"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

23 febbraio 2013

avere il gatto sul fuoco

 
Stamattina mi è tornata in mente questa espressione che la zia Mariuccia andava ripetendo, trafelata, in prossimità dell'ora di pranzo. "Ho il gatto sul fuoco!" che, lungi dall'essere presa alla lettera (sto cucinando un gatto) significava: non ho niente di pronto, i fornelli sono spenti, ci dorme persino il gatto.

Questo blog ha il gatto sul fuoco da parecchio tempo. Nel caso della zia Mariuccia si trattava di una finzione letteraria, lei non aveva mai il gatto sul fuoco. Mai.
Qui invece non si cucina, se non poco e male. Senza piacere, senza fantasia.
Cucinare è cura. Nutrire è cura.
Se non si ha nessuno da curare la creatività latita. Per me sola non ho l'energia neppure per una spesa che vada oltre due arance e un litro di latte.
Tornerò ad accendere i fornelli, non ne dubito. Per il momento studio, cerco stimoli che non arrivano. Non facilmente.
Ho bisogno di costruire, di creare ma non ne ho la forza.

Allora meglio un decoroso cinese take away che un cattivo pranzo cucinato senza voglia.

(PoveraPazza)

5 commenti:

Il fra ha detto...

Questo post mi ti fa voler bene, non che ci volesse questo post.

Conosco bene la differenza tra cucinare e non cucinare, un fatto di volontà e di dovere, un fatto di condivisione pure una incazzatura.

Poi ci si esibisce quando si invita, quando si vuole bene, si è riconoscenti.
Tu sei come Babette, ricordatelo! lei, quando le due sorelle che la ospitano, resuscitate dal memorabile pranzo, le chiedono: Adesso come farai, hai speso tutti i soldi della vincita nel pranzo che ci hai cucinato.
Lei, Babette, risponde: Un artista non è mai povero.

Se chiediamo in prestito a un take away il talento è solo perchè per mostrare talvolta bisogna saper nascondere.

Il fra

Ornella ha detto...

Sante parole... è un po' come quando io mi ritrovo a dover mangiare sola, odiandolo finisce spesso che non riesco nemmeno a mettermi ai fornelli!!!!

ha detto...

questo cinese qui potrei mangiarlo pur'io. chiare parole condivise

ha detto...

questo cinese qui potrei mangiarlo pur'io. chiare parole condivise

Anonimo ha detto...

Fa male alla salute e all'umore ed è la rovina del foodblogger! Da sola da mesi e mesi per trasferta del marito, mi trovo costretta ad invitare amici un paio di volte la settimana per darmi una ragione per cucinare e una (vaga) opportunità di postare. Che faticaccia e come ti capisco!