"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

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11 gennaio 2012

broccoletta la polpetta


Giornata parca, di una settimana parca, di un anno sobrio.
In altri tempi si sarebbe detto: abbiamo le pezze. Ora siamo, più elegantemente, sobri.
Sobri e in perfetta forma, guai a non campare almeno fino ai settanta, che dobbiamo contribuire al risanamento del paese.
Tocca mangiare sano, tocca limitare i grassi, tocca antiossidarsi. Si diceva ieri che la crucifera in ogni sua declinazione imperava sulle nostre tavole: ecco allora un broccolo polpettizzato e al forno.
Nutriente, vegetariano, economico.
Il piatto perfetto se vuoi fare, almeno, un pieno di benzina al mese.
Basta con queste geremiadi però. La polpetta è buona e me la mangio pure per cena.

Per una ventina di polpette:


20 maggio 2011

mussillò en sarcophage per wine and the city

Siamo ormai giunti quasi alla fine di Wine & the City, quattro giorni dedicati alla cultura del buon bere a Napoli,  una delle città più struggenti al mondo.
Il coro che è Hysteria Lane a Napoli in parte vive, in parte ci è nato, in parte la ama da lontano di un amore rabbioso.
Ringraziamo Lydia, vulcanica (!) madrina della staffetta web che ha affiancato la manifestazione, per essersi fidata delle nostre voci sgangherate.
Il prossimo anno organizzeremo un blog-torpedone che ci porti dove i bicchieri si riempiono.


Veniamo alla ricetta, un piatto babettian-partenopeo.
Si tratta di cartocci di mussillo con cipolle caramellate e salsa di friarielli.

La numerologia degli ingredienti basici è il tre (baccalà, cipolla, friarielli).
Due degli ingredienti li portavo già declinati nella mia genetica veneta,nelle forme flesse del baccalà alla vicentina, mantecato, delle sarde in saòr e del fegato alla veneziana. Il friariello giaceva invece ancora tra le entità mitiche, insieme alla mela annurca, trascolorando confuso nelle nebbie padane delle evocazioni mitiche di Geppino.
 
Del baccalà servirà la parte più nobile, il mussillo, dissalato e "spugnato" a dovere.
La preparazione tutta si concentra nelle cipolle, a partire da un chilogrammo di cipolle rosse (di Tropea), mezzo bicchiere di aceto (meglio se di mele) e due cucchiai di zucchero.

La cipolla va sottilmente e mestamente affettata e non so indicarvi nessun rito che trattenga dallo spargere lacrime salate. Come nei polpettoni romantici dove i casi narrati sono pretesto per iniziare e i casi propri sono la motivazione per pompare dalle sacche lacrimali come da pozzi artesiani. E qui, oggi, anche in assenza di casi personali avremmo molti casi collettivi per cui dolerci in lacrime. E non basterebbe affettare tutte le cipolle di Calabria.

 
Le cipolle devono appassire per dieci minuti in un tegame con un velo d'olio senza che soffriggano o brucino. Si richiede a quel punto l'aggiunta di metà dell'aceto, continuando la cottura a fiamma bassa per almeno venti o trenta minuti, a tegame coperto.
E' ora la volta del caramello, preparato con due cucchiai di zucchero e uno d'acqua, che vuol essere versato, appena è biondo, nelle cipolle, e amalgamato con l'aggiunta della parte rimanente dell'aceto. Una presa di sale.
La cottura coperta riprende per almeno dieci minuti. Raggiunta l'ora è possibile spegnere e far riposare.

La pasta phyllo per il sarcofago. Se la trovate. Io devo confessare che ho qualche difficoltà e chiamo a raccolta i lettori partenopei per suggerimenti georeferenziati.  Chi abbia le mie stesse difficoltà si accontenti della pasta sfoglia. Nel caso abbiate la phyllo, spennellatela generosamente di burro fuso prima di procedere a riempimento e chiusura del sarcofago.
Le dimensioni sceglietele voi in funzione della portata (antipasto o secondo piatto). PoveraPazza, che ha respirato nebbie e smog milanesi, accompagnata all'auricolare dalle anoressiche canzoni di Cristina Donà, suggerisce microporzioni, fedele all'inversa proporzionalità tra la superficie del piatto e il calibro dell'alimento. Io che invece ho corretto le arie campagnole con le diossine da combustione partenopee e flegree, suggerisco volumi generosi.
Una porzione un sarcofago.
Alla base della sfoglia un cucchiaio di cipolla caramellata sulla quale trova riposo un trancio (crudo, pelle e spine assenti) di mussillo.
Chiusi i sarcofagi con l'arte che a ciascuno arride si inforni per venti-trenta minuti (a seconda della dimensione).
Per la salsa coreografica, foglie di friarielli scottate in acqua bollente e frullate con sale e olio, a correggere con una nota amara la dolcezza dell'involto.
PoveraPazza che è un’artista la depone con  pennello e rapida movenza sul fondo del piatto memore ancora delle lezioni di pittura calligrafica e della gestualità della decorazione raku.
Il vino scelto da Tommaso Luongo, Delegato AIS di Napoli è: Le Sèrole Pallagrello Bianco 2009 Terre del Principe.
Per l'occasione speciale il post è un lavoro collettivo: tutti gli isterici hanno collaborato con parole, musica, omissioni, ricordi e immagini.

