"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

1 marzo 2011

alfabeto alimentare - B come bieta (da costa e da taglio)

Proseguiamo con l'alfabeto alimentare. Niente di esotico: è la volta della bieta, casalinga e un pò triste.
Da piccini ci costringevano a mangiarla perchè fa bene. Non allo spirito, pensavamo. Ma la clorofilla, ci dicevano, ha un'importante funzione antianemica, purifica il sangue, tonifica il cuore, regola il livello di colesterolo, cicatrizza, disinfetta e deodora la pelle, neutralizza le tossine e ricostruisce i tessuti. Ma noi siamo bambini, che ci importa del colesterolo? Vogliamo il salame, la panna, quelli sì, che fanno bene.
Proviamo, da grandi, a trarne un piatto non punitivo ma detox quanto basta.
Per uno stampo da soufflè di 24 cm di diametro:

1 cespo di bieta da costa (circa 1 kg),
4 patate medie
ricotta infornata, grattugiata 50 gr
provola 50 gr
2 uova 
pangrattato 2 - 3 cucchiai
olio d'oliva, sale e pepe

Lessare le patate con la buccia, mondarle e poi passarle allo schiacciapatate.
Lavare bene la bieta e tagliarla a pezzi irregolari (tutta, anche le coste) e farla stufare in un tegame, coperta, senza nulla: la sua acqua di vegetazione sarà sufficiente a farla cuocere. Eliminare l'acqua in eccesso e tritarla al mixer.
Preparare l'impasto unendo alle due verdure la ricotta, le uova intere, poco sale e il pangrattato se dovesse risultare troppo morbido. Aggiustare di sale e pepe.
Ungere di olio lo stampo scelto e cospargerlo di pangrattato.
Stendere un primo strato di composto, livellando bene, e distribuire metà della provola a dadini.
Ricoprire con il restante impasto, decorare con bastoncini di provola, cospargere di pangrattato e infornare a 200° per 50 minuti.
Servire, se piace, con una salsa di pomodoro leggera e magari un pò piccante.

Come per il gattò di patate si può arricchire con qualsiasi ingrediente animale vi venga in mente.
Questa versione è solo veggie, però buona.
E poi.
La pusher di verdure biologiche, che pensavamo emigrata in luoghi più favorevoli, si è rifatta viva, aprendo improvvisamente prospettive diverse.
Ieri sera nevicava (altro che giardini di marzo che si vestono di nuovi colori), ci siamo inventati, con Pietro, una cena vegetariana, caldina e un pò esotica. Le bietine da taglio parlavano di primavera, i ceci dell'inverno ancora presente, tamarindo e za'htar profumavano di esotico e il limone di Sicilia.
Per 6 persone:
1kg di bieta da taglio
1 cipolla media
4 cucchiai di pasta di tamarindo
1 cucchiaio di kummel
1 cucchiaino di za'hatar
1 peperoncino
400 gr di ceci cotti
1 limone
1 cucchiaio di estratto di pomodoro
400 gr polpa di pomodoro di buona qualità
sale pepe olio d'oliva
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Lavare bene la bieta da taglio e tagliarla a striscioline di 1 cm.
Tritatre la cipolla e ridurre in polvere il kummel.
Diluire il tamarindo con tre o quattro cucchiai di acqua tiepida, elimando semi e filamenti attraverso un setaccio fine.
Far andare la cipolla e il kummel  e lo za'htar in un filo d'olio. Dopo due minuti aggiungere il peperoncino l'estratto di pomodoro e poi la polpa. A questo punto unire la bieta e i ceci. Salare  e pepare.
Quando la bieta si sarà ridotta un poco di volume bagnare con la pasta di tamarindo preparata. Coprire e lasciare stufare per una decina di minuti. A fuoco spento bagnare con il succo di limone e servire con riso basmati classico.
(PoveraPazza)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero interessante questa idea dell'alfabeto alimentare!

Unknown ha detto...

che bella idea! e che bello sformatino con patate e bieta! gnammiiiii!

Il fra ha detto...

dani, credevo fosse c come costa... a veruno venivo costretto: nonna m'afferrava il collo e sentivo le unghie di lei. Le aveva raccolte, nascevano spontanee se non mi sbaglio, una qualità più piccola e pareva che mangiare il bianco fosse doveroso. Ma come sempre io preferivo al bianco verista il verde romantico della foglia. Quello che poi succede ai bambini oggi che alla torta di mele preferiscono lo strato esterno della glassa colorata.
Il fra
E il mac??? perchè dobbiamo lavorare!!!

PoveraPazza ha detto...

fra: mac convalescente ma senza foto. odio i tecnici incompetenti. domani sera appuntamento skype??

Babs ha detto...

ma tu pensa che io ho sempre pensato B come barbara ahahahahahaha
ciao dani, questa idea dell'alfabetizzazione la trovo davvero notevole.
buon lavoro
b

Ristoranti Roma ha detto...

Un articoli molto simpatico ed anche interessante! a me personalmente la bieta piace molto e credo tu abbia postato una ricetta sana e genuina che al giorno d'oggi è difficile che piaccia a tutti ma sicuramente è salutare!