"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

29 luglio 2011

deliziosi passatempi notturni con Christophe


Che titolo ammiccante mi son pensata!
 Spero mi noti la redazione del Manifesto che con i titoli allusivi e icastici ci va a nozze.

Non è successo niente di piccante, non preoccupatevi  invidiatemi miei cari. I passatempi notturni sono dettati dalla mancanza di tempo diurna.
Antefatto: si organizza una cena, magari in una baita, può darsi si faccia la pizza nel forno a legna. Forse ognuno porta qualcosa e il mio qualcosa sono, guarda caso, i dolci. Se durante il giorno sto ai ceppi in ufficio poi devo rimediare di notte.
Se si aggiunge che il mio attuale guru dolcificante è Felder, tutto si spiega con grande facilità.
Ho scelto (al solito) due preparazioni che non avevo mai affrontato perchè mi annoio a provare le stesse cose. Mi spiace a chi deve assaggiare. Un blind taste, so to say.
Christophe mi ha tenuto compagnia per due sere di seguito: la prima per la preparazione delle basi e la seconda per la cottura.
Torte di frutta entrambe ma diversissime tra loro: mirliton ai frutti rossi e limone (STREPITOSA) e tarte albicocche e pistacchi l'altra.
Andiamo con ordine. Il (sarà maschio?) mirliton ha una base di pate sucrée con mandorle, la tarte invece una pate feuilletée rapide che ho provato a fare per la prima volta nella vita in virtù dell'aggettivo rapide che la definisce.
Le dosi:

28 luglio 2011

un polpo per tutte le stagioni

Qualche giorno fa mi sono imbattuta nel post di Pan con l'olio che proponeva un'insalata di fregula.
A me piace molto questa cugina sarda del couscous e ne tengo spesso un pacchetto. Questa me l'ero procacciata ad un mercatino dal simpatico signore cagliaritano che la spacciava come artigianale. E' la versione piccola, non quella a palline grandi tipo mentine.
Per il polpo nutro una passione duratura e bruciante, come per le erbe.
Il piatto mi chiamava a gran voce e l'ho prodotto a stretto giro di post, portato ad una cena e doggybaggato gli avanzi ai commensali.
Per la ricetta fidatevi di Silvia, io ho fatto un pesto con le erbe del balcone: basilico, santoreggia, timo, un pò di menta, una spruzzata di aceto di mele (must di quest'estate nella mia cucina), olio e sale ed ho frullato il tutto a immersione.


E non è finita qui. Non paga di aver contribuito in larga parte allo sterminio dei simpatici e tentacoluti amici, ho provato un altro petisco (tapa) portoghese: lo stufato di polpo azoriano.
ci sono stata, ho assaggiato sul posto (questo no, ma non sottilizziamo), dunque posso cucinare le loro pietanze.
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Per tre, come petisco:
500 gr di polpo,pulito
olio d'oliva
1 piccola cipolla tritata
1 gambo di sedano, tritato
1 spicchio d'aglio, pestato
una manciata di prezzemolo tritato
un rametto di timo bello cicciotto
una presa di piri piri (o peperoncino secco)
2 chiodi di garofano
mezzo bicchiere di vino bianco
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Lavare e asciugare il polpo. Tagliare i tentacoli in pezzi di 2 cm circa e la testa a pezzetti.
Scaldare l'olio d'oliva in una casseruola dal fondo spesso e farci colorire la cipolla, aggiungere poi il sedano e saltare fino a che entrambi siano ben dorati.
Aggiungere aglio e origano e dopo un paio di minuti anche il polpo a pezzi.
Cuocere per una decina di minuti e aggiungere il peperoncino, i chiodi di garofano, pepe.
Siccome è una preparazione da non diluire con acqua risulterà naturalmente saporita. Dovesse mancare di sale si fa in tempo a correggere a cottura ultimata.
A questo punto unire il vino e portare a bollore. Abbassare la fiamma, incoperchiare e lasciar sobbollire per almeno 45 minuti (di più se il polpo era surgelato perchè farà più acqua), fino a che quasi tutto il liquido sarà evaporato ed il polpo avrà un bel colore bruno.
Assaggiare e correggere il condimento. Solo ora cospargere di prezzemolo tritato.
si può gustare caldo oppure a temperatura ambiente, con pane tostato.
Intanto qui, forno acceso con torte di frutta in progress e maglione (di cotone, ma sempre maglione). Fortuna che ho passato una bella serata con le amiche, discutendo di progetti e idee, altrimenti ci sarebbe di che essere ben tristi.
(PoveraPazza)

