Le piante sono pertinaci; passano attraverso tempeste, siccità, cavallette e cercano di sopravvivere. Certo, loro hanno le radici e noi, poveri umani, siamo preda dei marosi e facciamo un sacco di storie per un grado in più o un governo in meno.
Dovremmo imparare dalle piante che, poco o tanto, fioriscono sempre.
Questo beverino qui avevo in animo di produrlo già dalla scorsa estate. A Rovereto ce lo servirono a colazione e da allora è stata spasmodica attesa della fioritura del sambuco.
Ecco il mio primo
per due litri di sciroppo:
10 infiorescenze, se possibile raccolte lontano dallo spartitraffico della superstrada
4 limoni bio
1,5 kg zucchero semolato
1 l acqua
180 g aceto di mele
Pulire le infiorescenze senza lavarle. tagliare il gambo alla base del fiore e controllare che non ci siano formiche o altri animaletti. Gustosi, per carità, ma forse inadatti allo scopo.
Lavare anche i limoni e tagliarli a fette.
In un recipiente di vetro che si possa chiudere o, in mancanza, in una pentola a pressione (cosi si chiude ermeticamente) fare uno strato di fette di limone ed un secondo di fiori. Coprire con il litro d'acqua, avendo cura di schiacciare bene i fiori in modo che siano completamente immersi nel liquido.
Tappare il contenitore scelto e dimenticarselo per 48 ore. Facesse caldo ne basterebbero 36.
Trascorso il tempo indicato filtrare attraverso un tovagliolo pulito, cercando di estrarre quanto più succo possibile da limoni e fiori macerati. Si otterrà un'acquetta giallina e torbida.
Porre sul fuoco dolce l'acquetta medesima con lo zucchero. Una volta sciolto lo zucchero aggiungere anche l'aceto di mele e fare bollire qualche minuto per addensare (un minimo).
Nel frattempo lavare benissimo due bottiglie con tappo ermetico e asciugarle bene.
Travasare lo sciroppo, ancora caldissimo, aiutandosi con un imbuto.
Chiudere e conservare al buio.
Quest'estate farò anche la marmellata, con le bacche nate dai fiori superstiti.
(PoveraPazza), aspettando che il caldo e la sete si meritino un lusso come questo.
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