelto il triangolo. Ne verranno almeno 16.
Preriscaldare il forno a 160 se ventilato o a 180 se normale.
Cuocere i biscotti per 8-10 minuti o fino a che non saranno dorati ma non duri come sassi.

Nel frattempo cuocere a vapore gli asparagi per 8 minuti. Devono risultare al dente.
Trasferirli in una ciotola con il crescione e condirli con la salsa preparata


Servire gli asparagi con 4 shortbread a testa, scaglie di pecorino e pepe macinato al momento.


(PoveraPazza) che è corsa a correggere i refusi, acc..

8 maggio 2011

gazpacho bianco





 

Un gazpacho bianco è una contraddizione in termini. Il pomodoro non è bianco, non lo diventerà mai, neanche nei sogni transgenici di qualche scienziato pazzo.
Al più si farà acquetta trasparente e pomdorosa, ma bianco proprio no.
Ma si potrà definire gazpacho una cosa da mangiare con il cucchiaio, fresca, senza pomodoro? Chissà, io mi sono incuriosita e ho provato.
La favola del white gazpacho me l'ha raccontata uno dei miei ultimi libri di cucina vegetariana (ormai sono n, con n che tende a infinito). Fa parte del cargo amazzonico arrivato fresco fresco la scorsa settimana.
The seasoned vegetarian,  che già dal titolo mi era simpatico. Coltivato, sofisticato, esperto. Ma anche condito. Carino. Era pure in offerta. Comprato.

 Per quattro persone:
250 gr di mandorle pelate (ecco da dove viene tutto quel bianco!!!)
500 ml di acqua fredda
75 gr di pane bianco, morbido, privato della crosta
2 spicchi d'aglio (io 1)
50 ml di olio e.v.o.
50 ml di aceto di mele
sale, pepe
uvetta per guarnire (ma a me non andava e non ce la misi)
-
Mettere le mandorle (senza mangiarne due manciate come ho fatto io) nel robot da cucina, e ridurle in farina. Aggiungere poca acqua e avviare il motore per produrre una pasta liscia.
Aggiungere il pane e l'aglio e continuare a tritare.
A questo punto unire il resto dell'acqua ( sempre con il robot a fare da palo, cioè con il motore acceso) e poi l'olio.

Da ultimo unire aceto, sale e pepe.

Trasferire in frigo e lasciare raffreddare bene prima di servire, con qualche goccio d'olio e il pepe che piace, che tanto lo so che c'è un favorito nella vostra collezione pepifera casalinga.


Ho già in cantiere un'altra ricetta del librino. Prevedo diventerà un favorito sempreverde come i cipressi.
(PoveraPazza)



6 maggio 2011

la settimana della Persia

 Premessa: il mangiarino è tutt'altro che fotogenico, neanche dopo estenuanti passaggi di iphoto e sbiancamenti e dosaggi di saturazione e flebo zuccherine è diventato presentabile.
Siamo qui tra amici, però. E lui è buono e mi piace dargli una chance.
"Lui" è un semplice stufato di verdura a foglia larga: spinaci, bieta (come nel mio caso), mescolato a frutta secca e a un'idea di spezia.Viene dalla Persia, è cugino della zuppa di Francesco.
Da servire, in luogo del brodo di tartaruga, ad una cena frugale e sana, di quelle, direbbe il ViPe, che consumano i Battenti per purificarsi prima dei riti della Settimana Santa.

Per quattro persone:

500 gr di spinacini o bieta da taglio
1 spicchio d'aglio intero
2 cipollotti novelli
due pomodori freschi o pomodori pelati a pezzi di buona qualità (io, questi)
10 prugne secche ammollate in acqua calda e poi strizzate
1 cucchiaino di zucchero di canna
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 cucchiaio di pinoli tostati
olio, sale, pepe
__

Appassire a fuoco dolce il cipollotto con l'aglio.
Aggiungere la verdura e cuocere per 3-4 minuti appena.
Unire pomodori, prugne, zucchero, coriandolo, sale e pepe. Mescolare e stufare per una decina di minuti.
Aggiungere i pinoli tostati e servire con del semplice basmati.

Paiono sapori un pò cos', invece a noi è piaciuto molto.

