"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

22 dicembre 2012

16 dicembre 2012

morigeratezza prenatalizia: risotto sedano e mandorle tostate


La morigeratezza non è accattivante, diciamocelo. Lo sbrilluccichio piace più del pannolenci (PANNOLENCI? ma erano almeno trentacinque anni che non mi veniva in mente questo termine), il visone più del loden e potrei continuare.
Ma mica la sobrietà tanto vituperata deve essere triste e grigina. Non solo e non sempre.
Questo risotto, piccino e con tre ingredienti tre, ad esempio, è sobrio ma non triste.
Ed è pure buono.

14 dicembre 2012

Un po' dolci e un po' salati. Biscotti strambi

 Ho fatto i biscotti per gli amici di Ars. Ho impastato surgelato cotto impacchettato per gran parte della settimana. E oggi nevica. E forse domani pure.
Noi (loro) sprezzanti del pericolo la giornata natalizia la facciamo comunque. E noi (loro) volevamo dei biscottini un po' strambi, un po' da tè e un po' da vino, che con il freddo vanno bene così.
Accanto ai classici meltaways al limone e agli ormai amatissimi biscotti con i fiocchi di avena e l'arancia, ho cercato delle combinazioni dolci-salate che spero piacceranno a grandi e piccini (temo più ai grandi, però).

BISCOTTINI AL CURRY E SEMI DI PAPAVERO (per una quarantina di pezzi):

10 dicembre 2012

Crema di carote arrostite con yogurt e dukkah croccante


Ennesima puntata della saga "facciamoci del bene prima di Natale".
Si sappia, innanzi tutto, che il titolo è una tautologia: non QUESTA dukkah è croccante, OGNI dukkah è croccante. Dicesi dukkah miscela di erbe e spezie tostate di origine egiziana.
Lì si consuma con pita pucciata prima nell'olio, si aggiunge a insalate e carni. Noi la si abbina a zuppe e verdure cotte (tipo gomasio o za'atar per capirci).
Più cucino cibi african-mediorientali più si rafforza in me la convinzione di essere stata adottata da due genitori ostinatamente piemontesi. Non sono compatibile con bagna caoda e polenta ma con cumino e ceci molto.
Immagino mio padre pucciare allegramete il suo pezzo di pita nella dukkah e mi vien da ridere.
 Lui a Istanbul è dimagrito due chili in quattro giorni, non trovando nulla di commestibile tranne i lokum.
Dunque io non posso essere figlia sua.

Dukkah (ne verrà più di quella che serve, ma si può conservare in un vasetto di vetro ben chiuso):

4 dicembre 2012

riapertura straordinaria della cucina: biscotti di avena


Sono a dieta, lo sanno anche i muri. Mi faccio pranzetti e cenette tristissimi e lowissimi in carb. Ieri broccolo romano, oggi cime di rapa, domani cavolo rosso. Morirò a 102 anni con tutte 'ste crucifere, ma sarò la vecchia più noiosa e incattivita della casa di riposo.

Causa dieta la cucina è confinata alla cottura delle crucifere di cui sopra e di poco altro (per esempio una crema di carote che domani assaggerò e - forse - vi insegnerò).
Ma oggi, ecco, oggi HO FATTO I BISCOTTI. Di avena, in fiocconi, e con scorza di arancia grattugiata. Ne ho assaggiato uno, minuscolo. Era buonissimo.
Ma dico, un povero cristiano dovrà avere una qualche consolazione dalla vita, no?
Soprattutto dopo aver ritirato gli F24 per l'IMU ?