26 luglio 2011

fiori di zucchina ripieni, campanosabaudi

Mi sogno le vacanze. In questo periodo dell'anno devo aver esaurito tutte le energie, anche la riserva segreta, quella per i momenti down. Sogno posti da vedere, organizzo viaggi per il prossimo anno, aspetto.
Aspetto le tre settimane in cui avrò l'illusione di essere libera e padrona del mio tempo.
Libertà a termine, curioso.
Nel frattempo cucino, inforno, salto, cuocio. Tanto non fa caldo.  Considerando che sono a dieta (non ferrea) devo trovare commensali che consumino la produzione. Non difficile e piacevole.
Nel fine settimana ho prodotto fiori di zucchina ripieni. Filippo mi ha regalato una cassettina di fiori appena colti, rovesciati in modo che fosse facile farcirli, come faceva la zia Mariuccia nelle mattine d'estate della mia infanzia. Ricordo il tavolo di cucina ricoperto delle corolle gialle che sarebbero diventate  bocconcini deliziosi. Finger food ante litteram.
In Piemonte i fiori di zucchina si farciscono con un ripieno di arrosto, bieta, pane ammollato nel latte, salumi tritati, aglio, prezzemolo e uovo. In proporzioni variabili a seconda di cosa è avanzato.
Io mi sono inventata un ripieno più leggero e meno connotato geograficamente che unisca il salume piemontese con la ricotta e provola di tradizione campana.


23 luglio 2011

adorabile semplicità: peperoni sciocchi

 
E dopo le melanzane sceme, ecco i peperoni sciocchi.
Una roba così basica che bastava pensarci. Sono stati il mio pranzo di oggi, ma scommetto che diventeranno un tormentone estivo. 
Non esiste ricetta: peperoni, quanti si vuole, lavati, tagliati a metà, privati dei semi e della parte bianca, pomodorini, quanti si vuole, tagliati a metà. Questi dentro a quelli, in forno a 180° per 45 minuti o un'ora (meglio). Un filo d'olio, una presa di sale, prima di cuocere.
A cottura ultimata, due manciate di foglie di basilico frullate con poco olio e sale, scucchiaiate sopra. 

Da soli o con uno chèvre, poco pane tostato, un frutto per un pranzetto equilibrato e allegro.
Alla faccia della solita insalata.

(PoveraPazza)

20 luglio 2011

escabeche de sardinhas - versione beta

Ah, il Portogallo! Ah, l'oceano!! Ah, le nuvole cariche di pioggia e poi il sole e poi ancora la pioggia! Ah, Lisbona! Gli ah! oh! che bello! si sprecano, da queste parti, quando si parla di Lusitania. Ora che siamo quasi nella stessa barca economica, di paesi europei decandenti e un pò sfigati, il legame si rafforza.
Epperò. I portoghesi friggono rabbiosamente. Friggono i pasteis de bacalhau, friggono il porco, friggono il pesce. Le sardine le grigliano ma soprattutto le friggono. Io no. Allora mi immagino che "de escabeche" (il carpione nostran-piemontese) si possa declinare anche in maniera più leggera e secondo le mie papille gustative, altrettanto gustosa.
Fremete dalla voglia di sapere come?

18 luglio 2011

moutabbal or babaganoush?

Le melanzane biologiche di Ponke sono grandissime. Lucide, sode, polpose.
Grigliate con menta e aglio, alla parmigiana, fritte per la pasta alla Norma.  Tutto già cucinato, assaggiato, provato.
Anche il babaganoush, salsa libanese di melanzane arrostite. Se lo chiamiamo moutabbal,come in Siria, lo accompagnamo a verdure crude e carasau nostrano avrà un'aura di novità che lo renderà ottimo. E ottimo lo è veramente, da mangiare a cucchiaiate fino a che si veda il fondo della ciotola.
Leggerissimo, sa di estate piena e si prepara in un attimo.

