Terza puntata, terza visita al Sud, tre commensali (Viperon, Amedeo Bolinari, Povera Pazza). E il tre non è un numero perfetto non essendo somma dei suoi fattori. Povera Pazza si è catapultata sull'aereo lasciando ogni forma di copertura in ufficio. La cosa più saggia da fare in questo prolungata stagione invernale dove aprile sembra ancora troppo lontano per manifestarsi come il più crudele dei mesi (eppure mancan solo pochi giorni).
Per ripararsi indossa un mio giubbetto sdrucito e scolorito. Pare sia stata paracadutata direttamente dall'aereo in un cassonetto della Caritas e che da li sia uscita in toilette.
Tavolo con vista cucina, alla Ivory. Non c'è più la vestale del primo post e la vestale sostituta ha scordato di ingoiare la pertica. Sono privato delle mie confortevoli certezze. Ed è una fortuna perché questa sera con le buone maniere l'abbiamo proprio mandata in vacca. S'e' gareggiato a impataccare la tovaglia. Più che mangiare sembrava ci fossimo dati all'action painting. Bolinari ha performato durante l'antipasto. Povera pazza credo durante il primo, io ho dato il meglio durante il secondo. Alla fine sembrava stessimo grufolando in un truogolo.
Il secondo antipasto è il Bon Bon di gamberi su velutata di carciofi e puntarelle.
Il gambero deve essere fresco perché pretende di essere mangiato crudo. Un bel gambero per un bob bon. Due bon bon a testa. Il gambero deve essere sgusciato, privato del filamento, aperto a libro, leggermente battuto. Per il ripeno del gambero ricotta di bufala lavorata con buccia abbondante di limone fineente tritata (la buccia di un intero limone per 150g di ricotta). Per ottenere il Bon Bon si avvolge una noce di ricotta aromatizzata con il gambero piallato. Povera Pazza che ne sa una più del demonio ci consiglia di avvolgere il bon bon in pellicola trasparente, comprimere delicatamente e mettere a riposare in frigorifero.
Per la vellutata si mondi un carciofo e lo si cuocia coperto con poco olio e acqua, si lessino un paio di patate non grandi, olio e sale e tutto tra le lame rotanti del minipimer (cosi' ce la siamo immaginata noi). Nella vellutata vanno celate sottili lamelle di puntarelle che con la loro amarezza facciano da contrappunto al sapore delicato della vellutata.
Per servire, una base di vellutata, puntarelle, altra vellutata e gli amici di maria sopra come da didascalica riproduzione.
Povera pazza ha tirato il collo tutta la sera per vedere e farsi vedere dalla cuoca. Alla fine della serata aveva un collo più lungo di Marella Agnelli, in grande ritardo sui tempi perché, se il collo di cigno era distintivo negli anni cinquanta, oramai l'unità di misura della distinzione accreditata è il litro (di silicone).
ViPeron
7 commenti:
e adesso che ho anche la mia terza parte, sono pacificata.
ViPe: l'ho fatto anche io questo, sabato, con gambero rosso di mazara e ricotta vaccina.
Meno carciofo del nostro, ma troppo poco. Ci vorrebbe una via di mezzo che ancora dobbiamo trovare. Suggerisco anche una variante primaverile con pureé di patata e asparago, per esempio.
Bravo!!
grazie PP. Mo' con questo Sud dovremmo aver finito.
Buona l'idea dell'asparago. Una bella vellutata ci satrebbe una Bellezza. La patana la farei quasi scomparire. Baci.
Asparago!?.... bleah :(
Vediamo se oggi questo affare fa commentare..
Dicevo a Bolinari: conservatore!! L'asparago ha il suo perchè, invece.
E ViPe: la patata ce la lascerei comunque, deve stemperare il sapore delle verdure che coprirebbero la delicatezza del gambero crudo.
Augh, ho detto. Come il grande capo estiquaatsi..
asparago con gamberi...preferisco in ogni caso il carciofo. per le ultime te righe ti consegno il mio personale premio belle strega.
Onorato per il premio alle ultime tre righe
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