12 marzo 2011

purple rain - insalata tiepida di cavolo rosso




Non è primavera. No no no. Un cielo livido e novembrino ci parla di rape e cavoli. Narcisi e giacinti e primule e ranuncoli per ora li immaginiamo solo.  Le notizie dal Giappone mi fanno rabbrividire. E' una giornata blue. Anzi purple. E sta per piovere.

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3 cucchai di semi di girasole
1 cucchiaino di zucchero di canna
sale
olio extravergine di oliva
1 cipolla rossa a dadini
mezzo kg di cavolo rosso a striscioline
gli aghi di un rametto di rosmario, tritati
3 cucchiai di uvetta
1 cucchiaio di aceto balsamico 
50 gr di feta spezzettata

Facile facile. 
Tostare i semi di girasole in una padella antiaderente. Quando sono dorati cospargerli con lo zucchero. Appena si sarà sciolto, trasferire i semi su un piatto, separandoli per evitare che si incollino.
Saltare la cipolla nell'olio per un paio di minuti, con un pizzico di sale. Aggiungere le striscioline di cavolo e un altro pizzico di sale. Saltare ancora per qualche minuto (tre o quattro, non di più), aggiungere il rosmarino tritato e l'aceto. Mescolare bene. L'aceto renderà il cavolo sempre più morbido, ma lo scopo è quello di lasciarlo al dente, dunque prestare un minimo di attenzione in questa fase per evitare di cuocere troppo la verdura. Unire l'uvetta e i semi e da ultimo la feta spezzettata a mano.
Basta, finita. Servire tiepida.
Ho in mente di fare una cena di mezze, giovedì, e in uno slancio di organizzazione ho provato prima  un piatto che offrirò. E' tratto da Tessajara Cookbook, un poco adattato.

(PoveraPazza, più del solito)

1 dicembre 2010

e che cavolo! zuppa calda per i ragazzi sui tetti

Mi viene un brivido se guardo in strada e penso, anche, ai ragazzi sui tetti.
Penso ad un inverno perenne che si è impossessato delle nostre coscienze, del nostro paese (scritto minuscolo, non si merita alcuna nobilitazione). Penso, mi costerno, m'indigno,m'impegno poi getto la spugna con gran dignità.
Come una vecchia zia che si preoccupa dei nipotini, condivido il gesto di cura più semplice e immediato: il nutrimento.
Non una poesia, un proclama, un dazebao. No, una scodella di zuppa fumante e solidale.
Dice il nipotino: ma zia, minestra di cavolo? Essì, questo c'è, d'inverno. Un pò di contaminazione, neppure troppa, e una verdurina CHE FA BENISSIMO. Zitti e mangiate.
Che serve?
- 1 piccolo cavolo verza
- 1 cipolla bianca media
- 2 peperoncini piccanti freschi
- 1 cucchiaino di carvi
- 1 grossa patata o due medie, sbucciata e tagliata a dadi
- due cucchiai di olio di sesamo
- brodo vegetale
- sale pepe
- una decina di gamberi (a piacere)
- parmigiano grattugiato (alternativo al gambero)
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Mondare e lavare accuratamente la verza, tagliarla grossolanamente conservando 4 delle foglie più esterne.
Tritare la cipolla e farla soffriggere con un cucchiaio d'olio d'oliva, il carvi e il peperoncino a rondelline.
Aggiungere poi la patata a dadi e, dopo un paio di minuti anche il cavolo.
Lasciare insaporire brevemente e poi coprire a filo con il brodo caldo.
Portare a bollore e lasciar cuocere ma non stracuocere (un quarto d'ora dovrebbe bastare).
Intiepidire e frullare a immersione. Dovesse risultare troppo densa aggiungere un poco di
brodo. Aggiustare di sale e pepe.
Ridurre ora a striscioline sottili le quattro foglie tenute da parte e saltare, cinesemente o giapponesemente, in olio di sesamo caldissimo con un peperoncino piccante.
Due minuti, non di più. Resteranno croccanti e verdissime.
Tenere da parte. Nello stesso olio saltare le code di gambero.
Inciotolare come da foto, completando con sale di Maldon affumicato.
Se il nipote avesse una particolare avversione per il gambero, sostituirlo (senza friggerlo!!) con parmigiano grattugiato.
Sarà la mia cena di stasera, sappiatelo. Su rieducational channel.
(PoveraPazza)