"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

9 luglio 2010

Fritto in onore della povera pazza

Cari tutti mi accosto a questo post con lo stesso spirito con cui Galois ha scritto i suoi ultimi teoremi la notte prima del duello (fatale). Dopo quindici giorni di convivenza coatta con un muratore che ha trasformato la casa in un set realistico per l'ambientazione di un attentato terroristico (concluso con successo), dopo che ormai ho ho imparato a coesistere con quattro dita di polvere fine come borotalco anche dentro l'anima (prima prova tangibile della sua esistenza), lunedì prossimo (per gentilezza nei riguardi del mio biografo registro il fatto che oggi è venerdì) il suddetto muratore sventrerà il bagno. Già vedo tubature divelte, innondazioni degne delle piaghe d'Egitto nei piani inferiori e le vaiasse, che in essi albergano, farmi a brani come menadi infuriate.
Quindi, prima di fine certa, onoro la promessa fatta alla povera pazza di scrivere il post.
Il post testmentario si riferisce alla felice discesa della povera pazza in terra vesuviana in occasione della festa della repubblica. Il conquistatore sabaudo ama di tanto in tanto visitare le province annesse.
Per l'occasione felice che vedeva riuniti ben tre dei quattro scrivani del blog (mancando Geppo, il membro suo più illustre) s'è pensato ad un fritto d'ingresso. Usualmente per la povera pazza preparo il "crocchè". Questa volta ho osato  "fiorilli mbuttunati" (fiori di zucca farciti, ndt) e "cecenielli cu 'a pastetta" (bianchetti con la pastella).



La preparazione dei fiori zucca è semplice. Una dozzina di fiori di zucca, un paio di etti di ricotta di fuscella, del fiordilatte. La ricotta di fuscella è una ricotta cremosa, non solida come le usuali ricotte e, per tale ragione, contenuta in cestini. Il fiore di zucca mondato della parte verde deve essere 'mbuttunato'  (farcito) con la ricotta e un pezzo di fiordilatte. Devo dire che i fiori hanno opposto inizialmente una ferma resistenza alla (è il caso di dirlo) deflorazione. Mi sono dunque ingegnato di iniettare la ricotta tra le voluttuose membrane con una tasca da pasticcere. Size does matter ... La striscia di fiordilatte viene immersa poi nella ricotta.


 
Per la doratura, prima i fiori sono passati nella farina, poi nell'uovo sbattuto, poi nel pan grattato.
La frittura veloce in olio di semi abbondante.







La preparazione delle zeppole è un po' più lunga richiedendo la lievitazione dell'impasto.  Per l'impasto (la pastetta) 500 g di bianchetti (povere creature), 250 g di farina e un dado di lievito di birra.
La pstetta si prepara mettendo la farina a fontana, stemperando il lievito in acqua tiepida e impastando con un pizzico di sale sino a fare un impasto morbido. L'impasto deve lievitare coperto per un ora.



Dopo la lievitazione si aggiungono i bianchetti lavati e scolati incorporandoli delicatamente senza turbare eccessivamente l'impasto. Con un cucchiaio si raccolgono piccole porzioni da friggere in olio caldo.
Il sapore del pane fritto si fonde meravigliosamente col sapore del pesce.



Per dovere di cronaca la cena è proseguita, come testimoniato dalla evidenza documentaria, con mozzarella di bufala e pomodori di sorrento.



Per non farsi poi mancar niente s'è proseguito con una insalata di mare di calamari e gamberi cotti al vapore e uniti a sedano, finocchio, rucola. conditi con olio e limone.




Viperon

3 commenti:

PoveraPazza ha detto...

Scordossi, il povero ViPeron terremotato, del dolce fatto pervenire da Parigi (via Milano).

Dalla prossima settimana gli alti lai si sentiranno dalle alpi alle piramidi, dal manzanarre al reno. Ahi lasso, or è stagion de doler tanto! Il bagno infranto!

Geppino ha detto...

Semplicemente mirabile.

Piccola nota: i "fiorilli" sono "ciurilli", Bolinari, insomma, un po' di proof reading!

Mi scuso della orribile latitanza ma d'altre cure ho il cor infuso.

Una prece per il pisciaturo.

amedeobolinari ha detto...

il viperon mi è caduto proprio sul "fiorillo"! comunque erano buonissimi!
mancano i dolcetti di ladurèe ha ragione la P.P. forse sono stati fagocitati prematuramente prima che venisse documentata la loro migrazione da parigi a milano e da lì a napoli.