"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

27 giugno 2010

Disastro e redenzione (con deus ex machina): polpette di melanzane.

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I PARTE: DISASTRO

Padova, un qualche weekend di un qualche inizio estate di fine XX secolo.  Si preannuncia una visita pastorale a Padova del ViPeron, al tempo ancora in possesso delle sue facoltà mentali e spensierato indigeno di Hobbitville-Udine, ignaro - il nostro Frodo - della sua futura epopea a Mordor-Napoli.

Una visita del ViPeron con annessa cena non è evento da prendere sottogamba: non te la puoi mica cavare con uno spaghetto aglio e olio e una fettina panata!  Decido di sorprenderlo con un menù di stretta osservanza Partenopea - quando si dice il karma -  andando a pescare dal repertorio familiare  preparazioni meno battute e dai sapori esotici (esotici per Hobbitville, si intende). Ora, non ricordo la panoplia di piatti risultante - lo shock ha cancellato tutti i dettagli di contorno all'Armageddon che ha segnato la serata e la mia reputazione di ospite.  Faccio quindi una zoomata su uno degli highlight del menù,  le amatissime polpette di melanzane, da servire con una dotta storia, riferitami da mia madre, su preparazioni rituali di stretta osservanza vegetariana associate alla ricorrenza di Sant'Elena.

INCISO  Ma a quanti santi sono devoti i Napoletani? Solo nella mia famiglia, oltre alla succitata Elena, si adorano  Gennaro, Ciro, Patrizia, Antonio (di Padova), Leopoldo e Giustino. In aggiunta, una moltitudine di  Madonne di svariate provenienze e colori. E una buona dose di beati, apprendisti santi. Ogni santo/madonna/beato ha la sua specialità e le sue competenze. Parliamoci chiaro: il Paradiso napoletano è più che altro una succursale del monte Olimpo. D'altronde, Greci siamo.

Torniamo al dramma. Mia madre, come molte madri, è il mio personale dispensario di ricette familiari. Vista la  lontananza fisica, le ricette sono quasi sempre svelate al telefono e quasi sempre sommarie e approssimate. Dosi e tempi sono una pia illusione. Bisogna inoltre essere pronti a integrare ingredienti o procedure che saltano fuori magicamente, magari a qualche telefonata di distanza. Costante irritante è il commento di apertura che accompagna ogni lezione di cucina long-distance, dalla banale preparazione di una fresella al pomodoro, alle infinite fasi di costruzione di capolavori barocchi quali sartù, timballi, minestre
maritate o pastiere: "STAI TRANQUILLO, E' FACILE!".

E' "facile" se mi dici esattamente cosa fare. E' "facile" se mi metti in guardia dalla proditoria melanzana acquosa. E' "facile" se mi prepari ai pericoli di una frittura avventata. Sappiatelo: l'etimo di "melanzana" è "malum insanum", pomo velenoso.  Dicono sia dovuto al sapore amarissimo della melanzana cruda. Io credo invece che qualche pioniere maldestro abbia provato - il pazzo -  a farci delle polpette usando la ricetta imprecisa della madre.

L'accaduto ve lo racconto con una serie di drammatici fermo-immagine. Preparo l'impasto delle polpette. La mia faccia perplessa. Hmm, è un po' molle. La padella con tanto olio. Sulla fiamma viva. La mia mano indecisa tiene sospesa una molle palla di bolo verdastro e umidiccio sullo specchio immoto dell'olio rovente. La palla infine si tuffa nell'olio con un sonoro pluf! Per un istante il mondo si ferma. Poi...


Poi, Hiroshima. Poi, l'esplosione di una supernova. Poi, il Big Bang. Qualcuno si precipita in cucina e cerca di scuotermi dall'abbacinato stupore che mi paralizza. L'olio è dovunque, tranne che nella padella. Lo sferico bolo verde si e' trasformato in una informe e maligna estrusione marroncina. La polpetta di Munch. 



"Stai tranquillo, è facile."

(CONTINUA)

P.S. Non temete, la ricetta CORRETTA seguirà. Si tratta solo di convincere la mamma (il deus ex machina del titolo) a essere un tantino più precisa nella descrizione. Voglio evitare altri olocausti nucleari.

(GeppetNo)

7 commenti:

Carmine ha detto...

troppo divertente a chi non è capitato? a me è successo con il falafel delle polpette di ceci e con le chicchiere che mi facevano una schiuma che mi allagava la cucina!!! capita capita

PoveraPazza ha detto...

Malum Insanum? E chi se lo sarebbe immaginato, di fronte a una succulenta parmigiana? Aspettiamo con ansia la lesson learned!
Merci mon cher.

amedeobolinari ha detto...

troppo divertente!! Non conoscevo i dettagli della vicenda delle polpette esplosive...secondo me anche l'aria ostile del condominio di padova ha contribuito a scatenare queste infauste conseguenze

ViPeron ha detto...

Io non posso testimoniare la deflagrazione ma posso testimoniare lo stato emotivo conseguente (the hour after) essendo sopraggiunto a PD a fatto compiuto. Ricordo però che molto ne abbiamo riso e ancora oggi alla lettura del magistrale pezzo rinnovello le risa.
Però aspetto la redenzione. Quelle polpette sono davvero buone e vale la pena rischiare.

Geppino ha detto...

Grazie a tutti!

Caro Carmine, un'ustione di almeno un paio di gradi, causa olio bollente, e' il necessario rito iniziatico di ogni cuoco!

Siate fiduciosi, la ricetta arriva. Baci!

amedeobolinari ha detto...

Ora vogliamo la ricetta col tuppo

PoveraPazza ha detto...

Adesso vien fuori che avere una madre come la mia è una fortuna.
L'unica volta che si è cimentata in una pasta fatta in casa, probabilmente attratta dalla prova del cuoco, e all'alba dei sessantotto anni, ha usato farina 00, non ha lasciato riposare, e pare che il tutto avesse la stessa consistenza della corda per stendere i panni...