"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

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23 maggio 2013

cialde -un altro modo di preparare la bieta

 


 Riflessione sul blogghettino: ormai ha preso una deriva quasi esclusivamente vegetariana.
Sarà che qui non si cucina niente di "finto" o dedicato alla pubblicazione. Qui si cucina per sè e ciò che si cucina si pubblica. Capita raramente che si cucini qualcosa di animale e in genere avviene quando ci sono ospiti di riguardo. Gli ospiti amici, quelli di casa, son trattati come pezze da piedi e nutriti a biada e fieno. Sempre che ci siano, gli ospiti. Che se uno lavora fino alle ore canoniche poi ospiti non ne può avere.
Cambierà. Per ora vi toccano le

Cialde di bieta da costa

600g bieta da costa
1 uovo
2 fette di pane casereccio (il mio autoprodotto e a lievitazione naturale)
50 g formaggio a pasta dura, il mio di capra
un cucchiano di spezie a scelta (le mie NoMU , African Rub)
due bicchieri di latte
sale
olio d'oliva

Portare il forno a 180°.
Ammollare il pane nel latte tiepido.
Mondare la bieta, separando le coste dalle foglie. Lavare bene, benissimo anzi.
Cuocere separatamente coste e foglie, senza aggiungere altra acqua oltre quella rimasta dal lavaggio.
Scolare entrambi e far raffreddare quel tanto che permetta di strizzare la verdura con le mani. Strizzare bene, elimanando la maggiore quantità di acqua possibile.
Strizzare anche il pane. Trasferire il pane in un mixer e tritare grossolanamente.
Tritare a coltello la verdura. In una grossa ciotola mescolare verdura, pane, uovo battuto, formaggio grattugiato, spezie e poco sale.
Rivestire il fondo di una teglia di carta da forno, ungere con una lacrima d'olio.
Trasferire il composto in strato sottile. Cuocere in forno caldo per una trentina di minuti.
Lasciare raffreddare e tagliare a fette regolari.
Le cialde sono una schiscetta perfetta, con o senza insalata di contorno.

(PoveraPazza)




29 aprile 2013

"baklava" salata

 Brevissimo post, di un esperimento riuscito.
L'altro giorno pensavo alla baklava, a quanto mi piaceva il croccante della pasta phyllo e della frutta secca  e mi son detta: perchè non provare una versione salata?
Avevo a disposizione delle bietoline freschissime così è nata la baklavizzazione della pasqualina. Più o meno.
Le prossime volte cambierò solo una cosa: invece di dividere i fogli in due tegliette userò una confezione per una teglia sola, aumentando l'ultimo strato.

Per due piccole teglie:

1 confezione di  pasta phyllo (la mia surgelata ma si trova anche fresca)
600 g di bietoline
buccia grattugiata di un limone
due cucchiai di  mandorle tostate e tritate grossolanamente
tre rametti di  timo fresco
200g di Seirass o ricotta di fuscella o ricotta di buona qualità
30g burro fuso
2 uova
sale pepe

Lavare molto bene le bietoline, di cui si utilizzeranno anche i gambi. Scolarle e farle stufare senza aggiunta di altra acqua e per pochi minuti. Trasferirle in uno scolapasta perchè perdano la maggior parte del liquido di cottura.
In una ciotola mescolare ricotta,le uova, le foglioline di timo e buccia di limone.
Strizzare molto bene le bietoline e tagliarle a coltello, aggiungerle alla crema di ricotta e aggiustare di sale e pepe.
Spennellare di burro le due teglie. Dividere a metà i fogli di phyllo. Foderare con due fogli il fondo delle teglie e proseguire a comporre gli strati ponendo un foglio di phyllo spennellato di burro, due cucchiaiate di ripieno e un cucchiaino di mandorle tostate.Proseguire fino all'esaurimento del ripieno, finendo con almeno due fogli di phyllo, sempre spennellati di burro.
Prima di infornare tagliare la "baklava" a quadretti perchè da cotta sarà molto difficile farlo senza produrre una enorme quantità di briciole.

Cuocere in forno a 180° per 45-50 minuti o fino a quando la superficie non sarà dorata.

As simple as that, ma un buon pranzo.

(PoveraPazza) sempre in silenzio stampa.

13 luglio 2012

cake quinoa e fagiolini - esperimento no. 1

Un modo per curare il nervoso è cucinare. Un modo ancora migliore è cucinare qualcosa di nuovo. La meraviglia è cucinare qualcosa di nuovo che si è pensato tornando a casa dall'ufficio.
Ieri sera è toccato a questo cake sperimentale con farina di quinoa, farina semintegrale bio e verdura. E' vegetariano ma peccaminoso. Prometto a Roberta che ne farò una versione sanissima : il progetto è infatti confrontare due cake quinoa-verdura cucinati usando due diverse modalità. Ma ne parlerò più avanti.
Intanto accontentatevi di questo, che sarà il mio pranzo di oggi.

Per uno stampo da cake (il mio di silicone):

14 maggio 2012

un bel pranzetto in verità, in verità, in veritàààà

 
Voi che avete fatto nel fine settimana? Io ho fatto nascere il mio primo pane acido, ho aspettato che uscisse il libro per bene, ho visto un film (brutto) di Tim Burton (ma se li hai visti tutti tranne Alice in Wonderland mica ti puoi esimere), ho guardato un sacco di pioggia cadere, ho rivisto una persona dopo tanti tanti tanti anni. E' strano, davvero. Ci si ricorda da ragazzi, da bimbi quasi. E intanto la vita ti passa veloce, vivi in altre città, chissà che gente conosci, che lavoro fai. Hai sempre le snickers ma la barba bianca, o i capelli rossi - dipende.

