"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

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10 aprile 2013

crema di basmati profumata

 
La cena del giovedì ormai è variabile. Diventa la-cena-di-quando-si può. 
Se poi ci sono amici ex-pat,non si va tanto per il sottile e ogni serata è buona.

Cena light e soprattutto vegetariana (per la gioia di Lorenzo che ha potuto avere il suo Mac-mensile): risotto DI verdure, verdure saltate all'olio di sesamo con germogli e tofu (o pollo) e bicchierini di crema di basmati. Li ho inventati nella mia mente. Ecco.
Loro se li sono mangiati, ma dopo proseccolessonaprosecco avrebbero mangiato qualsiasi cosa, temo.

23 ottobre 2012

apple cobbler strudelizzato

 Ben, lo confesso. Fino a pochissimo tempo fa manco sapevo cosa fosse il cobbler. Poi mi sono imbattuta in questa lasagnona di frutta e non ho, al solito, avuto pace fino a che non l'ho provata.
Trattasi di roba americana del Sud, pratica, senza alcuna (alcuna!) concessione alle frivolezze di gusto o, peggio, estetiche.
Della frutta cotta con un coperchio irregolare di una pasta lievitata di una semplicità disarmante.
Ci si può usare la frutta che si vuole. Io ci ho messo le mele ma mi son guardata la ricetta di Smitten Kitchen che usava mirtilli e pesche.
Ho scelto la ricetta di Smitten perchè son picky (non choosy) con le ricette e quella sua mi pareva sensata, anche se ho cambiato alcune cose in funzione del diverso tipo di frutta usata (mele in luogo di pesche che son più acidine - ho diminuito drasticamente lo zucchero e aumentato il succo di limone, cambiato la frutta, eliminato mirtilli in favore dell'uvetta- insomma un'altra roba eh).
Ce la siamo mangiata, tiepida e senza la panna montata o il gelato di vaniglia d'ordinanza perchè non li avevamo. Limpida giustificazione.

Per una teglia di medie dimensioni:

6 giugno 2012

quasi un mojito - budinetti di quinoa limone-lime

La menta non c'è, va detto. E neppure il rum. Però ci sono tante cose che fanno bene: quinoa, limone, lime. E poco altro, in verità. Sono dolcetti leggerissimi e la quinoa non prevale sugli altri sapori - come accade spesso se utilizzata in forma di farina. Certo, la presentazione di Cannelle et Vanille è enormemente più appetitosa della mia. Ma sono consapevole che esistono differenze tra noi: lei è lei e io non sono un ..(per citare il Marchese del Grillo).

Per otto piccoli ramequin (o stampini da minimuffin in silicone):

17 giugno 2011

ribes autarchici con sopra la crema (con richiesta di aiuto)



Non ho un orto nè un giardino. Però ho una terrazza di centometriquadri che posso usare per una settimana l'anno. Nelle altre cinquantuno il tempo non lo permette. Ci coltivo cose dentro i vasi, però.
Il ranch sta producendo, oltre alle sempre presenti erbe aromatiche di varia rigogliosità, anche:
fragole, ribes, mirtilli, rabarbaro, pomodori.
Soprattutto il ribes mi ha dato tanta soddisfazione: credo che un cespuglino abbia fatto più di un chilo di frutti, stranamente risparmiati dal merlo che banchetta ogni giorno a casa mia.
Li ho colti, mondati, lavati. Ci ho fatto questo dolcino, portato a cena da amici di ritorno dalle vacanze.  
E con gli altri ? I vostri suggerimenti sono i benvenuti, mi dispiacerebbe assaissimo farli andare a male. Aiuto aiuto, please.
Per dei piccoli ramequins come quelli in foto, ho usato:

300 gr di ribes (mondati lavati e asciugati)
3 cucchiai di zucchero di canna
2 cucchiai d'acqua

Per la crema, invece:
200 ml di panna
200 gr di yogurt greco
1 cucchiaio raso di zucchero
1 stecca di vaniglia
4 tuorli

8 giugno 2011

summer pudding for paper chef

 So let's try. Paper chef challenge is back, the ingredients are not too difficult to mix and I decided to give myself a chance and participate.
It should be summer, my red currants can not believe that there are 16 degrees, it's raining all time and they can not see the sun. They are ripe poor things, a summer pudding, with mixed berries should be their end.

