"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

28 novembre 2011

1555 grazie


Il totem di Ludo

La cliente più: generosa e bellissima

Venghino siore venghino: no siam qui per vendere ma per regalare!
Benny- Labna e i suoi alberini


Michele, spingimi il basilico..

E le spagnole
la scienza prestata alla cucina

tre al prezzo di una

un marketing expert ci serviva full-time
charme

Embrione di biscotto
Le biscottatrici ambulanti ringraziano tutti coloro che sono passati a salutare, che hanno mandato messaggi, che hanno passato la voce. Siamo contente, giornate così si fanno ricordare.
 Lydia, Simona, Diletta , Rebecca, Elisa e la Daniela sono molto più ricche, da domenica.

25 novembre 2011

SAVE THE DATE!!!!! rosso, ma non rosso rosso. più un carminio, un borgogna, un cardinale, un porpora.

 

Vi ho fregati, vi ho fregati! Credevate di trovare la ricetta della vellutata di barbabietola.
E invece vi tocca un gran bel SAVE THE DATE!
La data è DOMENICA 28, il luogo è MILANO, Naviglio Grande, l'orario dalle 9(e 30) alle 18 (salvo esaurimento scorte).
E che accade Domenica? Una cellula di foodblogger e affini vi aspetta con una piccola vendita di decorazioni natalizie e oggetti fatti a mano per aiutare i ragazzi della Casa Famiglia di Borghetto Vara (SP), rimasti senza nulla dopo l'alluvione del 25 ottobre.

Ne ho già parlato qui dunque non mi dilungo oltre. Qui si scrive di noi, si parla di noi alla radio. Speriamo di essere all'altezza di tanta fiducia. Da parte nostra possiamo dire che ci siamo molto divertite a "organizzare" questo evento, davvero alla velocità dei neutrini (povera luce, spodestata così, senza un vero perchè) e che vi aspettiamo numerosi. Facciamo due chiacchiere, ci beviamo una roba calda e, magari, facciamo un pò di bene.

Però ora vi meritate la ricetta.

Faccio outing: odio le barbabietole. Ho sempre creduto di odiarle, fino a un paio di settimane fa le evitavo con grande soddisfazione reciproca. E poi sono stata a Londra e ho mangiato la crema di barbabietola del Fra. Quell'uomo è una continua fonte di ispirazione. Qualche volta anche di preoccupazione,ma questa è storia diversa. Insomma, ho mangiato questa crema ed era BUONISSIMA. 
Qui è la ricetta del nostro , nelle sue esatte parole:

sbucciare e tagliare grossolanamente un kilo di bietole, in barba alla precisione, scottarle con olio di oliva, rosmarino e semi di coriandolo, bruciatesi quasi affumarle con del cointreau, in mancanza il succo di un'arancia. A parte fare bollire qb di brodo di verdure con 2 patate di media grandezza sedano intero cipolla un paio di porri una carota un pezzo di zucca e o una manciatina di lenticchie rosse. Appena sobbolle introdurre le bietole. Deve ripetersi l'effetto anguille in bacile come per la zuppa di carote. Lasciare andare a fuoco lento. Preparare una salsa con yoghurt. Servire in ciotole piccole con yoghurt, un filo di olio d'oliva, saltare delle fette di pane nell'olio dove scottasti le bietole.



Dimenticatami del Cointreau e del succo d'arancia ho preparato,  per dare acidità alla crema, una salsina con yogurt greco colato, succo e buccia di mezzo limone, sale e un filo d'olio.
Il pane non l'ho fritto (anatema!) ma l'ho tostato in forno e già che c'ero ho tostato pure una manciata di mandorle a lamelle.
Voilà. Anche il Ga, altro odiatore di barbabietole, è stato convertito.

Murder, she cooked (©ilFra)
 (PoveraPazza) si scusa per la qualità più amatoriale del solito delle foto. Macchina scarica, rimediato con iphone. Pietà.

21 novembre 2011

laksa alla zucca

Festeggio il nostro duecentesimo post con tutti i bimbi della casa famiglia di Rocchetta Vara (SP).
Vi ho già parlato qualche giorno fa delle storie di Liguria  a cui, insieme ad uno straordinario gruppo di vecchie e nuove amiche, sto cercando di dare una fine lieta.
Da film americano che allarga il cuore.

Ai bimbi di solito le zuppe non piacciono, magari apprezzeranno questa, verdurosa ma inconsueta ed esotica.

Si chiama laksa, viene dalla Malesia, è aromatica e piccante il giusto, addolcita dal latte di cocco. La si può trovare con verdure sole, oppure con pesce e carne. La versione che ho cucinato per il pranzo di domenica è vegetariana. Ci potevano stare anche due gamberi sgusciati e un calamaro a vapore, però.