Vabbè, quanto sopra non ha attinenza alcuna con il mio pranzo della domenica.
Un bel pranzetto, verde e non sciapo. Quando mi sentirete inneggiare al tofu vorrà dire che son pronta a diventare vegana. Fino a quel momento uovalatteformaggio me li mangio. 
E son contenta così.

Flan di asparagi (per quattro persone o due con riporto al pranzo del lunedì)

5 ottobre 2011

indovina che c'è nella polpetta (con ricetta)

 
 Dopo una crema cochon ci vuole un pranzo leggero. E già questo è un indizio. 
Tanto vale dirlo subito: al vincitore non andrà alcun premio.  Solo la consapevolezza di essere il più sveglio di tutti1
Regole: non conta dire "semi di sesamo" perchè si vedono.
Alex non può partecipare, che lei sa di che si tratta.
Tutti gli altri sono invitati a dire la loro. Oddio, non che sia difficile.
E' una ricetta-schiscetta (il bentobox lo abbiamo inventato noi, ovvia) che ho sperimentato con gran soddisfazione seduta alla mia scrivania dopo la solita e devastante lezione di pilates (apro una parentesi: sarà normale che il pilates faccia sudare come un'ora di corsa? Forse se hai un istruttore sadico sì - mi rispondo da sola).
Dunque, fiato alle trombe, lettori cari (cinque o sei lettori cari): scatenate (ehmm) la vostra fantasia e domani avrete la risposta.

26 luglio 2011

fiori di zucchina ripieni, campanosabaudi

Mi sogno le vacanze. In questo periodo dell'anno devo aver esaurito tutte le energie, anche la riserva segreta, quella per i momenti down. Sogno posti da vedere, organizzo viaggi per il prossimo anno, aspetto.
Aspetto le tre settimane in cui avrò l'illusione di essere libera e padrona del mio tempo.
Libertà a termine, curioso.
Nel frattempo cucino, inforno, salto, cuocio. Tanto non fa caldo.  Considerando che sono a dieta (non ferrea) devo trovare commensali che consumino la produzione. Non difficile e piacevole.
Nel fine settimana ho prodotto fiori di zucchina ripieni. Filippo mi ha regalato una cassettina di fiori appena colti, rovesciati in modo che fosse facile farcirli, come faceva la zia Mariuccia nelle mattine d'estate della mia infanzia. Ricordo il tavolo di cucina ricoperto delle corolle gialle che sarebbero diventate  bocconcini deliziosi. Finger food ante litteram.
In Piemonte i fiori di zucchina si farciscono con un ripieno di arrosto, bieta, pane ammollato nel latte, salumi tritati, aglio, prezzemolo e uovo. In proporzioni variabili a seconda di cosa è avanzato.
Io mi sono inventata un ripieno più leggero e meno connotato geograficamente che unisca il salume piemontese con la ricotta e provola di tradizione campana.


29 giugno 2011

albicocche piccanti

Ecco, mi sono fissata. Per un pò sarà così, poi mi passerà. Mi succede sempre: mi innamoro di un'idea tanto da farla diventare un'ossessione. Poi mi disamoro e bon, tutto torna come prima. Non sono tipo da discipline, non sono meticolosa. PoveraPazza come il nome, mi infiammo e mi spengo in un amen.
La fissazione attuale è: devo dimagrire. Due chili, mica cotiche. Dunque ho scaricato le apposite app di esercizi e diete. Tutto in corrispondenza della settimana più calda dell'anno, quella in cui dimagrirebbe anche il peggior appassionato di polenta e brasato.
Epperò ho deciso così, dunque devo mangiare 6 volte al giorno piccole porzioni e niente carboidrati (a meno che 10 gr di pane siano carboidrati).
Per la prossima settimana (non prevedo che l'amore durerà più di così) mangerò quello che mi dice la app e vivrò nel ricordo dei miei mangiarini creativi. Vabbè, ho un piccolo sgarro alicioso venerdì, ma non contiamolo.
Prima di cadere nel vortice, però, ho fatto in tempo a produrre quanto segue: albicocche speziate che si possono mescolare a couscous, bulgur, basmati o a cereali misti integrali , come nel mio caso.
Si possono servire come contorno a carni arrosto o a verdure al forno . Io l'ho mangiato così, plain.

Per quattro persone (come contorno):

10 giugno 2011

primo soufflé, per me


Ieri mi sono imbattuta nella ricetta di Fragole a Merenda, un post bellissimo, una ricetta precisa e spiegata bene ma bene!
La giornata era muffa, l'umore peggio, gli asparagi in frigo.
Mai fatto un soufflé prima di questo, perchè tanto non può venire. 
 Invece viene, è buono, ed è chic da morire.
Un terzo nelle quantità della ricetta in questione, a cui vi rimando, mi ha risolto cena e pranzo.
Una nuvola.
(PoveraPazza)