26 novembre 2012

pane di festa che viene dal Nord. Per non mangiare da soli

 Il mercatino sul Naviglio Grande dell'ultima domenica di novembre sta diventando una tradizione per le cucinatrici "filantrope". Noi.
Traffichiamo per giorni per preparare le robine da vendere e lì ci divertiamo come pazze.
Ci sono quelle con la faccia stagnata e quelle totalmente incapaci di vendere alcunchè (la sottoscritta ad esempio).
Devo dire che nonostante il periodo difficile e le innumerevoli richieste di contributi che bombardano le persone, i milanesi rispondono sempre con generosità
Questa volta, grazie a Virginia, abbiamo scelto di sostenere Progetto Mondo, attivo in America Latina e in Africa. Vi rimando al link per saperne di più.
C'erano un sacco di cosine carine. Decorazioni a tema alimentare ma non solo.
Con estremo sprezzo del pericolo io ho CUCITO non essendo in grado di attaccare un bottone. Ma se devo essere come la mia mentore Mariapia Fanfani dovrò pur fare qualche sacrifizio, ovvia!
Poi ho fatto il pane, che ormai in cucina produco solo quello. Ma pane di festa, che viene da lontano ma non troppo. Uno con zafferano e uvetta che si prepara in Svezia per Santa Lucia e uno con cardamomo e cannella, che si può trovare in tutta la Scandinavia a Dicembre.

21 novembre 2012

rugelach bifronte - per tutte le stagioni

Trovare, non è come cercare.

Così come perdere non è solo un ulteriore sinonimo di sconfitta.

Le cose trovate, sono le più sempilici da gestire, implicano una casualità che talvolta può definirsi più che fortunata.

E poichè le cose cercate non sempre è detto che le si trovi, quelle trovate bisogna le si conservi come- e più- di un tesoro inaspettato.

E' così che da una PP- povera pazza- ci si è contagiate e trovate, moltiplicando esponenzialmente quell'adorabile pazzia.

Le povere pazze oggi sono due, come le Kessler: cantano Dadaumpa, dadaumpa, dadaumpa, dadauuuuumpa ed eseguono i duplici risvolti di una stessa ricetta, dolce e salata.

Nelle intenzioni, quelle versioni avrebbero dovuto essere scambiate, contaminate ed assaporate, magari insieme. Tempo tiranno, ma non ci scoraggiamo: ci saranno ancora rugelach e non solo, ci saranno chiacchiere, e sorrisi e caffè a fiumi. Ne siamo certe!

Nell'attesa, si partecipa insieme- divertendosi per l'appunto come 2 pazze, e povere- al contest di Al cibo commestibile, e non ci resta che salutarvi con un...So Long and thanks for all the Cooking breakdown!



Nocciola Day

to Reb, with Reb



I rugelach basilico e nocciole di PoveraPazza


Quest'anno non è nelle mie corde produrre dolci. I rugelach sono deliziosi anche così, delicatamente salati Li ho immaginati fra le mani di Reb, spirito affine e regalo fortunato di questo mondo tecnologico. Per ora li ha assaggiati solo con gli occhi, ma ci siamo promesse (e ripromesse) di pasticciare quattro mani, due occhi e due cervelli (o uno in due, chissà!) prestissimo nel nuovo anno.



Occorrono, per una ventina di rugelach:

100 gr di burro, 100 gr di formaggio cremoso tipo Philadelphia, 150 gr di farina, un bel mazzo di basilico mondato, lavato e tritato (o l'equivalente peso in spinacini crudi), 100 gr di nocciole Piemonte, tritate,  sale fino, sale di Maldon, olio d'oliva, un uovo leggermente battuto.
La sera prima mescolare il burro morbido con il formaggio, ottenendo una crema. Unire la farina con un pizzicone di sale fino e impastare velocemente ottenendo un impasto morbido ma che si stacca dalle mani.
Coprire con pellicola e lasciare riposare in frigo per una notte.
Il giorno dopo frullare a bassissima velocità o, meglio, tritare il basilico. Unire un pizzico di sale e un filo d'olio.
Dividere la pasta in due metà uguali. Stendere la prima in un disco non grande, circa 24-26 cm di diametro. Spennellare con il pesto, ricoprire con qualche cucchiaio della polvere di nocciole.
Rullare con il mattarello per fare aderire alla pasta. Tagliare prima in due, poi in quattro, poi in otto (ecc) e avvolgere la pasta su se stessa fino ad ottenere dei cornetti piuttosto cicciotti.
Procedere nello stesso modo con l'altra metà della pasta.
Spennellare con l'uovo battuto, cospargere con parsimonia di fiocchi di sale di Maldon e passare in forno a 180° per 25-30 minuti o fino a quando i rugelach saranno dorati.
Consumarli rigorosamente accompagnati dai rugelach-rugelach della vostra gemella Kessler e cara amica vicina e lontana, Rebecca. Da soli non possono stare, sono come i pappagallini inseparabili, mi si intristiscono e, forse, si seccano.



