Caro diario, vorrei essere in grado di togliere: orpelli, oggetti, parole, persone. Vorrei un vivere essenziale, di sentimenti grandi e profondi, di amori duraturi, di abitudini sane.
No, non è Paulo Coelho che straparla dopo aver visto uno spot Mulino Bianco.
Sono io, che straparlo sempre. Nessuna novità, dunque.
Per non farla troppo lunga nè filosofica partiamo dalle abitudini sane. Mi ero ripromessa di non affidarmi più all'industria alimentare per le mie colazioni e ci avevo già provato con i biscotti del Lagaccio, ahimè venuti terrificanti.
Ci riprovo con un cake di levatura (sempre nel senso di togliere) altissima, proprio nei giorni in cui le industrie alimentari non hanno un'immagine così immacolata.
Quattro ingredienti, non serve altro. Forse da domani sarò più buona.
Cake alla panna (che l'avevo comprata per altro e spiaceva buttarla):
230g farina 00, di buona - ottima qualità
150 g zucchero semolato (o scuro, o miele - come preferite)
2 uova grandi, bio
250ml panna fresca
1/2 bustina lievito chimico
una presa di sale
un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
Portare il forno a 180°.
Con la frusta, sbattere uova e zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere anche la panna, continuando a sbattere. Unire l'estratto di vaniglia (o i semini estratti da una bacca) e la farina setacciata con il lievito ed il sale.
Mescolare bene bene.
Trasferire in uno stampo da cake, cuocere in forno già caldo per una quarantina di minuti o fino a che lo stecchino inserito non esca asciutto.
As simple as that.
Buona colazione
(PoveraPazza)
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