5 giugno 2011

settimana arancio: 3 - insalata P3 peschepollopeperoni

 Poi la pianto con l'arancio? In effetti avrei ancora un mangiarino con le albicocche, salato. Ma vediamo se mi gira di mettercelo oppure no. Questa insalata è bellissima, coloratissima, estivissima. Manca solo l'estate, per ora. Arriverà, ho informazioni certe in proposito.
Non fatevi spiazzare dall'abbinamento frutta-verdura-carne, che anche detestatori delle contaminazioni come Al, hanno apprezzato.
Apprendiamo or ora dalla Cermania che forse è colpa dei germogli tutta 'sta epidemia. Ho cercato di sterminare le mie amiche senza saperlo, l'ultima volta che ci siamo viste. A quanto ne so son vive tutte, ma faccio butto i semi, che è meglio.
Vado con la recipe, che questa volta è inglese (vabbè inglese, più o meno):

per 3:
1 petto di pollo intero, circa 500 g
poco olio d'oliva sale pepe nero
una manciata di foglie di menta, intere
una trentina di foglie di basilico, intere
due manciate di crescione, i gambi più duri eliminati
1 peperone rosso
due pesche o nettarine

per il condimento:
succo di un limone o lime
2 cucchiai di colatura di alici
2 cucchiai di zucchero di canna
1 cipollotto intero o mezza cipolla novella
2 peperoncini rossi freschi


 Facile facile facile:
preriscaldare il forno a 200° e cuocere per 20-25 minuti il petto intero, con sale pepe e un filo d'olio, rigirandolo a metà cottura. Spegnere e lasciar riposare dieci minuti.
Preparare il condimento: tritare finemente i peperoncini e il cipollotto, unirli al succo di limone, alla salsa di pesce e allo zucchero (non temete, ci sta bene nonostante paia azzardato).
Mondare e lavare le erbe, lasciando intere le foglie. Asciugarle e metterle in una ciotola.
Tagliare il peperone a spaghetti lunghi e abbastanza fini.
Tagliare a metà le pesche, togliere il nocciolo e tagliare a grossi pezzi.
Unire alle erbe anche frutta e verdura.
Tagliare il pollo a striscioline e unire al resto. Condire con la salsa preparata.
Lasciar riposare 5 minuti e mangiare con soddisfazione.


(PoveraPazza)

27 maggio 2011

catafottuto senza glutine

Non ho tanto tempo oggi per raccontare le solite stupidate introduttive.
Però mi preme lasciarvi questa piccola ricetta, un classico per tutte le stagioni ma ottima per i pranzi estivi, servita tiepida o fredda. La particolarità di questo, che lo rende ancora più leggero, è l'uso della farina di riso e dello yogurt invece della panna.
Come sempre nei catafottuti (hysterialanguage per clafoutis) si può usare qualunque verdura, ma io avevo numero 4 zucchine biologiche belle belle. Due le ho usate per questo piatto e le altre due, insieme a un peperone giallo e a una mattonella di tofu fumè, per una buona insalata di quinoa profumata al mio coriandolo del terrazzo.

Presto presto che devo scappare (per finire presto e precipitarmi al concerto arancio di stasera):
2 zucchine medie
1 piccolo cipollotto
2 belle cucchiaiate di formaggio grattugiato (io ragusano)
2 uova bio
2 cuchiaiate di yougurt greco
50 ml di latte
50 gr di farina di riso
1 cucchiaino di lievito per torte salate
1 mazzetto di erbe tritate (io tutte quelle che ho trovato in terrazza..)
sale, pepe, olio d'oliva
2 grappolini di pomodorini ben maturi
--
Nel forno a 160° cominciare a fare appassire i pomodorini, con un pochino di sale e una lacrima d'olio.
Preparare il clafoutis.
Tagliare a rondelline le zucchine e tritare il cipollotto. Fare appassire quest'ultimo in una padellina senza fargli prendere colore. Aggiungere le zucchine e cuocere per 5 minuti, in modo che siano appena tenere ma non cotte. Salare e lasciare da parte.
In una ciotola battere le uova, aggiungere lo yogurt, il latte,le erbe,  poco per volta la farina e da ultimo il lievito.
In una piccola pirofila fare uno strato con le zucchine, coprire con la pastella preparate.
Finire con i grappoli di pomodorini - quasi - confit (che saranno del-tutto-confit a termine cottura).
Cuocere per una ventina di munuti in forno a 180° o fino a quando il clafoutis sar dorato.
 Lasciare intiepidire e gustare. Buono a tutte l'ore.
(PoveraPazza)

7 marzo 2011

gnocchi di riso (ma anche pollo sesamo limone)


Quando si va in gita da Kathay (i milanesi e limitrofi sanno) si torna con sporte di cibi esotici che poi non ci si sogna di usare chissà per quanto tempo. Ai miei compagni mangiatori questi gnocchi di riso piacciono, tanto che al ristorante li ordinano sempre. Io non sono così entusiasta, però devo dire che il risultato non è male.
Ho provato a scattare le foto con l'iphone, mi sa che tornerò alla mia macchinetta, più vetusta ma - almeno lei - affidabile.
Come saprà chi legge le mie vicende su FB a causa di un aggiornamento del sistema operativo, ho perso (e nessuno le sa ritrovare - spero che la MelaMorsicata si metta una mano sulla coscienza e risolva il problema - non solo mio) TUTTE le foto degli ultimi tre anni. Quindi India, quindi più di un Lisbona, quindi Croazia, quindi molti molti cibi - non tutti memorabili ma qualcuno sì.
Vabbè, mi rassegno. Dico a tutti da anni che sono zen: è venuto il momento di dimostrarlo.