The randomly selected ingredients this time are:

bread- berries- chocolate - lime

This is an easy dessert , almost no cooking needed, nice and easy and colorful and sweet as the season should be.

For 6 individual moulds:
6-8 slices of firm white bread
600 gr mixed berries (strawberries, blackberries, black and red currants,  raspberries) fresh or frozen
2 tablespoons  cane sugar
200 gr white chocolate
2-3 tablespoon  milk
lime peel, grated
--
Put the fruit, sorted and washed, in a saucepan, together with sugar and a couple of tablespoons of water. Cook over low heat for no more than five minutes. The fruit should be shiny and still firm, and there should be a lot of juice in the pan.
Cut the crust off the bread, set two pieces aside and then cut the rest into stripes (3 each slice) lengthwise.
Cover with the reserved pieces the bottom of the moulds, then line the inside with the fingers of bread, pushing them together so that no fruit can escape. Fill the moulds with the fruit and juice mixture, then cover with the remaining bread fingers.
Cover  with aluminium foil, then put them on a tray, bottom down, with an eavy weight on top and leave them overnight in the fridge.
The day after melt the chocolate with little milk and season with lime peel. Pour over the unmolded puddings as it is still warm and enjoy.

Thanks to Francesco for his friendly proofreading!

I lettori italiani mi scuseranno se, per una volta, pubblico una robetta in inglese.
(PoveraPazza)

23 maggio 2011

fresa, chocolate y hierbabuena

 Ieri sera sono rimasta bloccata a Milano per un misterioso (e ignoto ai più) sciopero delle ferrovie. Stamattina mi sono alzata alle sei per tornare a casa. Sono fiaccata dal caldo estivo.
Mi merito un dessert. Ecco.
Ma veloce. Ma leggero. Magari ad alcuni non parrà neppure un dessert, per dire come mi accontento di poco.
Guardando nel frigo, mi son ricordata di un delizioso filmino cubano di tanti tanti anni fa:
Fresa Y chocolate. La hierbabuena sta in terrazza, pronta all'uso.
 Si possono persino elaborare più versioni. E tutto questo in, diciamo, dieci minuti.
--
500 gr di fragole
1 limone
100 gr di zucchero
300 ml di acqua
1 rametto di menta fresca
cioccolato fondente
150 gr di yogurt greco
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Preparare uno sciroppo con zucchero, acqua e succo di limone.
Tuffarci le fragole ben lavate e tagliate a quarti se grandi, oppure a metà.
Lasciare sobbollire per quattro minuti. Spegnere e lasciare intiepidire.
In ogni bicchierino fare uno strato di yogurt greco, nature, e completare con le fragole.
Il topping può essere cioccolato fondente a scaglie oppure hierbabuena, mentuccia o entrambi, se vi sentite in vena di gozzoviglie a poche calorie.

Non vorrei esagerare con i peccati di gola. Il prossimo post, zuppa jap.

PoveraPazza

29 marzo 2011

alfabeto alimentare - D come dattero

La D è stata dura. Che alimenti ci sono con la D? Dentice, Dattero, Dado..Poca scelta, che cavolo.
Siccome cucino raramente dolci, vada per il dattero.
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Frutto dell'omonima palma, parla di NordAfrica e Medioriente. Non credo faccia benissimo: con il 60-70% di zuccheri risulta essere molto calorico. Cotto nel latte, sembra essere un toccasana per le vie respiratorie. Una volta ogni tanto si può anche fare uno strappo alla regola, no?

Per questi bicchierini mi sono ispirata ad ingredienti tipici dei Paesi in cui il dattero viene coltivato: ricotta, miele, menta, yougurt. Il risultato non è stucchevole, anzi.

