La morigeratezza non è accattivante, diciamocelo. Lo sbrilluccichio piace più del pannolenci (PANNOLENCI? ma erano almeno trentacinque anni che non mi veniva in mente questo termine), il visone più del loden e potrei continuare.
Ma mica la sobrietà tanto vituperata deve essere triste e grigina. Non solo e non sempre.
Questo risotto, piccino e con tre ingredienti tre, ad esempio, è sobrio ma non triste.
Ed è pure buono.
60g riso Carnaroli
2 coste tenere di sedano bianco
due cucchiai di farina di mandorle o mandorle tritate
due cucchiai di parmigiano (facoltativo)
olio extra vergine- sale
Lavare il sedano e tagliare le coste a julienne e farlo stufare in un tegame con poco olio extravergine. Quando sarà morbido (bastano 5 minuti) aggiungere il riso, tostare come di consueteo e, come di consueto, salare a questo punto. Volendo, sfumare con un dito di vino bianco e lasciare evaporare.
Aggiungere tanta acqua bollente, non salata, quanta ne servirà per ottenere un risotto al dente ma cremoso.
Mentre il riso cuoce, tostare in forno in una teglietta la farina di mandorle per una decina di minuti. Prenderà un bel colore dorato - ma attenti a non dimenticarla, che brucia in un attimo.
A cottura ultimata, mantecare con il parmigiano e cospargere di mandorle tostate.
Io domani lo rifaccio. E non sono masochista.
(PoveraPazza)
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