(PoveraPazza)

3 maggio 2011

Francesco e la zuppa iraniana



Questo è un post difficile.
Ha a che fare con belle sensazioni, conversazioni intelligenti, racconti di vita e passioni.
E poi, sì, anche e non marginalmente, con il cibo.
E' un post difficile perchè mi piacerebbe rendere giustizia a una giornata perfetta.
Francesco è uno di quegli incontri fortunati che ogni tanto capitano, una persona speciale e dai mille talenti. Ora sta a Londra, con la sua famiglia.
Da lì, lui e Cristiana, raccontano a noi non espatriati cosa capita fuori dai confini, raccontano le loro strade, gli incontri, i progetti. Ma anche la loro casa, i libri, gli amici, i ristoranti, i film.
Scrivono un bel blog,Calling at London.
Cucinano energie e relazioni, fanno girare idee.
Durante un tour italo-familiare, Francesco mi ha regalato un pò del suo tempo, una enorme confezione di za'atar, le spezie per il tandoori, dei fighissimi cookies di Fortnum & Mason e una ricetta.
Una deliziosa zuppa iraniana, di quando l'Iran era Persia, che gli ha insegnato La Maria.
Mi ha raccontato che nella cucina mediorientale le dosi vengono date per commensale, basta moltiplicare.
Dunque, per ciascun commensale:

- 1 cipolla bianca
- 1+1 uovo
- 1 tazza di brodo vegetale, di agnello o semplicemente, di acqua
- 1 cucchiaio di farina per addensare
- curcuma in polvere
- menta secca a foglia intera, se possibile
- olio, sale, pepe
- pane carasau per servire
--
Affettare sottilmente la cipolla, farla appassire in poco olio senza farle prendere colore e cuocerla a fuoco dolce fino a quando sarà trasparente. Aggiungere brodo per non far colorire.
Aggiungere poi la curcuma e un uovo sbattuto. Cuocere per almeno venti minuti.
Se la zuppa risultasse troppo liquida, addensare con un cucchiaio di farina, ben stemperato.
Spezzare la menta e aggiungerla alla zuppa.
Aggiustare di sale e pepe.
A questo punto, con attenzione, sgusciare l'uovo rimanente (magari aiutandosi con una ciotolina) e farlo cadere nella zuppa calda, e lasciarlo rapprendere per almeno dieci minuti.
Se i commensali sono parecchi la bravura del cuoco sta nel tenere le uova separate, visto che ne toccherà uno a testa.
Servire in ciotole individuali, accompagnata da pane carasau.
E' sorprendente. Davvero buona e digeribile e nutriente e aromatica e confortevole.

Resterà, per me, indissolubilmente legata a quel momento, a quel pranzo, ai discorsi appassionati e commossi sulla Palestina e Nablus, al profumo dell'agnello marinato nel tè verde che cuoceva in forno, a una finestra socchiusa su un mondo che mi piacerebbe conoscere.
Fuori, non le mie montagne, ma la polvere del wadi, i limoni che maturano, i cieli azzurri, il check point, il muro.
Lontano, gli spari.

Francesco è invitato a correggere il mio approssimativo ricordo della sua creazione.
Ma soprattutto è invitato, se vuole, a dare un senso a un progetto che per ora ha solo un nome: cibArti. Ci penso, ci penso da tanto, ma ho bisogno di una miccia.
(PoveraPazza)



Mi è spiaciuto non ci fosse Cristiana, spero ci saranno altri luoghi e altre cucine.
E ringrazio Al, che invece c'era, per la sua inesauribile curiosità e le sue buone maniere ;-).

1 maggio 2011

cake di zucchine con erbe brinate e tanti auguri

 Per il suo secondo compleanno l'Orto di Michelle , un blogghino fashion-orticolo molto molto sofisticato e che ci piace da pazzi, chiede di portare un dolce. L'ingrediente principale deve essere un ortaggio. Pronti, via. Invito raccolto, dolce prodotto, foto fatta.
Niente di troppo avventuroso, per carità. Un cake dolce di zucchine, facile facile.
Serviranno, a occhio:
- 3 zucchine medie
- 2  uova
- un pizzico di sale
- 1/2 tazza di zucchero di canna
- 1 tazza di farina
- 5 cucchiai di burro
- 1 bustina di lievito per dolci
- buccia grattugiata di un limone
- 5 cm di zenzero sbucciato e grattugiato
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Cuocere a vapore le zucchine lasciandole al dente.
Nel mixer passare le zucchine a cubetti, la farina, lo zucchero, i tuorli e il burro.
Alla massa aggiungere lievito, un pizzico di sale, limone e gli albumi montati a neve.
Trasferire il tutto in una tortiera di 22 cmdi diametro imburrata o in uno stampo per cake.
Cuocere in forno a 180° per 40-45minuti.
Lasciare raffreddare e guarnire con erbe fresche (salvia ananas, issopo, santoreggia, timo limone) spennellate con un albume battuto e passate nello zucchero semolato.
Le erbe zuccherate sono sorprendenti. Avendoli, anche fiori di acacia ci starebbero a meraviglia.

 Secoli fa facevo i muffin con le zucchine, ma ora i muffin li trovo stuffosi e non mi vanno mica più..
 (PoveraPazza)