Dunque, un piatto domenicale ideale: veloce e colorato. Se si usa un intero pacco di gnocchi di riso avanzerà un enorme quantitativo buono per la schiscetta del giorno dopo.
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Per quattro persone:

GNOCCHI
1 pacco di gnocchi di riso (messi a bagno la sera prima)
2 porri (senza la parte verde)
4 -5 cm di zenzero, sbucciato e grattugiato
2 carote medie
2 coste di sedano
un pugno di piselli freschi
1 piccolo cavolo cinese o della scarola
200 gr di germogli di soia
coriandolo tritato
olio di sesamo e salsa di soia
POLLO
1 piccolo petto di pollo, tagliato a striscioline
1 limone, succo e scorza grattugiata
semi di sesamo
olio d'oliva, sale, pepe
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Facile facile: nel wok fare appassire le rondelle di porro e lo zenzero grattugiato in poco olio di sesamo. Aggiungere carote a bastoncini e sedano a tocchetti. Appena ammorbiditi unire anche il cavolo cinese o la scarola a striscioline e infine i germogli.
Aggiungere un pochino d'olio d'oliva e tre- quattro cucchiai di salsa di soia e far saltare le verdure con gli gnocchi ammorbiditi e scolati. Saranno necessari almeno cinque minuti.
Cospargere con coriandolo tritato.

Mentre le verdure si amalgamano agli gnocchi, in una piccola padella saltare in poco olio  il pollo a striscioline ed i semi di sesamo. Salare leggermente. A cottura quasi ultimata bagnare con il succo di limone e guarnire con la buccia grattugiata.

Servire gli gnocchi come contorno della carne o viceversa.
La consistenza un pò viscidina di entrambi i piatti fa molto listolante di ciaina taun vero. O almeno verosimile.
 

(PoveraPazza)

25 febbraio 2011

un po' di cina nell'orzo

Sono preda dei sensi di colpa. Quando apro la dispensa e vedo pacchi di farine, cereali e legumi lì giacenti e inoperosi da tempo immemore mi sento male.
Il buon proposito della primavera (dai, sta arrivando..) è : utilizzare tutto il giacente prima di comprare qualcosa di nuovo. E vale anche per creme e pappine beauty-cose varie che, non so perchè, dopo l'entusiasmo iniziale vengono abbandonate a metà. Sempre.
Bon, bando alle ciance, e passiamo agli ingredienti, per quattro robusti mangiatori:
orzo gr. 200 (si gonfia tantissimo in cottura)
1 cavolo cinese
2 carote
3 piccoli scalogni
1 filetto di merluzzo senza pelle e spinato
un bel pezzo di zenzero fresco (4 cm, almeno)
2 cucchiai di olio di sesamo
2 cucchiai di salsa di soia
olio d'oliva, sale
--
Sciacquare l'orzo e lessarlo con le modalità indicate sulla confezione: 2 parti di acqua per ogni parte di orzo, per 30 minuti. Scolarlo e lasciarlo da parte.
Preparare un soffritto con lo scalogno tritato, lo zenzero grattugiato e l'olio di sesamo. Appena lo scalogno diventa traslucido aggiungere le carote a bastoncini e dopo qualche minuto il pesce a dadini.
Lasciare insaporire bene. A questo punto unire al fondo un cucchiaio d'olio d'oliva e il cavolo cinese a striscioline.
Da ultimo aggiungere l'orzo lessato, mescolare bene e saltare per tre minuti. Condire, a piacere, con salsa di soia e servire caldissimo.
PoveraPazza e le sue prime foto all'aperto dell'anno

8 ottobre 2010

I had a dream: torta di riso


Se vi dico che questa torta l'ho sognata, ci credete?
Mi son svegliata con l'idea che la torta di riso salata era non solo possibile, ma auspicabile.
Ho scoperto l'acqua calda, però. Pare che in Liguria sia arcinota. Vabbè, giochiamo che l'ho pensata io e mai nessuno al mondo prima.
E fatemi contenta, che è venerdì, il tempo è brutticchio e ho impegni istituzionali per il weekend che mi impediscono il meritato svacco  riposo.
--
La pasta è semplicissima, una specie di pasta da pizza ma senza lievito:

300 gr di farina 0, 1 cucchiaino di sale,
3 cucchiaio di olio extravergine di oliva
acqua tiepida qb (circa 150ml)

Fare la fontana : nel cratere mettere sale, olio e acqua. Impastare con energia fino ad ottenere una pasta abbastanza morbida. Coprire e lasciare in luogo tiepido (il classico forno con la lampadina accesa).

per il ripieno:
1 kg di zucchine piccole, 4 cipollotti novelli o due piccole cipolle fresche, pochissimo olio,
100 gr di riso (io ho usato il Carnaroli ),
4 uova
80 gr di parmigiano grattugiato
timo maggiorana santoreggia
sale e pepe

Saltare i cipollotti affettati finemente in poco olio d'oliva. Nel frattempo grattugiare le zucchine mondate con la grattugia a fori grossi o con il robot. Sbattere le uova. Unire in una terrina il riso CRUDO, le zucchine, i cipollotti, il parmigiano e le erbe tritate finemente. Mescolare e aggiustare di sale e pepe.
Dividere la pasta in due palline, una più grande che farà da base ed una più piccola che servirà da copertura.
Stenderla in due dischi sottili. Foderare con il disco grande una tortiera ad anello mobile (io ho solo quella, quindi deve andare bene per forza), bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta e riempire con il ripieno.
Chiudere con il secondo disco avendo cura di pizzicare i bordi per sigillare il contenuto. Io non devo aver sigillato troppo bene perchè in cottura si è aperta un pò. Anche qui bucherellare la superficie, spennellare d'olio e cuocere in forno a 180° per un'ora abbondante.

In questa stagione meglio gustarla almeno tiepida. D'estate sarà il perfetto picnic da spiaggia.

La cosa più divertente è che il riso si cuoce perfettamente ma non si scuoce. Una specie di basmati nostrano, insomma.
Ho in serbo alcune (se non parecchie) sorprese per la prossima settimana.
Intanto, buon weekend a tutti.

