"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

30 maggio 2013

sambuco, malgrè tout



Le piante sono pertinaci; passano attraverso tempeste, siccità, cavallette e cercano di sopravvivere. Certo, loro hanno le radici e noi, poveri umani, siamo preda dei marosi e facciamo un sacco di storie per un grado in più o un governo in meno.
Dovremmo imparare dalle piante che, poco o tanto, fioriscono sempre.

Questo beverino qui avevo in animo di produrlo già dalla scorsa estate. A Rovereto ce lo servirono a colazione e da allora è stata spasmodica attesa della fioritura del sambuco.

Ecco il mio primo

23 maggio 2013

cialde -un altro modo di preparare la bieta

 


 Riflessione sul blogghettino: ormai ha preso una deriva quasi esclusivamente vegetariana.
Sarà che qui non si cucina niente di "finto" o dedicato alla pubblicazione. Qui si cucina per sè e ciò che si cucina si pubblica. Capita raramente che si cucini qualcosa di animale e in genere avviene quando ci sono ospiti di riguardo. Gli ospiti amici, quelli di casa, son trattati come pezze da piedi e nutriti a biada e fieno. Sempre che ci siano, gli ospiti. Che se uno lavora fino alle ore canoniche poi ospiti non ne può avere.
Cambierà. Per ora vi toccano le

Cialde di bieta da costa

600g bieta da costa
1 uovo
2 fette di pane casereccio (il mio autoprodotto e a lievitazione naturale)
50 g formaggio a pasta dura, il mio di capra
un cucchiano di spezie a scelta (le mie NoMU , African Rub)
due bicchieri di latte
sale
olio d'oliva

Portare il forno a 180°.
Ammollare il pane nel latte tiepido.
Mondare la bieta, separando le coste dalle foglie. Lavare bene, benissimo anzi.
Cuocere separatamente coste e foglie, senza aggiungere altra acqua oltre quella rimasta dal lavaggio.
Scolare entrambi e far raffreddare quel tanto che permetta di strizzare la verdura con le mani. Strizzare bene, elimanando la maggiore quantità di acqua possibile.
Strizzare anche il pane. Trasferire il pane in un mixer e tritare grossolanamente.
Tritare a coltello la verdura. In una grossa ciotola mescolare verdura, pane, uovo battuto, formaggio grattugiato, spezie e poco sale.
Rivestire il fondo di una teglia di carta da forno, ungere con una lacrima d'olio.
Trasferire il composto in strato sottile. Cuocere in forno caldo per una trentina di minuti.
Lasciare raffreddare e tagliare a fette regolari.
Le cialde sono una schiscetta perfetta, con o senza insalata di contorno.

(PoveraPazza)




21 maggio 2013

la crema con l'avocado intorno

 

No, non è il guacamole. D'altra parte il guacamole è roba estiva, almeno nel mio immaginario, e qui di estate non c'è manco il minimo presagio.
Sono con la magliettina di mohair, il calzino e il termosifone acceso. Vorrei fortemente un cielo azzurro e una manica corta. Ma niente.
Fortuna che mi son fatta questo spread che è buono, ma davvero. Non voglio essere esterofila ma uno spread è uno spread. Oddio, ora mi è sovvenuto che spread ormai in Italia non vuol più dire roba morbida che si spalma su pane buono  ma differenziale tra due titoli della stessa natura di cui uno sfigato e italiano e uno forte e tedesco.

Dicevo: crema spalmabile non ha la stessa pregnanza di spread. E dunque questo è uno:

Spread con avocado e ceci

2 avocado maturi, a cubetti
il succo di un limone
un barattolo di ceci (di buona qualità) già cotti
un cucchiaino di senape
sale
Piment d'Espelette
coriandolo fresco tritato o meglio tagliato con le forbici
volendo, un pezzettino di cipolla rossa tritata

In dieci minuti si ottiene una crema deliziosa da spalmare sul pane o sulle fette d'orzo finniche. 
Schiacciare con la forchetta l'avocado bagnato con il succo di limone (così non annerisce), unire i ceci passati al minipimer e tutti gli altri ingredienti. Finire con il coriandolo tritato.

Se avanza conservare in un barattolo ben chiuso in frigo.

Naturalmente se avete ceci secchi e cotti da voi, meglio!