Per quattro persone:

600 gr di zucca mondata e tagliata a grossi pezzi
250 gr di pomodorini ciliegia
5 cm di zenzero
5 peperoncini piccanti freschi (o altrettanti secchi)
5 foglie di kaffir lime (io le trovo solo secche)
2 gambi di lemongrass, carnosi
2 spicchi d'aglio
1 grossa manciata di foglie di menta
un mazzetto di coriandolo, compresi i gambi
400 ml di latte di cocco
500 ml di brodo vegetale
il succo di mezzo limone o di un lime intero
2 cucchiai di salsa di pesce thai
120 gr di vermicelli di grano tenero

18 novembre 2011

torrette di zucca e seirass

Signore e signori, ecco a voi il primo blog di cucina senza ricette! Da qualche tempo a questa parte, per ragioni diverse, qui si cucina poco.
Si parla di gente che guarda l'Arte, di Grandi Città, di politica, di solidarietà ma
sempre meno di cucina. Ora che ci penso mangio anche meno, è che non ho tempo di cucinare. Campo comunque, ma mi spiace non immaginare durante la giornata ciò che mi inventerò per cena. La risposta sarebbe, con ogni probabilità: insalata, zuppa di verdura, verdura cotta.
Ma stasera è venerdì : si accende il forno.
Un piatto piccolo piccolo ma bello, facile e davvero buono.
Può costituire una cena leggera oppure, dimezzando la porzione, un antipasto.

Il Seirass è una ricotta tipica piemontese (il nome deriva da siero), ancora oggi commercializzata in conetti di garza. Per farla stagionare si avvolge nel fieno fresco (seirass dal fen).

Per due persone:

500 gr di zucca mondata e senza semi
150 gr di seirass
foglioline di timo fresco
1 manciata di mandorle a lamelle
sale, pepe macinato fresco, olio d'oliva.

Tagliare la zucca a fettina sottili (mezzo cm. al massimo), poggiare le fettine su una placca ricoperta di carta da forno, spennellare la zucca con poco olio d'oliva e sale. Cuocere a 160 ° per 10-15 minuti.
Nel frattempo mescolare alla ricotta il timo, un filo d'olio d'oliva, sale e pepe.
Tostare le mandorle in forno.
Si può fare la stessa operazione con i semi  di zucca scartati (la mia l'ho comprata già pulita e non li aveva) che son buoni e hanno proprietà antiossidanti (tutte le proviamo per mantenerci giovani).
Montare le torrette aiutandosi con un coppapasta da 8 cm di diametro (5 per gli antipasti): alternare uno strato di fettine di zucca a uno di seirass fino a terminare gli ingredienti. Finire con la zucca. Cospargere di mandorle tostate e servire tiepido, con insalatina o ruchetta selvatica.
(PoveraPazza)

16 novembre 2011

storie di Liguria

Ieri sera non c'è stato verso di trovare le parole per dirlo. Blocco del blogger, stanchezza, qualche piccolo demonio che si faceva strada nei miei pensieri, chissà. 
La mia idea, ieri, era molto più articolata. Prevedeva un titolo su passioni, parole e sogni: ne scriverò magari domani.

Oggi invece vi voglio chiedere un favore, anzi due.
La Liguria è stata colpita duramente, a distanza di pochissimi giorni, dall'ira degli elementi. L'acqua, così preziosa e così rara in molte parti del mondo, ha portato distruzione e purtroppo morte a due passi da casa nostra.
La mia Liguria amata, le mie montagne che guardano il mare, ferite e umiliate. La gente asciutta e dignitosa che ho imparato a conoscere, avara di parole ma prodiga di sorrisi, deve essere aiutata.

Ci sono due storie a cui tengo, tra le tante che non conoscerò mai.
C'è la storia di Chiara, della sua passione  per la cucina e del suo ristorante sognato e aperto da soli tre mesi. Il 4 novembre, all'ora di pranzo, un ospite inatteso e non gradito si è portato via un pezzetto di vita. Roberta ha raccontato di lei sabato , Mariachiara ha creato un gruppo di persone che hanno cercato di farsi venire in mente qualche idea per aiutare Chiara. Idee piccole piccole che sono diventate subito grandi. Da Babs troverete gli aggiornamenti su ciò che si cerca, cosa si è già trovato (molto, davvero molto, per fortuna) e gli estremi per dare un contributo perchè il sogno continui.

C'è anche un'altra storia, ancora più piccola e meno visibile.  E' una storia di bambini. Diciotto bambini.
I bimbi che vivevano in due case famiglia a Rocchetta Vara, seguiti dalla cooperativa sociale Gulliver. Qualche giorno prima di Chiara, hanno perso ciò che avevano. Sono stati portati in salvo, nessuno si è fatto male ma hanno bisogno di tutto. La vita continua a non essere generosa con loro.
Nel link troverete l'elenco delle necessità più urgenti e il modo con cui è possibile mandare il proprio aiuto. 