Per quattro bicchierini:

10+6 datteri (io ho usato quelli secchi, ma i freschi sono molto molto migliori)
150 gr di ricotta
2 cucchiai di yougurt greco
1 cucchiaio colmo di miele
2 lime
10 foglie di menta
2 gr di agar-agar
--
Spremere i lime e, a caldo, sciogliere il miele nel succo. Aggiungere l'agar agar.
Frullare la ricotta con la menta. Incorporare il succo alla crema.
Tritare a coltello 10 datteri e mescolarli allo yogurt.
Preparare i bicchierini: sul fondo fare uno strato di ricotta e menta e lasciarlo rassodare in frigo per qualche minuto. Successivamente adagiare al centro un cucchiaio di crema di dattero e ricoprire con la ricotta. Decorare ogni bicchierino con tre mezzi datteri.
Lasciare in frigo per una notte.
(PoveraPazza)

18 marzo 2011

leoni di sera, la mattina PESCI

La cena del giovedì, caduta in un giorno festivo, ha avuto più ospiti del solito.

Aperta, eccezionalmente, a maschi amici e cooperanti, a piume e coccarde tricolore.
Noi ragazze, nel pomeriggio, abbiamo avuto una sessione straordinaria di spignattamento "etnico".
Molte cose da assaggiare in piccola quantità: tapas o mezze, il concetto lo avete capito.
Come al solito non siamo riuscite a cucinare tutto quanto in programma, non abbiamo fatto neppure una foto, ma ci siamo divertite molto.
Magari più avanti posterò le ricette dei fagottini di pasta fillo con erbette e sumac (400 gr di bieta da taglio, 2 cucchiai di pinoli, due di olio d'oliva, uno abbondante di sumac, sale., 1 confezione di pasta fillo, burro per spennellare. Mescolare la bieta mondata e spezzettata con gli altri ingredienti usando le mani. Tagliare a metà nel senso della lunghezza un foglio di pasta fillo, spennellato con burro fuso. Porre un pugnetto di ripieno in un angolo e poi piegare a triangolo come si fa con le buste dell'esselunga. Cuocere in forno a 200° per 15-20 minuti)

del chicken tikka masala, dell'hummus, dei pasteis de bacalhau,dei bicchierini tricolori o del semifreddo di pere martin sec di Pietro, del riso rosso canadese e dei papad, delle crespelle vegetariane di Marco. Il pane senza impasto (questa volta di farro) e l'insalata di cavolo rosso sono già (tristemente?) noti.

La cena del giovedì sta diventando una piacevole consuetudine. Un'occasione per cucinare insieme, per passare del tempo rilassato e rilassante.
Son contenta.
(PoveraPazza)

12 novembre 2010

Tonka tonka tonka!!

Cominciamo dal principio, da bravi.
A Taste of Milano, tanto vituperata manifestazione fighetto-gastronomica (che a me, invece, è piaciuta) mi imbatto in un piccolo e delizioso dessert di Andrea Berton di Trussardi alla Scala.
Un bicchierino di crema pasticcera profumato alla fava tonka e sormontato da una julienne sottilissima di mela Granny Smith.
Come spesso mi accade, rimango folgorata e avvio il processo ossessivo di ricerca degli ingredienti, primo fra tutti la fava in questione. Si rivela di difficile reperibilità ma, per fortuna, Santa Alex, nella sua grandiosa magnanimità me la fa avere, assaggiare, annusare.
Bene, mi dico, si può partire.
Il bicchierino aveva un che di granuloso inside che credo fossero mandorle tritate grossolanamente. Io ce le ho messe, comunque.
La mia prova non è esattamente come l'originale ma ci si avvicina parecchio.
Mi raccomando: le mele tocca tagliarle all'ultimissimo momento altrimenti anneriscono che è un piacere e il succo di limone non ci sta, con il resto. Forse, mi viene in mente ora, le si potrebbe tuffare in uno sciroppino liquido e poco dolce. Però, insomma, io ce le ho messe plain e mi sono piaciute così.