(PoveraPazza)

1 agosto 2010

Disastro e redenzione (con deus ex machina): polpette di melanzane.

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II PARTE: REDENZIONE (CON DEUS EX MACHINA)

Per godere appieno della catartica redenzione, caro e paziente lettore, ti toccherà rifare una capatina agli inferi e rileggerti l'oramai stantia cronaca del disastroso esperimento con le polpette esplosive perché troppo acquose.

Fatto? Bene, il resto della strada è in discesa. 

Ho colto l'occasione di una recente trasferta padana della imprecisa genitrice per costringerla a eseguire la preparazione delle problematiche polpette sotto i miei occhi attenti: con stupore ho constatato l'estrema  semplicità del procedimento. Santa donna! In fondo quel suo mantra: "stai tranquillo, è facile" aveva una sua  raison d'être.

Proseguo con ordine: per 12 polpette serviranno un chilo abbondante di melanzane lunghe (quelle tonde, per quanto più polpose, tendono a rilasciare più acqua),  pan grattato, due uova, un mix abbondante di parmigiano e pecorino grattugiati, sale, pepe, una generosa manciata di basilico, farina e 12 cubetti  dell'immancabile provola affumicata fresca, quella che i napoletani tenderebbero a integrare in qualsivoglia ricetta (persino ViPeron, una volta vittima della provola, nè è diventato schiavo: lo testimoniano i suoi ultimi post!).

In primo luogo, le melanzane vanno sbucciate. Mi sembra già di sentire i rimbrotti degli sdegnati adoratori  della mela insana che sanno - i buongustai - quanta bontà si celi in quel lucido tegumento violaceo. Beh, mantenete la calma:  se proprio non ce la fate a far transumare le bucce nell'umido, tagliatele a quadretti e friggetele: saranno un'ottima aggiunta a un intingolo a base di pomodori San Marzano "schiattati", aglio e una manciata di basilico con cui condire una pasta estemporanea. Ma questa è un'altra storia.

Insomma, sbucciamo 'ste melanzane,  dividiamole in due/tre pezzettoni ciascuna e lessiamole in abbondante acqua (non salata). Una volta scolate, le lasciamo raffreddare per poi schiacciarle e strizzarle con l'ausilio di una garza e di un cinese fino all'ultima goccia d'acqua. Vi prego di apprezzare appieno la portata del corsivo, a meno che non vogliate deliziare i vostri cari con giochi pirotecnici di olio bollente. Se disponete di terrazzo soleggiato, consiglierei anche una certa esposizione del bolo verdino risultante dalla precedente operazione ai raggi di Helios, al fine di sottrarre ulteriore umidità. Quando l'ho suggerito alla mamma-dea ex machina, questa mi ha mandato a quel paese senza tanti convenevoli: due cucchiai di pangrattato sortiranno lo stesso effetto, ha  vaticinato. Che dire. Fiat voluntas tua. Amen.

L'impasto così ottenuto va comunque lasciato riposare per almeno un'ora.

Trascorsa l'ora, aggiungiamo due tuorli d'uova e spolveriamo di pecorino e parmigiano ad libitum.
Proviamo l'impasto, aggiustiamo di sale, aggiungiamo il pepe macinato di fresco e infine amalgamiamo le foglie del mazzetto di basilico, spezzate rigorosamente con le mani. Formiamo delle polpette leggermente schiacciate, dotandole di cuore di provola. Infariniamole una prima volta, passiamole nelle chiare leggermente sbattute delle due uova e ripassiamole nella farina. La doppia infarinatura e l'albume creeranno una corazza che trattiene gli umori residui all'interno della polpetta  e impedisce la loro fuoriuscita esplosiva durante la frittura (ecco svelato l'arcano!). Frittura che deve svolgersi, in olio extavergine di oliva, a temperatura media per dare tempo alla polpetta di cuocere al suo interno.







Queste polpette, soffici e profumate, sono squisite sia calde che fredde.

Prima di prendere commiato, vorrei scusarmi con i frequentatori del blog per la bassa qualità  delle mie illustrazioni. Amo il cibo. Toccarlo. Annusarlo. Prepararlo. Soprattutto, mangiarlo. Tutte cose che, fuor di modestia,  mi riescono abbastanza bene, specie l'ultima.  Ma soffro di una totale incapacità per ogni forma di rappresentazione artistica dello stesso. Vedo le presentazioni e le foto di Povera Pazza e provo profonda vergogna per le mie pochezze. Sono un foodblogger a metà. Forse a un quarto. 

Così è (se vi pare).

(GeppetNo)

9 luglio 2010

phyllopasta & caviale di melanzane - medioriente concentrato



La pasta phyllo è stata irreperibile per mesi e mesi. All'esselunga devono aver deciso che non è abbastanza trendy e non la si trova più. L'altro giorno nel supermercato scamuffo vicino all'ufficio L'HO VISTA.
Comprarla, farcirla e infornarla è stato rapido come un battito di ciglia.
Finzione scenica, naturalmente.
Porto a casa il tesoro e spulcio, sudo, rispulcio, risudo, smanetto. E poi decido: la phyllo si porta con melanzane (il pomo cattivo di GeppetNo) e feta, e coriandolo, e limone.
Dunque:
per il caviale di melanzane : 1 melanzana o suoi multipli, succo di limone, coriandolo fresco (o prezzemolo ma non è la stessa cosa), olio d'oliva e uno spicchio d'aglio, sale e pepe.
Tagliare a metà la melanzana, incidere la polpa con la punta di un coltello e far cuocere le due metà avvolte nell'alluminio in forno a 180° per almeno 30 minuti (dipende naturalmente dalle dimensioni dell'ortaggio).
A cottura ultimata raschiare con un cucchiaio la polpa e raccoglierla in una zuppiera. Schiacciare bene con la forchetta (o fare una giratina di minipimer), incorporare olio, sale, pepe, succo di limone e coriandolo tritato e lo spicchio d'aglio, tritato se siete coraggiosi, intero se siete come me.
Far riposare in frigo per un'oretta in modo che i sapori si fondano.