(PoveraPazza)


16 maggio 2013

asparagi arrostiti e altre cose

 
Due righe, e di corsa, per mettere il mondo a parte di una mia recente scoperta: l'asparago si può arrostire. Che si potesse bollire, cuocere a vapore e persino grigliare mi era noto. 
Ma passato al forno, crudo, no, non immaginavo si potesse.
Invece sì. E sa più di asparago, vi avviso.
Così, in una serata piovosa e tra uno sternuto e l'altro, ho preparato una cena vegetariana (che novità) replicabile con molteplici variazioni possibili.

Per due persone:
un mazzetto di asparagi da 500g
3 patate novelle medie
fleur de sel
poco olio d'oliva
il succo di mezza arancia
un cucchiaio abbondante di senape

Lavare le patate senza sbucciarle (le mie novelle e bio, come gli asparagi) e tagliarle a pezzettoni. Condirle con poco olio e pochissimo sale. Disporle in una teglia foderata di carta da forno e cuocerle a 180° per 15 minuti.
Nel frattempo mondare gli asparagi, tagliando il gambo nel punto in cui si spaccherebbe naturalmente. Se non sono legnosi non occorre neppure sbucciarli con il pelapatate. Io li ho lasciati integri.
Condire gli asparagi con poco olio e sale e poggiarli sulle patate. Avevo del tofu di ottima qualità ed ho aggiunto pure quello, a cubetti.
Passare in forno per 15 minuti o fino a che gli asparagi non siano teneri ma non raggrinziti.

Condire con una salsina ottenuta emulsionando la senape (nel mio caso preparata maison) con il succo d'arancia.
Volendo si può servire tiepida o fredda, come insalata. Stasera il piatto fumante ci stava tutto.

(PoveraPazza)


8 maggio 2013

di frico, Udine e amici

 Ecco, il Friuli mi mancava da un po'.
Un posto che è stato casa per molti anni e che da molti anni non si pratica meriterebbe più di un fine settimana. L'importante è ri-cominciare.
Luogo ignoto ai più, esotico e di frontiera come e più della vicina Slovenia, il Friuli è un bel posto. Ci si vive bene, ci si invecchia ancora meglio.
La piciule patrie.
Andateci, ci sono belle cittadine, c'è la montagna, il mare e una magnifica collina.
E poi, certo, il frico.

Piatto povero, come moltissimi della cucina tradizionale, il frico è formaggio avanzato cotto in padella. Con o senza patate, con o senza cipolle.
Gli avanzi di Montasio e Latteria (strissulis) sono fatti fondere in una padella di ghisa o antiaderente a fondo spesso, con l'aggiunta di patate bollite e schiacciate o così, nature.
A metà cottura si elimina un pò del grasso rilasciato dal formaggio e si gira la "frittata" procedendo a dorare anche l'altro lato.
Si serve (caldo - altrimenti è mortale) con fettine di polenta grigliata e Refosco. Tanto Refosco.

Udine, loggia del Lionello
Udine, osterie





Udine, amici



Udine, il castello
 (PoveraPazza)

1 maggio 2013

cosa si beve in Finlandia il Primo Maggio? Sima


Sembra che non sia veramente il Primo Maggio in Finlandia senza la Sima. Da oggi neanche in Italia - a casa mia.
Che roba è? Roba da bere, fermentata. Una soda casalinga, appena appena frizzante, da preparare qualche giorno prima di quando si vuol berla.

Per un litro (anche meno):

1 g lievito di birra fresco
3 tazze d'acqua
1/2 tazza zucchero di canna
3 cucchiai succo di limone
1 cucchiaino zucchero granulato
5 acini di uvetta

Sciogliere il lievito di birra in mezza tazza d'acqua a 45°. Lasciar riposare fino a che non si formi una schiumetta (a me, niente schiumetta - vi avviso).
Preparare uno sciroppo con 1/4 di tazza di acqua bollente e lo zucchero di canna. Sciogliere benissimo. Aggiungere nella casseruola dello sciroppo l'acqua rimanente, il succo di limone e lo zucchero granulato. Lasciar raffreddare. Versarci la miscela di acqua e lievito e coprire con una tovaglietta pulita. Abbandonare a se stesso per 24 ore a temperatura ambiente.

Il giorno seguente travasare tutto in una bottiglia di plastica (pulita!) con tappo a vite. Non riempire completamente. Aggiungere l'uvetta, che servirà a capire quando la soda è pronta. Se sale a galla, si può bere. Chiudere bene la bottiglia e lasciare per 24 ore a temperatura ambiente.
La bottiglia deve diventare dura a causa della pressione interna.

Trascorso questo tempo tenere in frigorifero per due giorni prima di servire.

Consumare entro pochi giorni dall'apertura e conservare sempre in frigo.

(da Saveur).

(PoveraPazza) analcolica.