Per sei bicchierini (avanzerà un pò di crema ma è possibile conservarla qualche giorno in frigo):

- 430 gr di latte intero
- 1 fava di tonka
- 24 gr di farina 00
- 8 gr di fecola di patate
- 4 tuorli (80 gr)
- 70 gr di zucchero semolato più un poco per spolverizzare
- due cucchiai di mandorle pelate e tritate grossolanamente
- 2 mele Granny Smith di medie dimensioni

--

Versare il latte in una casseruola, aggiungere la fava e far riscaldare a fuoco dolce.
In una ciotola battere i tuorli con lo zucchero, poi incorporare farina e fecola. Stemperare con un pò di latte caldo e lavorare il composto con la frusta. Quando il latte bolle eliminare la fava (che servirà successivamente) e aggiungere il composto di uova e farina e le mandorle. Cuocere per circa 3 minuti, continuando a mescolare per evitare che si formino grumi. Profumare con la fava tonka grattugiata.
Spegnere il fuoco e far raffreddare sempre mescolando per evitare che si formi la pellicola in superficie (in alternativa cospargere abbondantemente di zucchero semolato).
Riempire i bicchierini con la crema ormai fredda e completare con la mela (non sbucciata) e tagliata a julienne il più finemente possibile con il robot o con la mandolina.
Il contrasto tra l'acidità e freschezza della mela e l'untuosità e la dolcezza della crema risulta molto piacevole.
(PoveraPazza)

5 ottobre 2010

rielaborazione di un ricordo - sformatini di semolino e pera

...
 Qualche giorno fa Genny mi ha fatto tornare alla mente il semolino. Sciuet nel piemontese familiare della zia Mariuccia. Era la nostra cena da bimbi nelle sere di festa, quando a pranzo si era mangiato troppo, o quando eravamo malati. Probabilmente nella mente delle orchesse della mia famiglia era sinonimo di piatto sostanzioso e confortevole ma leggero.  Me lo voglio ricordare così, almeno, e magari a loro piaceva perchè si preparava in un amen. Chissà. 
Ho pensato di utilizzarlo come base per un dolce già autunnale ma non peccaminoso (altrimenti mi sento in colpa, non ci sono santi), tiepidino e ancora colorato. 
Per dirla tutta a me la versione sbobbosa, da mangiare con il cucchiaio, non è mica mai piaciuta..
Li ho portati sabato ad una cena, ma mi ero dimenticata la fidata macchina fotografica. Vi beccate lo schizzo, per questa volta!

Per otto ramequins:
- 3 pere medie non troppo mature
- 180gr di semolino
- 1 litro di latte intero
- 200 gr di zucchero
- 250 gr di lamponi
- 200 ml di panna fresca
- una noce di burro e un pò per imburrare
- la scorza grattugiata di un limone
- un baccello di vaniglia e mezzo cucchiaino di bacche di pepe di Sichuan pestate
- due cucchiai di rum
- 4 tuorli
--
Scaldare il latte con la stecca di vaniglia, dopo averla incisa con un coltellino affilato per prelevare i semi. Quando alzerà il bollore unire 80 gr di zucchero e la buccia di limone, mescolare e versare il semolino a pioggia, mescolando con una frusta. Cuocere per dieci minuti (dovrebbe risultare una polentina morbida ma consistente) Lasciare intiepidire.
Sbucciare le pere, tagliarle a dadini abbastanza piccoli e farle saltare per pochi minuti in una noce di burro insieme ad un cucchiaio di zucchero, alle bacche di pepe di Sichuan pestate e al rum.
Unire un tuorlo alla volta al semolino ormai tiepido.
Imburrare i ramequins e cospargeli con pochissimo zucchero semolato. 
Versare un cucchiaio di semolino in ogni stampino, poi uno di pere e via alternando fino all'esaurimento del composto (verrranno due strati di pere presumibilmente). Terminare con il semolino.
Trasferire tutti gli stampini in un bagnomaria caldo e cuocerli in forno a 190° fino a quando la superficie non appaia abbastanza asciutta e dorata - una trentina di minuti dovrebbero bastare.
Nel frattempo preparare la salsa di lamponi, frullando i frutti mondati, lavati ed asciugati, con la panna e 100 gr di zucchero. Porre sul fuoco e fare ridurre a fuoco dolce per dieci minuti.
Sfornare gli stampini e lasciare intiepidire. Servire irrorando di salsa calda.

