Qualche giorno fa Genny mi ha fatto tornare alla mente il semolino. Sciuet nel piemontese familiare della zia Mariuccia. Era la nostra cena da bimbi nelle sere di festa, quando a pranzo si era mangiato troppo, o quando eravamo malati. Probabilmente nella mente delle orchesse della mia famiglia era sinonimo di piatto sostanzioso e confortevole ma leggero. Me lo voglio ricordare così, almeno, e magari a loro piaceva perchè si preparava in un amen. Chissà.
Ho pensato di utilizzarlo come base per un dolce già autunnale ma non peccaminoso (altrimenti mi sento in colpa, non ci sono santi), tiepidino e ancora colorato.
Per dirla tutta a me la versione sbobbosa, da mangiare con il cucchiaio, non è mica mai piaciuta..
Li ho portati sabato ad una cena, ma mi ero dimenticata la fidata macchina fotografica. Vi beccate lo schizzo, per questa volta!
Per otto ramequins:
- 3 pere medie non troppo mature
- 180gr di semolino
- 1 litro di latte intero
- 200 gr di zucchero
- 250 gr di lamponi
- 200 ml di panna fresca
- una noce di burro e un pò per imburrare
- la scorza grattugiata di un limone
- un baccello di vaniglia e mezzo cucchiaino di bacche di pepe di Sichuan pestate
- due cucchiai di rum
- 4 tuorli
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Scaldare il latte con la stecca di vaniglia, dopo averla incisa con un coltellino affilato per prelevare i semi. Quando alzerà il bollore unire 80 gr di zucchero e la buccia di limone, mescolare e versare il semolino a pioggia, mescolando con una frusta. Cuocere per dieci minuti (dovrebbe risultare una polentina morbida ma consistente) Lasciare intiepidire.
Sbucciare le pere, tagliarle a dadini abbastanza piccoli e farle saltare per pochi minuti in una noce di burro insieme ad un cucchiaio di zucchero, alle bacche di pepe di Sichuan pestate e al rum.
Unire un tuorlo alla volta al semolino ormai tiepido.
Imburrare i ramequins e cospargeli con pochissimo zucchero semolato.
Versare un cucchiaio di semolino in ogni stampino, poi uno di pere e via alternando fino all'esaurimento del composto (verrranno due strati di pere presumibilmente). Terminare con il semolino.
Trasferire tutti gli stampini in un bagnomaria caldo e cuocerli in forno a 190° fino a quando la superficie non appaia abbastanza asciutta e dorata - una trentina di minuti dovrebbero bastare.
Nel frattempo preparare la salsa di lamponi, frullando i frutti mondati, lavati ed asciugati, con la panna e 100 gr di zucchero. Porre sul fuoco e fare ridurre a fuoco dolce per dieci minuti.
Sfornare gli stampini e lasciare intiepidire. Servire irrorando di salsa calda.
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Mi raccomando, non riempite troppo i ramequins. Il semolino consiste, il magma polentoso di cui è fatto non permette di esagerare con la quantità. Altrimenti ti si piazza e devi bere due bicchieri di grappa per fartelo calare.
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Invito a provare la ricetta soprattutto i sudisti -non -polentoni, giusto per sfatare l'accusa di dullness che questi alimenti hanno. Fatemi sapere, eh..
(PoveraPazza)
7 commenti:
BUONI
almeno son servita:D e non esiste solo ils emolino della zia:D ioa ncora non ho cercato:D
E' forse una sfida?
Scherzo ... ora però non posso togliermelo dalla mente!
Anche per me il semolino è sapore misto a ricordo. Nelle nostre infanzie c'è del semolino.... grazie di avermelo ricordato. ho preso la tua ricetta e penso proprio di farla !! Grazie !!
@Milena: certo che è una sfida!! Pensa come sei stata sfortunata (!!!) a non averlo mai assaggiato. Prova e poi fammi sapere, cara.
@Rossella: se la cucini sul serio mi aspetto le tue impressioni!
A me il semolino piace anche in versione 'ospedale', semplice e molliccio! Mi vorrai ancora bene??
ma ti voglio benissimo sì, Rebbina cara!
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