Per i pacchettini di phyllo: la pasta, ovviamente, 200 gr di feta, olio d'oliva, il caviale precedentemente preparato.

Nel frattempo scongelare la phyllo senza aprire la confezione che altrimenti si secca in un amen.
Inumidire un foglio per volta con le dita bagnate,
Ricoprire la parte centrale con il caviale e qualche pezzetto di feta a cubetti. Il cumino ci starebbe da dio, ma l'ho già usato troppe volte e ho lasciato perdere. Avvolgere il foglio su se stesso, producendo dei fagottini rettangolari o quadrati o triangolari. L'importante è cercare di non mettere troppo ripieno altrimenti la pasta si buca.
Spennellare le creature con olio d'oliva e infornare a 200° fino a che saranno dorati (una ventina di minuti nel mio forno).
Volendo si possono anche friggere in olio profondo, ma la mia religione mi concede il fritto solo molto, molto raramente.

Se si fan piccini sono un finger food  da antipasto - aperitivo, più grandi sono un pranzetto leggero e aromatico.

ps. sto provando a fare il bilanciamento dei bianchi con 'sta macchina. Se non lo faccio le foto vengono OK, se lo faccio fanno schifo. Abbiate pazienza, continuerò ad allenarmi.
Buon we di calura.

(PoveraPazza)

28 giugno 2010

Le CaKKe di Sophie

Non sarà una incursione tra imbarazzanti capitoli del Marchese de Sade. Il nome di questo preparato tappabuchi è la storpiatura familiare de 'Les cakes de Sophie' (se non ho malamente trascritto il titolo).
Ovviamente non mi sarei neppure sognato dell'esistenza della signorina Sophie. E' come sempre merito dell'inquitudine della Povera Pazza, che ha tanto di libro dal quale io, diligente scolaro, ho tratto qualche furtiva fotocopia. Dunque, per le referenze bibilografiche chiedete a lei.
Sta marpiona di Sophie, ha scopiazzato da qualche parte la ricetta di base della Cake e ha confezionato 'nu cuofano' di volumi in cui con la dedizione minimalista di PhilipGlass ha farcito la Cake medesima con tutto quello che può passare un banco frigo della Carrefour (sua degna connazionale) ai saldi.
Scoperto l'inganno qui se ne propone una variante che la povera mangia lumache non ha partorito (almeno per quanto si evince dalla mia personale ricerca bibliografica).


Come potete vedere dal piatto in effige la variante è context sensitive (non trasversale dunque alle gerarchie linguistiche di Chomsky). Pomodorini  (meglio se del vesuvio), provola (meglio se di agerola) basilico (di dove vi pare).
La variante più amata non è comunque questa. Essa, fedelmente tratta da pagina autografa della Sophie, usa formaggio caprino in scorza e zucchine. Devo ammetterlo, vale la pena provarla. Le preparo di solito in coppia, per stuzzicare con l'esotico il palato napoletano (impresa di difficoltà confrontabile a far intonare bella ciao al ministro onorevole Bondi) ma per blandirlo subito dopo rassicurante con il generoso seno materno.
E statevi attenti che le insidie non mancano.
Per onorare il nome di questo blog, non sono mancate le scene di panico in contesti in cui serviva un profilo elevatissimo. Ricordo un allegro consesso in cui io e il povero Amedeo Bolinari eravamo accerchiati da una greggia di zompaperete posillipine (per lo più coeve dell'uomo mascherato). Dovete sapere, anche se non serve all'economia del racconto, che la posillipina verace parla con la erre arrotata e, soprattutto, è esaurita.
Ciascuno, in questa merenda fredda con vista Capri, esibiva le sue prodezze culinarie. Io le due cacche.
Al taglio della prima (la versione neapolitana pomodori e provola) si aperse il baratro. Cruda. Terra inghiottimi. Incerto se scipparmi i panni 'a cuollo o tentare la sorte con la cacca di riserva, ho battuto la seconda via. Neanche Silvan sarebbe riuscito a far sparire la prima con maggiore destrezza. La seconda mi ha salvato.

La ricetta. Per l'impasto base (quello che ha fatto la fortuna della Sophie)
3 uova
120 g di latte intero
80 g di olio di girasole
una bustina di lievito per salati
80 g di parmigiano grattato
150 g di farina.

In una terrina sbattere le uova, unire la farina, il lievito, un pizzico di sale, a goccia l'olio, il latte tiepido e, infine, il parmigiano. Una grattata di pepe.
Si dovrebbe ottenere un impasto liscio e non eccessivamente denso.
Nell'impasto vanno uniti gli ingredienti che danno il tema.
Nel caso in questione una decina di pomodorini tagliati a metà, privati dei semi e dell'acqua e passati in padella pochi minuti per appassirli (nella seconda variante 200 g di zucchine a rondelle passate dieci minuti in padella con un filo d'olio e poi asciugate).
Aggiungere poi 200-300 g di provola a dadini (meglio se non troppo fresca per evitare un eccesso di siero).
(Nella variante 200- 300 g di caprino con scorza). Mescolare all'interno anche una decina di foglie di basilico intero (nella variante Sophie parla di cerfoglio che non ho avuto mai la gioia di vedere e che sostituisco con timo e maggiorana).
Versare nello stampo lungo e rettangolare ed infornare per 45 minuti. Per lo stampo suggerisco uno stampo rettangolare lungo. Stampi corti che costringono l'impasto su spessori eccessivi mettono a rischio la cottura interna (vedi sopra).