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Mi raccomando, non riempite troppo i ramequins. Il semolino consiste, il magma polentoso di cui è fatto non permette di esagerare con la quantità. Altrimenti ti si piazza e devi bere due bicchieri di grappa per fartelo calare.
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Invito a provare la ricetta soprattutto i sudisti -non -polentoni, giusto per sfatare l'accusa di dullness che questi alimenti hanno. Fatemi sapere, eh..
(PoveraPazza)







7 agosto 2010

pesche ripiene, mica madeleines


da oggi, 7 luglio 2011, la zia Mariuccina insegnerà le sue pesche ripiene, i capunit e la frittura dolce più buona del mondo a un nuovo pubblico. Piaceranno, lassù, sono sicura.
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Le pesche ripiene sono la mia infanzia, il dolce che mia zia Mariuccia ci faceva trovare ogni estate (l'inverno era rappresentato dalla crema per antonomasia oppure dalla frittura dolce due semplicissime ricette che magari mi proverò a ripetere, una di queste volte).
La zia è diventata un mito vero fra i miei amici per la sua totale incapacità di spiegare le cose. Come ViPeron ha ricordato qualche post fa, sua è la categoria metafisica del "ti regoli", in risposta alla mia richiesta di dosi e spiegazioni sulla pesca ripiena, appunto. E quanti amaretti? ti regoli! e quanto cacao "ti regoli!" e così via per una estate intera di tentativi falliti. Nessuna era come le sue, neppure queste. Ma forse le pesche ripiene della mia infanzia ormai sono entrate nel mito e niente le potrà eguagliare.
Dopo anni mi è tornata la voglia di rifarle, per la mia cena del giovedì.
Ah: la zia era categorica solo per un particolare. Bisogna usare le pesche che si spaccano da sole. Quelle che, ad un invito gentile, dividono anche il nocciolo in due. Mai viste. Ormai la pesca non è distinguibile dalla mela eccetera eccetera. Anche il mio spacciatore biologico lascia a desiderare.. 
Si deve pur campare, no? Procuriamo le mejo pesche che troviamo e facciamocele andar bene.
Per 6 persone:
*6 pesche gialle, non dure come sassi ma neanche troppo morbide
* 100 gr. di amaretti
* 2 tuorli (uso solo uova biologiche, non lo specifico neppure più)
* 3 cucchiai di cacao amaro
* 20 gr di burro più un po' per la teglia
e basta. Ho letto fantasiose ricette con uvette liquori mandorle. No, le pesche ripiene vere sono fatte così. Senza fronzoli e non creative. Deliziose, almeno per me.

28 luglio 2010

albicocche e pepe di Sichuan - la versione di P.P.

Se ti regalano la verdura, il basilico, altra verdura e ti promettono di regalartene ancora e ancora, tu come ti sdebiti?
Se avevi promesso sei libri alla tua nipotastra pre-teen e te ne sei dimenticata, come fai a farti perdonare?
Se è estate (e mi pare che lo sia) FAI UN CRUMBLE. Oddio, i catafottuti sono più il mio genere per l'assenza di burro*** e per il poco zucchero, però questo crumble mica è per me. Posso!

*** che sia una leggenda metropolitana che i piemontesi mangiano burro a chili? o forse io non sono piemontese? so per certo di essere stata concepita a Roma, che voglia dire qualcosa?

Mi procaccio 1,2 Kg di albicocche, 40gr di mandorle intere, un cucchiaino di pistacchi interi, burro (tanto) 125gr, 200 gr di zucchero,150 gr. di farina,  una decina di grani di pepe di Sichuan.
Taglio le albicocche a spicchi (prima le lavo thoroughly, ovviamente) e le faccio caramellare con un cucchiaio di burro e 100 gr di zucchero in padella antiaderente.
Pesto al mortaio l'Ingrediente Esotico, il pepe di Sichuan e lo aggiungo alle albicocche. Lascio raffreddare.
Preparo la pasta sbriciolata A MANO (ho letto che alcuni usano il cutter, io la punta dei miei diti, per dirla alla  Fantozzi):
con i suddetti DITI amalgamo, senza impastare, lo zucchero, la farina e il burro rimasto a pezzetti. Unisco le mandorle e i pistacchi, quelli sì, passati al cutter.
Pongo in frigo per una mezzorata le bricioline. Scucchiaio le albicocche in stampini individuali da creme caramel e ci verso sopra il briciolame dolce.
 Inforno a 180 per 25-30 minuti, o fino a doratura della copertura.
Regalo ai "fortunati" di cui sopra senza neppure assaggiarne un cucchiaino. Menzogna! La punta di un cucchiaino per assaggiare se il pepe si sentiva, ma giusto una puntina, eh..