to Dan, with Dan

15 novembre 2012

sono un cavallo e mangio l'avena

 Deve essere così. Mi nutro di avena dalla colazione alla cena. Manca solo che mi metta a leccare avidamente il bloccone di sale rosa per poi nitrire con soddisfazione.
La Lella dice che ai cavalli dà la carica, vuoi che a me non faccia lo stesso effetto?
Sia come sia, la mangio perchè mi piace, sazia con piccolissime quantità e magari (volesse il cielo) fa pure dimagrire.
Stasera me la sono proposta in combinazione con erbette al sumac e, per un'illusione di cochoneria, l'ho pure gratinata.
Poi ho visto l'inizio di Ballarò e ogni effetto benefico è svanito.

Per una persona:
50 g avena in fiocchi piccoli (quella che si usa per il porridge, altro grande favorito)
300 g erbette (o bieta da costa, o cime di rapa, o catalogna, o verza o qualsiasi altra verdura a foglia vi venga in testa)
10 g cipolla di Tropea
1 cucchiaino d'olio
40 g tomini freschi
20 g parmigiano grattugiato
sumac a piacere
sale

Tritare la cipolla e farla appassire nell'olio. Aggiungere la verdura lavata senza scolarla troppo, tagliata a pezzetti. Salare e sumacare a piacere.
In un pentolino preparare la crema di avena con i 50 g e tanta acqua quanto serve a coprire i fiocchi. Al bollore l'avena comincerà a disfarsi, diventando - appunto - una crema.
Ci vorranno cinque minuti, non di più. Fuori dal fuoco aggiungere i tomini e il parmigiano, mescolare bene e aggiustare di sale.
In una pirofila da forno disporre uno strato di verdura, completando con la crema di avena.
Passare in forno a 200° per una decina di minuti - gli ultimi 5 sotto al grill ben caldo.

E' un piatto unico, molto digeribile ed equilibrato da un punto di vista nutrizionale.
Se dimagrirete anche voi, pensatemi con GRATITUDINE.

 

(PoveraPazza)

12 novembre 2012

l'arte fa volare le arti




Spesso i miei amici mi stupiscono.
Mi pare incredibile che persone così (creative artistiche intelligenti) trovino punti in comune con me. E che il team di Arsalitartes rientri nel novero dei miei amici è ancora più stupefacente. Guardate cosa combinano e mi darete ragione.
Ieri hanno presentato qualche lavoro a casa loro. Uno spazio bellissimo, un luogo magico.











E io? Io ho fatto i biscotti.






(PoveraPazza)
Le foto belle sono di Marina Maffei. Quelle urfide, mie.

7 novembre 2012

challah melemiele - reloaded

Confesso subito: sono stata codarda. Questo post avrebbe dovuto intitolarsi In-challah. Sia mai che qualcuno lo trovasse offensivo o blasfemo: me lo son (quasi) tenuto.
Condivido invece, generosamente, questa versione di smitten kitchen del pane ebraico per le feste, qui un pò più ricco e più dolce.
Intrecciare filoncini di pasta melosa non è stata lo cosa più semplice del mondo. Mi dovrò perfezionare, anche se questo non è un bastoncino intrecciato ma un pane tondo intrecciato (in qualche modo, di certo migliorabile).
E' delizioso: dolce appena appena, con l'acidino delle mele. Lo si serve a cena, normalmente. Io l'ho mangiato, con soddisfazione, per colazione.

Per un bel pane grande:

30 ottobre 2012

Ognissanti è il nostro Halloween. Fave dei morti e ossa da mordere.