Ovviamente questa è una torta salata molto umida.
Non va servita calda. Si prepara in anticipo (grazie a dio) e si può servire anche il giorno successivo.

ViPeron

21 giugno 2010

quinoa, mais voilà!


Da quando ho scoperto che quinoa si pronuncia, forse, come "keen-wa"mi sono inventata duecento rime (mica difficile, direte voi) per il titolo di un post.
Siccome però non ho ancora capito se trattasi di sostantivo maschile o femminile mi sono tenuta sul vago.
Digressioni a parte, ho comprato la mia prima scatola di quinoa, biologicaequaesolidale eccetera eccetera. In bella mostra sulla confezione campeggia la scritta "si cuoce come il riso". Dunque si userà pure come il riso? Tipo, funzionerà in un'insalata?
L'insalata però è fredda, qui ci saranno grosso modo 16-17 gradi. La facciamo almeno tiepida? 
E la facciamo diventare un piatto unico che ti risolve il pranzo della domenica soprattutto se sei stato a cena fuori il sabato e hai mangiato troppo (avvertenza: leggere senza prendere mai fiato, fino a qui, altrimenti non rende..).
Quinoa, verdure, erbe e un pò di mare?
E sia.
Per tre persone (o due con molta fame o due con fame normale ma che ne vogliono avanzare una porzione per cena):
due cipollotti freschi
un porro
un peperone rosso e uno giallo
dieci zucchine microscopiche con il fiore
due bei gambi di sedano
un ciuffo di basilico
300 gr di calameretti
300 gr di code di mazzancolle
un limone
una tazza e mezza di quinoa (io ho usato quella gialla)
Lessare il quinoa in tre tazze d'acqua bollente salata fino a quando non esce la piccola spirale (carina!), dovrebbero bastare 10-15 minuti
Pulire i calamaretti e sgusciare le mazzancolle. Cuocere entrambi a vapore (sono debitrice a Viperon per questa essenziale dritta sulla cottura !!). Anche qui una decina di minuti saranno sufficienti.
Tagliare a rondelle cipollotti e porro, a dadini i peperoni e le zucchine a bastoncino, dopo aver staccato il fiore.
Saltare in un filo d'olio prima i cipollotti ed il sedano, aggiungere successivamente i peperoni e dopo qualche minuto anche gli zucchini. Lasciare insaporire tutto insieme ma non cuocere troppo a lungo, le verdure devono essere molto croccanti.
Friggere brevissimamente e poi sgocciolare i fiori di zucchina.
Tagliare ad anelli i calameretti.
Tagliare anche il sedano a rondelle.
Riunire in una ciotola le verdure saltate, il pesce, il sedano ed il basilico spezzettato.
Scolare il quinoa ed amalgare il tutto, aggiustando di sale e pepe e condire con un filo d'olio.
Presentare con i fiori di zucchina ed il limone a quarti.
Assaggiati da soli questi semini hanno un sapore direi..erboso, piacevole e strano.
Con gli altri ingredienti sono neutri e non sovrastano affatto. Considerando che paiono essere ricchissimi in proteine, mangiamocene un bel pò.
(PoveraPazza)


14 giugno 2010

composta come un'insalata


La latitanza, miei cari, perdura. Le tre superstar(s) del blog sono variamente impegnate con i loro (prestigiosi) mestieri. La PoveraPazza si barcamena tra innumerevoli ore alla sua scrivania e varie attività che la tengono lontana dalla sua creatura virtuale. Venerdì, ad esempio, è andata ad un convegno su .. rullo di tamburi.. Web4Food. Ha conosciuto, in qualità di relatrici: Genny, Jasmine, Claudia e Sara.
E un fotografo e un markettingaro del web ecc.ecc. E' stato interessante, la PP si è accorta di quanto poco sarà seria nella sua programmazione editoriale: la disciplina non è mai stata il suo forte!
Dunque weekend lungo milanese, dove ha sì cucinato ma senza fotografare. Era tardi, alcuni piatti erano già stati più e più volte documentati sul web (gyoza) e.. niente.
Si posta dunque una ricetta che la PP ha mangiato senza cucinarla.
L'ha fatta, per una volta, Francesco per lei. Ed è buona, tanto da meritarsi gli onori delle cronache.
Francesco è un fedele suddito del sito della Cucina Italiana.
Apre il frigo, decide quali sono gli ingredienti da eliminare (tipicamente le verdure, così se le leva di torno), getta tutto nel motore di ricerca e cucina il risultato.
A volte son cose opinabili, ma l'insalatina composta è buona. Naturalmente la ricetta è stata piegata alle esigenze del frigo, quindi presentiamo la nostra versione.

Serviranno: 250 gr di patate, altrettante zucchine e 120 gr di carote, trito aromatico (rosmarino, salvia, prezzemolo, basilico), maionese leggera, curry, olio, aceto, sale e pepe.
Mondare le verdure, ridurre patate e zucchine in dadolata e le carote a bastoncini. Lessarle appena, separatamente, in acqua salata. Raffreddarle subito in acqua fredda.
Preparare il condimento: mescolare una cucchiaiata di maionese con abbondante trito aromatico, mezzo cucchiaino di curry, sale, pepe, un cucchiaio d'olio e uno d'aceto.
Raccogliere le verdure ormai fredde in una ciotola e condirle con la salsina preparata.
Buona anche da sola, può far da contorno a formaggi o carni grigliate.