14 luglio 2011

paste d'melia o attacco fuori luogo di piemontesite


Immaginiamo per un momento che io debba sdebitarmi. Immaginiamo che mi abbiano regalato della verdura e che voglia ricambiare. Immaginiamo che la giornata sia cupa e piovosa quant'altre mai, in luglio. Immaginiamo che, leggendo Un filo d'olio mi sia sentita non già la baronessina ma la figlia del campiere e mi sia venuta voglia di recuperare qualche ricetta di tradizione che qui a casa Hysteria si vede raramente.
Immaginiamo che mi inventi una sorella, una zia, financo una madre con la passione per le infornate di pane e di dolci (le donne di casa mia, pratiche, non hanno mai badato molto al lato frivolo dell'alimentazione: sostentamento sia, piacere mai).
Rimescolando gli addendi la ricetta che combini tradizione, frivolezza e praticità, che sappia di festa e di tempo da perdere e che dunque si adatti ad essere un piccolo regalo, che sia golosa ma non di lusso, che sia campagnola è una ed una sola: quella delle paste d'melia.
I pochi là fuori che non avessero mai assaggiato quelle del signor Massera che per me sono LE paste d'melia devono sapere che si tratta di biscotti di granoturco, melia in piemontese.
Burrosi oltre ogni immaginazione, con una consistenza ruvida e granulosa vanno assaggiati. Ma badate, che siano del Gino, gli altri imitano, lui fa.
Le paste d'melia son quelle cose che si son sempre mangiate e mai si è pensato di poter replicare a casa. Non perchè siano difficili ma così, per pigrizia intellettuale.

Ho rimediato, vincendo la mia avversione per i grassi animali molto molto saturi ed ho provato ad avvicinarmi alla ricetta del maestro. Ne ho provato un angolino e non mi pare male, anzi mi pare siano venute proprio bene.

11 luglio 2011

sull'acqua

 
Mica si cucina da queste parti. Non per calura, per pigrizia. Come dicono Lydia e Reb la voglia latita. La lascio felicemente latitare e intanto vedo posti, faccio cose.
Siamo state sull'acqua, Giulia ed io, in questo fine settimana di luce TROPPO forte e di caldo africano.
 
Ci siamo parecchio divertite, ci siamo fatte fregare una sola volta (evitate ad ogni costo la pizzeria in Campo Santa Maria Formosa, per carità).
Per il resto siamo state bene, abbiamo sudato copiosamente, visto un pò di arte contemporanea (ma, zia, spiegami, cosa vuol dire? è inquietante..) e molta arte antica.



Abbiamo guardato i riflessi sui canali, le signore col parasole e i barcaroli a riposo. Abbiamo sentito la musica e molte lingue diverse. Abbiamo camminato tanto.
E abbiamo dormito da Lorenzo, da anni il nostro indirizzo di fiducia a Venezia. Ci torneremo a ottobre, per la Biennale.




Camminando camminando abbiamo trovato un paio di posticini che vale la pena tenere presenti se si capita tra le calli. Una bella cena (con l'immancabile baccalà mantecato - buono) a Cannaregio,  Fondamenta della Misericordia, all'Ostaria da Rioba. Piatti semplici ma curati e prezzi giusti, onestissimi per gli standard veneziani. A pranzo (i ragazzi mangiano continuamente, mica come noi che ci facciamo dire quando dal'iphone, ormai) un bacareto discreto e liberal il giusto, Al nono risorto, tra Rialto e la Fondazione Prada, in un sottoportego silenzioso e con un grande spazio esterno.
Ora progettiamo, che so, Parigi, Londra, New York.
Nell'attesa, stasera, andiamo a cena coi nonni.
(PoveraPazza)

