"Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del ricordo."
(M. Proust)

20 gennaio 2013

Pan tramvai


 
 Sono ignorante. Ignoro l'esistenza di milioni, miliardi di cose. Più conosco un argomento più mi rendo conto di non conoscerlo affatto. Si capisce che è una delle mie maggiori angosce?
Non ha rimedio, ahimè. Lo studio (forse dovrei dire l'informazione, non esageriamo) porta la coscienza della propria inadeguatezza.
E bon.
Tutto questo per dire: non sapevo che esistesse il pan tramvai. Mi ci sono imbattuta nella rivista del bravo panettiere e, come al solito, non ho avuto pace fino a quando non l'ho provato. Ho scelto di produrlo proprio mentre la mia planetaria è dal dottore delle planetarie.
Ma questo è fin troppo ovvio. Non c'è conquista senza fatica.

Di questo pane con l'uva panettonizzato (questo è) mi è piaciuta soprattutto la storia:

(...)  Per sapere come mai il pane con il zibibbo prese il nome di" pan tramvai " bisogna andare indietro nel tempo, allorchè fece la sua apparizione il tram a vapore. La sua velocità era condizionata dalla concessione della Provincia di Milano nel limite massimo di 15 Km.all'ora per evitare lo spavento degli animali, quando viaggiava in sede propria lontano dall'abitato ed a passo d'uomo, annunciato da un trombettiere quando attraversava i centri abitati.
A Busto il tramvai veniva prelevato dal " trombettiere " a metà di Strà Balon ed accompagnato fino alla Madonna da Prà quando il tram veviva da Milano ed in senso inverso quando veviva da Gallarate. Con questa velocità il tramvai, che partiva alle 5 da piazza Garibaldi, arrivava intorno alle 10 a Milano a Porta Tenaglia. Solitamente bambini e donne, dopo qualche ora di viaggio, avvertivano gli stimoli dell'appetito. Il pane con il zibibbo serviva a lenire gli stimoli ed era pane e pietanza. Era il pane che veniva comperato allorchè la gente andava a Milano utlizzando il tramvai. Invece per Gallarate o Legnano, la cui distanza era pur breve, c'era da scegliere, data la scarsità di denaro, tra il prendere il tramvai a stomaco vuoto o andare a piedi con un pezzo di pane di zibibbo da " sgagnare " un boccone alla volta. Questo pane suppliva al tramvai da cui resta chiarita l'origine del " pan tramvai ". (da Bustocco.com)
Il pane invece del tram.
Per tre pani 30x10cm circa:

PRIMO IMPASTO

zucchero 150g
acqua 200g
tuorli 150 g
lievito madre 150g
farina di forza (manitoba) 400g
burro in pomata  10g

SECONDO IMPASTO

farina 0  200g
zucchero 50g + due cucchiai
tuorli g 100
buccia di 1 arancia  non trattata o purea di cedro candito 30g
estratto naturale di vaniglia 1 cucchiaino
sala 12g
burro in pomata 150g
uvetta sultanina 500g (nel timore fosse troppa ne ho usati solo 250g ma ne serve di più)

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Per il primo impasto:
 miscelare i 2/3 dell'acqua con lo zucchero, unire il lievito madre, la farina e poco per volta il resto dell'acqua. Una volta formato l'impasto cominciare ad aggiungere i tuorli in più riprese e far girare fino alla formazione della maglia glutinica. Aggiungere il burro in tre volte. Mettere l'impasto in un recipiente stretto e alto (io pentola per la pasta) e far lievitare dalle 12 alle 15 ore in forno spento e chiuso e con luce accesa.
L'impasto deve triplicare.
Considerate che io tutti questi mescolamenti li ho fatti a mano - e il tuorlo spalmato sulle mani nude è ripugnante, sappiatelo.

Per il secondo impasto: mettere in macchina il primo impasto con la farina e impastare fino a far prendere la corda - quindi aggiungere lo zucchero in due volte, gli aromi, il sale e il burro in due volte. Il tutto dovrebbe richiedere almeno 30-35 minuti di impasto (a mano anche di più). A questo punto unire l'uvetta e impastare in modo che si distribuisca bene.

Lasciar riposare un'ora al caldo, quindi spezzare in tre parti e pirlare. Depositare i tre salamotti in stampi da cake con le parreti e il fondo coperti di carta da forno.
Passare in forno spento con la solita luce accesa per almeno 6 ore. 
Successivamente cuocere in forno a 180° per circa 30-35 minuti, dopo aver spolverizzato la superficie di zucchero semolato.

Sono orgogliosa del risultato, lo riproverò con braccia meccaniche e troverò le differenze.
Chissà.


(PoveraPazza) domani devolverà tutto ai soliti noti. Così ingrassano loro.

3 commenti:

Reb ha detto...

Mi son commossa al pensiero della sparangina sull'uvetta.
Bene che ti voglio. Prossima volta però chiama prima eh.

Unknown ha detto...

Ma non era per sparagnare: mi sembrava troppa proprio! Ma tu sai che "la porta è sempre aperta, la luce sempre accesa", mica te lo devo ribadire!!

Sabrina ha detto...

mentre lo leggevo, avevo di fronte quelle buffe espressioni che facevi mentre ci raccontavi la storia del pan tranvai e hai finito dicendo: uff...mi sono stancata molto... :))) troppo forte.
comunque domani lo faccio, anch'io in tram.
un abbraccio.