 Halloween mi annoia profondamente. Dolcetti scherzetti, Jack-o-lantern e Grandi Cocomeri mi interessano quasi quanto una ragnatela sulla faccia mentre cammini nel bosco. Per dire.
Quindi ANATEMA su Halloween e tutta la retorica zucchiforme. E basta. Non è roba nostra, marketing d'importazione e niente più.
Qualche giorno fa, chiacchierando con Sara ci son tornati in mente i biscotti - nostri questa volta - che si preparano per Ognissanti. Detto, cercato,cotto.

Credo che fave dei morti e ossa da mordere siano tipici del Nord Italia, ma non ne sono affatto sicura. Da noi in Piemonte si preparano le ossa da mordere, in Veneto forse le fave. Buoni entrambi, non grassi. Entrambi con mandorle e (molto) zucchero.
Sono davvero elementari da preparare.



28 ottobre 2012

piciocia siciliana

 
Ma tu guarda che roba: anche in Sicilia sono polentoni. Oddio, non polenta di mais ma una cremina di legumi abbastanza polentiforme ce l'hanno anche loro e si chiama piciocia.
L'ho scovata al Salone (ho già fatto il pistolotto sui prodotti poveri eccetera eccetera e non mi ripeterò) e l'ho preparata oggi per il pranzo. Calda e vegetariana e leggera e proteica, di questa piciocia mi è piaciuto anche l'avanzo infarinato leggermente e fritto.
La piciocia viene preparata con farina di cicerchie, ceci e piselli e cotta in brodo vegetale, in proporzione 1 a 10. Il signore che la vendeva mi ha spiegato che si potevano aggiungere pancetta, finocchietto e cardi selvatici.
Io ho semplicemente preparato un brodo con zucchina carota e cipolla a pezzetti che ho poi lasciato nel brodo e ci ho aggiunto la farina a pioggia, mescolando con la frusta.
Si cuoce per circa 45 minuti e si condisce con un filo d'olio, servendola con crostini : i miei di farina integrale di grano duro Tangarò, sempre siciliano, abbrustoliti senza grassi.

(PoveraPazza)

26 ottobre 2012

vado, ma non compro niente. Briciole di Salone

Avevo detto no, ma poi ci sono andata. La coerenza non è il mio forte, e la voglia di abbracciare un po' di amici ha fatto il resto. Quindi anche per questa edizione ho pagato il mio tributo al Salone del Gusto.
E' stata una visita relativamente breve, ma ho qualche minuscola considerazione da fare.
Ci sono i prodotti e i produttori, il cavolo trunzo, la cipolla di Giarratana, l'aglio di Nubia, le farine di grani antichi, e mille altre prelibatezze immaginate o addirittura inimmaginabili.






Ci sono quelli che sperimentano, inventano, lavorano duro per farci godere - è il caso di dirlo.
C'è la colorata volenterosa entusiasta Gente del Fud, c'è quello bellissimo e molto simpatico, ci i compagni di strada.

Niko


Bonci

Giovanna e Lisa
Fabrizio

E poi c'è Terra Madre. Che è un mondo a sè, isolato anche fisicamente dal resto del Salone e per la prima volta aperto anche al volgo. Contadini, trasformatori, comunità del cibo, presidi. Ma di una terra altra, di un mondo lontano.
Ecco, non so se l'impressione è stata solo mia, ma il contrasto tra il mondo opulento, patinato e luccicante dei nostri mercati e quello colorato ma povero, entusiasta ma infinitamente piccolo di Terra Madre è stato stridente.
E una volta di più mi fa pensare che nonostante crisi e alti lai, noi siamo un mondo che ha troppo. Vedere i piccoli tavoli dei produttori africani mi ha stretto il cuore.
Non lasciamoli soli, Carlo Petrini. Mescoliamoli a noi la prossima volta.
So che il Salone è diviso in aree geografiche. Ma perchè non immaginare aree di prodotti? I cereali. Il caffè. Il latte e i formaggi. Le verdure. Le bevande fermentate. Il cioccolato.
Lì ci sarebbe posto per tutti, per chi coltiva per la propria sussistenza e chi trasforma una materia prima eccellente in un prodotto innovativo.
Non lo so, son pensieri che mi sono venuti tra un piatto di pasta e l'altro.
E mi sono temporaneamente consolata così.


(PoveraPazza)