(PoveraPazza rinunciataria)

16 luglio 2010

catafottuti dolci e salati




Sono entrata nel tunnel.  Lo spacciatore locale di verdure biologiche mi ha raggiunta. A dirla tutta, sono andata a cercarlo io. Si chiama L'orto di Eolo, ti manda una simpatica mail il lunedì in cui ti racconta cosa c'è disponibile e tu, se vuoi, fai una lista della spesa che poi gli orticoli ti portano a casa o in ufficio.
Bello che è! Oggi ho avuto la mia prima cassetta.. Ma divago.
In questo periodo, anche nel profondo nord, la terra produce. Ti danno la caccia per rifilarti il surplus di zucchine (tipicamente), fagiolini (in seconda battuta), e insalata ormai grande come un cespuglio di pungitopo.  Questo per dire che ho ricevuto in regalo alcune (parecchie) zucchine che sono mie sorelle, provenendo dal microscopico orto che mia madre costringe mio padre a coltivare.
Non comprendo la logica sottesa a tutta l'operazione, soprattutto non comprendo la ragione per cui, avendo un orto, produci zucchine e altri ortaggi ipertrofici e parecchio privi di sapore. Raccoglili piccini, visto che li sorvegli ogni giorno. Ma no, due zucchine sfamano un intero asilo nido.
Quelle che mi son toccate in sorte, almeno, erano così.
Le guardo, le soppeso. Mi paion grandi. Crude, non se ne parla. Le cuocio, un filo d'olio, una cipolla di tropea, buccia di limone e basilico spezzato alla fine.
Le mangio, fredde, per pranzo.
La sera sono ancora lì. Di consumarle ancora nella loro forma originale non ho cuore. 
Vi ho mai detto che odio gli avanzi? Ecco, li odio. Odio mangiarli e anche buttarli. Quindi li rifilo ai malcapitati che ho sottomano. Io non li tocco, naturalmente.
L'ubiquo clafoutis salato potrebbe essere la salvezza. 
Ma clafoutis non potrebbe essere catafottuto nella lingua dove il sì suona? D'ora in avanti qui si chiamerà così, ho deciso.


Per tre.
Due tazze di zucchine cotte (o altra verdura a piacere), tre uova, 1/2 tazza di farina, 3 cucchiaio di creme fraiche, 50 gr di parmigiano grattugiato, sale pepe basilico.
Battere le uova ed unire la farina continuando a mescolare. Aggiungere creme fraiche e parmigiano ed infine la verdura cotta. Ungere una teglietta con olio d'oliva e versarci il composto uova-farina-verdure.
Cuocere in forno a 200° per 30 minuti o fino a quando la superficie non sia dorata.
Con queste dosi viene un clafoutis abbastanza consistente, quindi se vi piace più umido dovete, alternativamente, mettere più verdura o meno farina.

Questi sono i fratellini dolci, di qualche cena fa. Con pesche e lamponi o con mirtilli e lamponi, o con mirtilli e pesche. Procedimento uguale, frutta cruda, zucchero muscovado.
Per sei stampini da creme brulée:
4 uova, 300 ml di latte, 80 gr di farina di mandorle, 50 gr di farina bianca, 80 gr di zucchero, buccia di limone grattugiata, un baccello di vaniglia, frutta a piacere.
Mescolare uova e zucchero con la frusta, unire prima le  farine, mescolando e poi il latte appena intiepidito a cui si sono aggiunti i semi prelevati dal baccello di vaniglia e la buccia di limone grattugiata.
La pastella in questo caso è molto più liquida e la si versa direttamente sulla frutta tagliata e posta artisticamente negli stampini.
Cuocere in forno a 180° per una ventina di minuti.
Volendo si può anche fare un clafoutis solo e grande.
Questo è tutto.
Faccio un accorato appello ai miei coblogger, o a chi ne capisce in generale.
Ma se io voglio delle foto PIU' GRANDI come faccio a ottenerle? Ha a che fare con la risoluzione?
Sciogliete il mio dubbio, vi prego!


(PoveraPazza)