"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

19 aprile 2010

Zuppa speziata di lenticchie rosse: comfort food made in India

Comfort food (cibo-consolazione), ovvero, ciò che scalda il cuore attraverso il gusto. Cibo che lenisce malanni e  tristezza o che, piuttosto, evocando, riempie di nostalgia.

La categoria astratta del comfort food dà vita a un caleidoscopio di svariatissime realizzazioni nelle cucine del mondo. Va da sé che la consolazione degli uni può spesso incarnare il più nero incubo degli altri: si pensi all'isaw filippino, un amatissimo cibo di strada costituito da intestini di pollo bolliti, o, di contro, a un delizioso,  filante trancio di pizza margherita nostrana, veleno per le centinaia di milioni di cinesi intolleranti al lattosio!  Le zuppe sembrano però essere fonte di consolazione per i palati di mezzo mondo: le nostre nonne ci hanno preparato taniche di brodini e consommè di pollo per alleviare tossi e raffreddori; i giapponesi si rinfrancano con la elegante zuppa di miso; persino gli americani, il cui cibo-consolazione è spesso contiguo al junk food (cibo-spazzatura), si deliziano con una strepitosa zuppa di vongole: il famoso clam chowder del New England.

Dai natali partenopei ho ereditato un ricchissimo carniere di comfort food. In realtà, l’irrefrenabile sciovinismo gastronomico (sono sicuro che il migrante-alla-rovescia ViPeron prima o poi  vorrà elaborare sul tema) rende ogni napoletano fuorisede stucchevolmente sentimentale e propenso alla lacrimuccia ogni volta che le sue nostalgiche papille gustative incrociano il paradiso perduto di un qualsivoglia sapore di tradizione. Tuttavia, quella che mi accingo a descrivere è una deliziosa zuppa esotica che è il cibo-consolazione per eccellenza di milioni di Indiani e che, da quando l’ho provata, scalda anche il mio cuore, al pari di  un sublime manicaretto preparato dalle mani d’oro di mammà.

L’ingrediente di base della zuppa è la comune lenticchia rossa spezzata (masoor dal), un delicato legume dal gusto discreto che cuocendo perde persino quel suo deciso colore aranciato per assumere le tenui sfumature dell’ocra. Le spezie che ne esalteranno il sapore sono lo zenzero, la curcuma, un pizzico di asafetida in polvere (opzionale), semi di cumino, semi di coriandolo macinati e peperoncino rosso in polvere. Il procedimento è assai semplice (le dosi sono per quattro persone). Dopo aver abbondantemente risciacquato 200 grammi di lenticchie, poniamole in una pentola dal fondo spesso contenente un litro di acqua fredda e portiamo ad ebollizione. Aggiungiamo quindi un pezzetto di zenzero di circa quattro centimetri, non sbucciato e tagliato a metà longitudinalmente, insieme a mezzo cucchiaino da tè (2.5ml) di curcuma. Aggiungiamo infine un cucchiaino da tè (5ml) di sale, copriamo parzialmente la pentola e lasciamo sobbollire per circa 50 minuti, avendo cura di mescolare spesso e di rimuovere periodicamente la schiuma che si forma in superficie. La cottura prolungata dissolverà le lenticchie. Rimuoviamo lo zenzero:  la base della zuppa è pronta.


La speziatura della zuppa segue il metodo Baghar della cucina tradizionale indiana: poniamo in una piccola padella (preferibilmente di ghisa) tre cucchiai da tavola (45ml) di burro chiarificato (l’onnipresente ghee) e scaldiamo a fuoco vivissimo. Appena il ghee comincia a far fumo, aggiungiamo un pizzico di asafetida e, qualche secondo dopo, un cucchiaio da tavola (15ml) di semi di cumino. Lasciamoli sfrigolare per qualche secondo e versiamo un cucchiaio da tavola di semi di coriandolo macinati e un quarto di cucchiaino da tè di peperoncino rosso in polvere (chi non ama il piccante diminuisca la dose). Molto rapidamente, versiamo il contenuto della padella nella pentola contenente le lenticchie, mescolando e facendo attenzione agli schizzi! 

La zuppa va servita caldissima, guarnita da una generosa spruzzata di coriandolo fresco tritato  

Che consolazione! (GeppetNo - Photo by Renzo)

5 commenti:

PoveraPazza ha detto...

L'avessi avuto stasera, questo cibo-consolazione!
Mi hai fatto tornare alla mente il clam chowder che adoro e che cucino per chi amo.
Domani provo la lenticchia.
Intanto, ti abbraccio!
d-

ViPeron ha detto...

Caro GeppetNo la miniera dello sciovinismo gastronomico napoletano avro' certamente occasione di scavarla. Preparatevi al racconto tragicomico degli gnocchi di prugne imbanditi ncopp' a posillipo.
Per la foto, uno sill life degno di Irving Penn!
(Viperon)

Unknown ha detto...

@D., spero mi ami abbastanza da prepararmi
il clam chowder.

@ViPeron, l'orgasmo per il post sulla dittatura della provola e della pummarola sta montando!

Circa la foto, e' tutta opera di Renzo, che ha consumato chili di preziose spezie e lenticchie prima di essere costretto a convergere!

Simo ha detto...

ciao, ho visto che cercavi notizie sul dado vegetale home made...se ti va guarda come lo faccio io...
Io utilizzo il Bimby, ma con l'aiuto di un buon frullatore e poi di una bella casseruola antiaderente, puoi tranquillamente convertire la ricetta.
Per qualsiasi delucidazione scrivimi pure.
http://pensieriepasticci.blogspot.com/2008/11/dado-vegetale-casalingo.html
Ciao e buona giornata

Unknown ha detto...

grazie simo! ora guardo e imparo!