Per ricomprare il pulmino, invece, è stato attivato questo conto corrente:

IBAN:IT30X0617549720000000546980 intestato a Cooperativa Sociale Gulliver
Banca CARIGE Ag.394
causale:alluvione Borghetto coop.sociale Gulliver

Ho pensato molto a come fare per dare una mano, con i miei pochi mezzi. 
Faremo una piccola cena di solidarietà nei prossimi giorni: se ogni amico porta un amico le possibilità si moltiplicano e le idee circolano.

Hansel e Gretel
 Passiamo la voce. Se siamo in tanti le cose succederanno. Grazie per aver letto fino a qui.

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.

"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.

E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.

(Speranza, Gianni Rodari)




11 novembre 2011

crema di sedano di Verona con fagiolo badda di Polizzi

Tempi bui sono questi. Là fuori imperversa la farsa (avrei voluto scrivere la tragedia ma non lo merita) della politica ed io, collerica ma sensibile d'animo, ho bisogno di bellezza e conforto. Ho bisogno di riconoscermi in un paese che non sento mio da troppi anni.
Un cappello filosofico per una semplice zuppa che unisce idealmente nord e sud, con una spruzzata di spezie immigrate e mangiata con un cucchiaio inglese. il cibo racconta storie, c'è sempre una ragione che ci fa preferire un piatto, un ingrediente, un sapore. 
La mia ragione, oggi, è questa.

7 novembre 2011

London Calling (to the faraway town)

 Reduce da una breve fine di settimana londinese, ospite di una deliziosa famiglia di amici.
Metto in tasca sensazioni e immagini.














(PoveraPazza)

3 novembre 2011

ho fatto la pasta (col polpo)

Niente di più normale, direte voi. Per me, invece, un avvenimento. Ho sempre posseduto la macchinetta che tira la sfoglia ma, per pigrizia e inettitudine al montaggio, le rare volte che mi è venuto in mente di pastificare, sono andata di mattarello, pensando: troppa fatica, mai più.

Complice ilFra, il weekend lungo e una botta di creatività, mi son decisa: dai, proviamo.

Tra le mie (numerose) fisime alimentari c'è anche il poco amore per la pasta all'uovo che trovo inutilmente ricca e anche un pò stucchevole. Dunque niente uova, ma semola e (sorpresa!) farina di ceci per le mie prime tagliatelle, da accompagnare a molluschi e polpo.

Gli ospiti del giovedì, eccezionalmente spostati di domenica, son stati contenti di assaggiare un cibo "normale" e casalingo.

Per 6 persone:

250 gr di semola rimacinata di grano duro
80 gr di farina di ceci
1 cucchiaio di olio d'oliva
un pizzicone di sale
acqua qb

Ho impastato col Ken. Per una volta ha vinto la tecnologia.
Mescolare le due farine e il sale, aggiungere l'olio e tanta acqua tiepida quanta ne assorbirà la farina fino a formare un impasto sodo, liscio e brillante. A velocità medio-bassa ci vorranno circa dieci minuti.
Avvolgere la palla nella pellicola e lasciar riposare per trenta minuti in frigo.
Dividere poi in quarti, tirare le sfoglie a mano o con la nonnapapera, abbastanza sottili ma non impalpabili (sono arrivata fino alla penultima tacca). Formare le tagliatelle e stenderle su un piano di lavoro infarinato.

L'ho proposta con due condimenti diversi: vongole veraci , pomodorini spaccati , peperoncino e prezzemolo (unica foto è quella pubblicata, mi scuso) e ragù di polpo.


Per il ragù di polpo:

1 polpo da 5-600 gr
2 coste di sedano
1 cipolla media
250 gr di pomodorini
300 gr di pomodori pelati di ottima qualità
1 spicchio d'aglio
peperoncino
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
olio evo

Cuocere il polpo come d'abitudine (io sempre nella sua sola acqua, nè sale nè olio nè nulla - fiamma bassissima, coperto) e lasciarlo raffreddare.
Tritare cipolla e sedano a dadini piccoli ma non microscopici (il ragout è un taglio, lo sapevate?), tritare anche il polpo ormai freddo, sempre a dadini grossolani.
In una capace casseruola imbiondire l'aglio e il peperoncino, aggiungere sedano e cipolla e soffriggere fino a quando le verdure saranno morbide e quasi trasparenti.
Unire poi i pomodorini tagliati e quarti e il polpo tritato. Cuocere per un paio di minuti e aggiungere anche i pomodori pelati.
Restringere la salsa per una decina di minuti, aggiustare di sale, eliminare l'aglio.
Nel frattempo cuocere la pasta (80 gr a testa sono un piatto normale, quelli ne reclamavano altra) al dente: 3 minuti basteranno. Scolarla non completamente, trasferirla nel ragù di polpo e insaporire, a fiamma accesa, per un altro paio di minuti. Cospargere di prezzemolo tritato e servire.

Da sempre sostenitrice del matrimonio: legumi+frutti di mare + cefalopodi, trovo che quel tocco di farina di ceci stia a meraviglia. 

PoveraPazza sembra quasi una perfetta cuochina, a volte.