Un sentito ringraziamento al cuoco,  per aver nutrito PoveraPazza ieri e pure oggi a pranzo!

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8 giugno 2010

s-quiche erbivora 1.0 - con piattoni


C'è stato un tempo in cui le torte salate usavano molto tra i miei amici. 
Alcune erano indovinate, altre una mera scusa per finire derelitti rimasugli di frigorifero.
Non è mia abitudine cucinare per finire qualcosa. Preferisco mangiarla (oh..farla mangiare) così com'è, senza rovinare una ricetta potenzialmente buona con ingredienti non al loro massimo.
Vabbè, questione di snobismo immagino.
Dichiaro quindi pubblicamente che questa quiche è stata cucinata con ingredienti comprati appositamente. Le verdure cominciano ad avere un qualche sapore, finalmente. E confesso che mi è venuta una nuova mania: le farine. Oddio, questa è di farro, ma mi sono appena procacciata anche il kamut e il riso. Vi farò sapere.
Ho usato la pasta per torte salate di Felder che va molto di moda in rete. L'avevo già provata in precedenza trovandola soddisfacente.
Ho usato 100 gr di farina 00 e 100 gr di farina di farro integrale, 5 gr di sale, 90 gr di burro morbido a pezzetti, 20 gr  (un pochino meno) di acqua molto fredda, 1 uovo.
Si mescolano tutti gli ingredienti secchi con il burro morbido intridendolo, si aggiungono uovo e acqua e si impasta velocemente fino a che la pasta sarà liscia ed elastica. Si copre con pellicola e la si lascia riposare in frigo per almeno un'oretta.
Per il ripieno, questa volta, ho mescolato due tazze di piattoni lessati e tagliati a pezzetti con 150 gr di ricotta di pecora, due uova intere, una ventina di foglie di basilico tagliuzzate, 50 gr di ragusano grattugiato, due cucchiai di yougurt, sale e pepe.
Nel frattempo ho steso la pasta con il mattarello , abbastanza sottile, ho foderato una tortiera di 26cm di diametro ed ho bucherellato il fondo con una forchetta.
Ho lasciato cuocere in bianco per dieci minuti a 180°, ho completato poi con il ripieno livellato, decorato con dieci pomodorini ciliegia interi.
Ho cotto la torta per una quarantina di minuti a 200° (ma il mio forno credo scaldi un pò meno del normale).
Trovo che sia migliore se mangiata almeno tiepida e non fredda.
Come tutte le torte salate si conserva per un paio di giorni, diventando risorsa per pranzi in piedi o alla scrivania.
Penserete che ho la fissa della schiscetta, ma a pranzo ho sempre così poco tempo che mi farebbe piacere avere qualcosa di pronto da mangiare velocemente senza ripiegare sulla mia, pur amatissima, insalata.


Visto la mia peonia? Talmente bella da essere commovente.



27 maggio 2010

cencio di farro con sorpresa


......

Uno dei miei livres de chevet di questa primavera è Diario di un cuoco di Pietro Leeman. Ho già proposto alcuni suoi piatti, semplici,  che lui dice di cucinare per la sua famiglia.
Questa volta è toccato a un cencetto di farro con un leggerissimo ripieno di verdure. Davvero molto  carino da presentare.
Ho seguito la sua ricetta, con piccole variazioni. La mia versione è quella che leggerete avanti.

Serviranno: 100 gr di farina 00 e 100 gr di farina di farro integrale, olio d'oliva, un mazzetto piccolo di asparagi verdi mondati, 200 gr di yougurt intero, una decina di pomodori ciliegia, zeste di limone tritate finemente, timo fresco, sale.
Impastare le due farine con un dl d'acqua circa, 25gr di olio d'oliva e un generoso pizzico di sale.
Lasciare riposare la pasta per trenta minuti.
Sbollentare gli asparagi in acqua bollente salata per quattro minuti. Scolarli e raffreddarli subito in acqua fredda. Tagliarli a pezzetti, condirli con sale, pepe, le zeste di limone, olio d'oliva e timo.
Tagliare a cubetti i pomodori (privandoli dei semi, a voler essere precisi-- io non l'ho fatto) e unirli agli asparagi.
Stendere la pasta con il mattarello, ricavandone quattro cerchi abbastanza sottili, al centro dei quali si porrà il ripieno di verdure. Chiudere a cencio, appunto, schiacciando bene con le dita alla strozzatura.
Attenzione, più si schiaccia e meglio cuoce questo punto critico, altrimenti resta un pò crudino.
Spennellare i cencetti con uovo sbattuto e cuocere in forno a 180° per una ventina di minuti .
Servire con lo yogurt alla paprika di cui ho già parlato qui.

Il ripieno, se avanza, sarà un'ottima insalata. 
In questa ricetta ci sono tre spunti interessanti: il cencio, il ripieno crudo-cotto e il dip yogurtoso che potranno essere replicati separatamente.
Una ricetta-da-bravo-foodblogger!

Lunedì è stata per noi "isterici" una giornata speciale. Ci siamo trovati tutti e quattro online e ciascuno aveva preparato un post! Abbiamo passato ore a rimbalzarci i commenti da un capo all'altro dell'Italia. Ridendo da matti. Come avrà capito chi ci ha letto qualche volta, noi cuciniamo sì. Ma il nostro vero gusto è la schermaglia verbale, la presa in giro garbata.
Qui a Hysteria Lane ci piace essere lievi, speriamo di riuscirci.
(PoveraPazza)