"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

14 maggio 2010

occhi di triglia per le trofie

Non dirò che c'è un tempo infame, non dirò che di sera fa freddo come ad ottobre, non dirò che ieri pioveva a secchi, non dirò che se non vedo il sole almeno per qualche ora dovrò andarlo a cercare dove c'è, emigrando.
In attesa che succeda, mi sono fabbricata un pezzetto di Cinque Terre (la mia personale declinazione di Liguria). Le trofie!
Il mio animo camminatore mi ha fatta innamorare di quelle montagne cadute al mare, dei sentieri scoscesi e dei boschi ombrosi anche a mezzogiorno. Adoro quelle genti ruvide, avare di parole e prodighe di sorrisi, dall'operosità senza enfasi. Mi piacciono i prodotti eccellenti che sanno strappare alla terra, mi piacciono la salsapariglia, il ligustro e l'euforbia, il finocchio marino, gli ulivi e le viti indomite.
Tutto 'sto lirismo mi fa spuntare una lacrimuccia nostalgica per la mia estate manarolese, passata a sudare sui sentieri, già pregustando l'aperitivo guardando il mare, la cena dal Billy (ciao Billy, ciao Edo) e le chiacchiere sulla piazzetta .
Il basilico a foglia piccolina e dal profumo intenso qui me lo sogno.
Per condire le mie prime trofie autoprodotte ho improvvisato un ragù con triglia e verdure novelle dell'ortolana più cara (e simpatica) del mondo.
Dunque le trofie: 250 g. di farina bianca e altrettanta semola rimacinata, un pizzicone di sale e un bicchiere e mezzo abbondante di acqua tiepida. Impastare per almeno dieci minuti sul piano infarinato Fino ad ottenere un impasto elastico ma non colloso, che si lascerà riposare, coperto, per una trentina di minuti.
Per formare le trofie, staccare delle palline di pasta (lasciando il resto coperto) e far scivolare sul piano non infarinato, premendo con il palmo della mano, così.

Per il ragù: 3 cipolle novelle di Tropea, quattro carote e quattro zucchine novelle, una tazza di pomodorini sardi, tritati, prezzemolo tritato, 300 gr di filetti di triglia.
Ridurre in brunoise tutte le verdure, far saltare prima le cipolle, unendo successivamente le carote e gli zucchini. Lasciar cuocere per cinque minuti a fuoco vivace e poi aggiungere  i pomodori , facendo restringere la salsa per qualche minuto. Nel frattempo ridurre i filetti di triglia a dadini, unirli alla salsa e lasciare insaporire per tre - quattro minuti.  Salare,pepare e spolverare di prezzemolo tritato.
A parte cuocere le trofie in abbondante acqua salata per almeno 10 - 12 minuti, scolarle appena e far saltare con il ragù amalgamando bene.

Servire con un bianco freschetto (ieri sera un Greco strepitoso di cui la mia testa ricorda ogni goccia..).

Le nuvole cariche di pioggia che si rincorrono là fuori ci fanno ricordare l'ultimo film di Polanski.
Ma l'estate quando arriva?

ps: l'aglio qui sotto non c'entra niente ma mi piaceva la foto, ecco.
(Povera Pazza)


2 commenti:

Geppino ha detto...

La mano prima di piatto e poi di taglio: geniale! Temo pero' che il mio "taglio" sia troppo "piatto" per dare una trofia come si deve! Ci vogliono manine ossute assai, o sbaglio? Comunque, belle le trofie, bello il sugo, bella la foto dell'aglio, dal sapore fiammingo!

PoveraPazza ha detto...

Ti dico un segreto: a me non son mica venute così arrotolate. Anche se ho la mano ossuta..