6 luglio 2011

sformato multicereali con coulis di peperone rosso alle erbe

Ovvero: quando la Zona non fa piangere.
Non voglio compatimenti: se le diete mi annoiano non le seguirò. Lo stesso vale per la palestra, per i libri, i film. Pure per le persone.
Non mi so disciplinare, non mi interessa forse. Menefrego. Sono una cattiva ragazza e forse, per questo, andrò in Paradiso.
Premessa non necessaria per introdurre una bella e buona ricetta DIETETICA. Il bello è che non pare dietetica, non ha neppure l'aspetto vagamente punitivo di tanta sbobba che mi mangio di solito. Questo sformato ha la dignità di un piatto vero e - dovrebbe - far dimagrire.
Secondo i principi demoniaci della Zona, almeno. Ma deve essere vero perchè alle cinque  avevo già fame e mi ero pure scordata lo spuntino. E vabbè.
Dite la verità, non vedete l'ora di sapere come si fa, eh? Ve lo dirò non prima di avervi dato un'altra informazione fondamentale: sto leggendo un libro bello e terribile. Si intitola Bright shiny morning (Buongiorno Los Angeles in italiano) scritto da un giovane (se attorno ai quaranta vuol dire essere giovani) scrittore statunitense, James Frey.
Usa il bisturi, il ragazzo. Racconta storie parallele di umanità varia, ai margini della città- mostro ma non solo. Leggetelo se vi volete stupire.
 Il cibo che si consuma nelle pagine fa venire voglia di mettersi a cucinare per evitarlo.
Per questo mi è balzato alla mente il libro. Viene voglia di dire: no, questo no. Mi faccio del bene, io.

4 luglio 2011

mandorle, limone, cioccolato bianco: tutto in una torta

 Ma sì, sono a dieta. Continuo a essere a dieta, persevero nella dieta, devo perdere i miei due chiletti prima delle vacanze. Dunque non insistete, non posso cucinare dolci paradisiaci.
Non mi farete sentire in colpa se posto una ricetta prodotta PRIMA della dieta, mangiata (pochissima) PRIMA della dieta (devoluta integralmente ai colleghi per colazione energetica).
Se si ingrassasse con le intenzioni sarei un barile: questa me la sbaferei in un secondo, altro che yogurt magro..

E' deliziosa a qualsiasi ora, anche per colazione (un pò energetica, ma magari vi aspetta una dura giornata in miniera e ve la potete concedere).

La dose è per un reggimento, io ne ho fatta metà e ho sfamato cinque persone:

1 luglio 2011

pasta cubista

 
 Per la popolarissima rubrica le non ricette, ecco a voi siore e siori la pasta cubista.
Come potete vedere trattasi di insalata di pasta, sperimentale, va detto, scomposta.
L'idea è completare il puzzle quietamente masticando.
L'ispirazione è venuta da Viviana Varese che ha pubblicato qualche tempo fa una fotina simile. Noi ce la siamo composta alla cena della femmine, ognuna secondo i suoi modi.
Nicoletta l'ha fotografata, e si vede che le immagini non sono farina del mio sacco.

 La non ricetta parla di verdure tagliate a pezzetti, le più colorate possibile, del tonno, volendo olive, capperi, pomodori secchi, avanzi di astice (quelli li avevamo noi), fave, pisellini, mozzarelline. Ciò che si vuole.
Abbiamo contato 12 ruote di calamarata a testa, l'abbiamo cotta molto al dente in modo che il contenitore avesse pareti solide e l'abbiamo raffreddata subito. Se non si compone il piatto un nanosecondo meglio condire la pasta con un goccio d'olio.
Abbiamo preparato una passatina di borragine, perchè era un regalo di mammà, semplicemente sbollentando le foglie e ripassandole in padella con un'idea di cipollotto, un filo d'olio e sale e poi passando tutto al mixer.
Le possibilità di condimenti sono molteplici, anche noi ci riserviamo di inventarcene altri piccanti, speziati o aromatici.
Quindi: un paio di cucchiai di salsa, pasta in piedi e cose colorate dentro.
Abbiamo tutta l'estate per provare altri modi! Potremo quasi quasi fare una gara, eh, ragazze? Dove non si vince niente ma si rivelano le proprie propensioni alimentari ed estetiche!
Buona fine di settimana a tutti.
(PoveraPazza)