milanese in cerca di identità?
E' stata la mia prima volta al congressone e ne sono uscita con le ossa rotte: un frullatore di facce, gesti, luci, stimoli, provocazioni, genio, profumi, sapori, rumori, musica, immagini, persone.
Poche emozioni, forse fagocitate da tutto il resto.
Dovrei scrivere tra qualche giorno perchè affiori nel ricordo cosa è stato veramente importante, ma ci provo anche ora.
Il coup de foudre è scattato per due francesi per caso: Inaki Aizpitarte e Mauro Colagreco. Uno basco l'altro argentino, l'uno spirito libero e l'altro "coltivato", entrambi una scoperta.
Inaki mi ha sedotta con il centrifugato di ceviche, servito con lamelle di pesce congelato passato alla mandolina e spolverato di polvere di lampone.
Talmente sorprendente da non richiedere alcun commento.
Inaki e Agata |
Colagreco è stato il primo a rappresentare il bosco, una tendenza pare imprescindibile a Identità.
Mi è piaciuto molto l'uso di tuberi noti e sconosciuti trattati in modi differenti: cotti in forno, marinati, crudi, fritti, accostati a una "terra" di quinoa cotta a risotto, a chips di pelle ti topinambour e a un biscuit di spinaci e infusione di muschio. La fotografia dello schermo ahimè non rende giustizia a un piatto magnifico.
L'infatuazione per entrambi rischia di diventare amore: pare che i loro ristoranti (Chateaubriand di Parigi e Mirazur di Mentone) siano accessibili anche per portatori di visa classic (no gold - no platinum).
Per tornare chez nous ho apprezzato molto Niko Romito: il video d'ordinanza (altro must) era di una tale eleganza e perfezione formale da essere commovente.
Il suo pensiero (del momento?) pare essere l'estremizzazione e radicalizzazione dei sapori.
La melanzana arrosto che ha presentato ne è un esempio: l'ortaggio viene glassato con estratto di melanzana concentrato. Implosione ed elevazione a potenza.
E per finire Magnus Nillson e il suo osso di brontosauro alla brace, segato in diretta come solo i vikinghi sanno fare. Giovane, svedese del nord più estremo, mi è piaciuta molto la poesia dettata dalla necessità: il porro conservato sotto la sabbia, il tubero e l'orzo fatti germogliare per sopperire alle mancanze di una terra meno generosa di altre.
Mi accorgo di sentirmi più affine a chi accosta i sapori senza mescolarli, lasciandoli puri. Magnus addirittura evita tutti i condimenti (anche il sale) perchè ognuno possa regolarli come crede.
Non parlerò della filosofia di Massimo Bottura (miglior cuoco dell'universo per quest'anno) e della sua rappresentazione barocca à la Greenaway dell'uccisione della lepre (bosco, preda, sangue), non parlerò dell'ermetismo di Narisawa e del suo brodo di terra, non parlerò di Gennaro Esposito e del suo meraviglioso risotto al limone con crudo di triglia, non parlerò di Gino Sorbillo che andrò a trovare quanto prima, nè degli Alajmo che non mi son piaciuti. Neppure saprete niente del mojito alla mela o della piccola colazione di Iwasaki.
Così alla prossima edizione ci venite anche voi!
(PoveraPazza)
..Ho ancora pagine e pagine di geroglifici da decifrare, magari tra un pò ci torno su e provo, invece di blaterare soltanto..
6 commenti:
io per tornare a Mentone da Colagreco potrei anche farmi fare la piega, e ti assicuro son cose!
Dani, che ridere, mentre tu commentavi da me io stavo commentando da te!!!
Ah, non ci siamo incrociate! Che peccato!
E che Vico sia!!!! :)))))
Pentapata racconta racconta!
Roberta: pensavo a te ieri. No, neppure vista di striscio, mi spiace molto.
Reb e Lydia: programmiamo la gita? Già fremo.
cibou: il prossimo anno vi vogliamo milanesi, prometti, dai!
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